Una carezza per guarire: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*[[Empatia]] vuol dire immedesimazione, fare propri i bisogni del [[malato]], i suoi problemi, la sua sofferenza. (p. XV)
*Il [[dolore]] va curato sempre, anche dopo un banale intervento chirurgico, ma soprattutto quando la medicina non è più in grado di guarire. Un [[malattia terminale|malato terminale]] può continuare a vivere in modo decoroso se la qualità della vita è accettabile e priva di sofferenze fisiche. La [[morfina]], per esempio, annulla veramente il dolore, ai dosaggi efficaci non crea assuefazione né intontimento, e rispetto agli antinfiammatori tanto prescritti in Italia (purtroppo come antidolorifici, anche se talvolta non lo sono), non ha effetti collaterali. Il medico lo sa, ma non sempre la prescrive o la somministra: invita il paziente a sopportare ancora un po'... ancora un po'. A volte fino alla morte. (p. 39)
*Il medico è moralmente chiamato a curare il dolore, è obbligato a prendere subito provvedimenti. Non è possibile lasciar soffrire in ospedale le persone in modo inumano, prendere tempo con la sciagurata e ben nota frase: «Cerchi di resistere, è meglio aspettare, questi farmaci danno dipendenza» o, detto dagli infermieri: «Non posso darle nulla senza ordine del medico». Il più delle volte, dopo tante disperate richieste, al malato viene somministrato un medicinale insufficiente per sedare il vero dolore e con pesanti effetti collaterali, ben più importanti di quelli causati dalla morfina o dagli oppioidi. (pp. 45-46)
*È indispensabile curare il dolore a tutti i livelli e a tutti gli stadi di una malattia. Basterebbe questo a sedare l'angoscia in un malato terminale, a non invocare una fine anticipata della propria esistenza. La richiesta di [[eutanasia]] si ridurrebbe, senza dubbio. (p. 46)
*Interessante [...] il fatto che Dio alla fine premia [[Libro di Giobbe|Giobbe]], che pure si era ribellato, e redarguisce invece i tre amici di Giobbe, che avevano cercato di convincerlo che la punizione divina cui era sottoposto era probabilmente dovuta a qualche suo cattivo comportamento. Ma Dio sapeva che questa non era la ragione e con la punizione dei tre amici voleva sottolineare che il potere di Dio è assolutamente imperscrutabile. (p. 81)
*Tra i vari movimenti di pensiero che in questi ultimi decenni hanno proposto al mondo civile nuove concezioni morali e sociali, uno dei più incisivi è certamente quello che sostiene un rapporto diverso tra uomo e [[natura]]. L'obiettivo finale consiste nel convertire la tradizionale cultura [[antropocentrismo|antropocentrica]], che vede la natura asservita incondizionatamente ai bisogni della specie umana, in una cultura che potrebbe essere definita ecocentrica o naturocentrica o solidaristica. L'uomo è collocato nel contesto naturale come una delle tante componenti e la natura è la grande madre da cui uomini, piante e animali sono stati generati. Pertanto l'[[ambientalismo|amore per l'ambiente]] non dovrebbe essere solo quello, sottilmente egoistico, che mira a valorizzarlo e a migliorarlo per rendere la vita più piacevole e più sana, ma è un dovere, un imperativo morale di rispetto quasi sacrale per madre natura che crea e nutre tutte le specie, quella umana compresa.<br />In questo contesto si pone la corrente filosofica che estende molti princìpi etici consolidati per la specie umana (per esempio «non uccidere») anche al mondo animale. Si tratta di un'operazione molto ardita che ha già riscosso innumerevoli consensi e che ha condotto, tra l'altro, alla nuova definizione di «[[specismo]]» per descrivere quegli atteggiamenti di sopraffazione che caratterizzano il tradizionale comportamento dell'uomo nei confronti degli animali, un atteggiamento non dissimile da quello tipico del razzismo [...]. (pp. 187-188)