Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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Citazioni da Ve li racconto io
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*{{NDR|Su [[Lucrezia Borgia]]}} La figlia del papa, a dispetto d'una certa iconografia ufficiale, divulgata da cattivi romanzi e peggiori film, non era bella, anche se non poteva dirsi brutta. Somigliava infatti straordinariamente al padre: gli stessi occhi un po' esorbitanti, lo stesso naso carnoso, lo stesso mento sfuggente, la stessa pelle scura, e in più una bellissima e lunghissima chioma bionda. Mite e arrendevole, sapeva quanto le sue scelte fossero subordinate alla volontà paterna, di cui sarà il docile e, a volte, il tragico strumento. Trasformarla in un [[Cesare Borgia|Cesare]] in gonnella o in una Frine del Rinascimento, orditrice di tranelli, propinatrice di veleni, divoratrice di uomini è falso. Se non fu una santa, non fu nemmeno un mostro. Quel che fece, soprattutto nel male, le fu sempre imposto. (p. 114)
*[...] fra le [[rivoluzione|rivoluzioni]], quella morale, è la più difficile. (p. 171)
 
== ''Ve li racconto io'' ==
=== Citazioni ===
*{{NDR|[[Gianni Agnelli]]}} Cortese più che affabile, inquieto più che volubile, cinico più che scettico, si muoveva al di sopra delle parti e al di fuori della mischia, da cui stile e rango lo tenevano lontano. [...] Era uno snob raffinato, dallo charme cosmopolita, impreziosito dalla erre moscia. (pp. 25-26)
*{{NDR|Giulio Andreotti}} I suoi rischi sono calcolati, le sue uscite mai improvvisate. Solo improvvise. Le sue trame sono sottili. Come le sue mani e il suo cervello. Non si vedono se non quando sono compiute. È difficile persino immaginarle e, forse per questo, quando lui - e solo lui - decide di svelarle fanno tanto rumore, danno la stura a tante polemiche, gli inimicano gli amici e gli amicano i nemici (chi siano questi e chi quelli è difficile dire, perché cambiano continuamente a mai a caso). (p. 31)
* Non c'è ramo dello scibile che [[Isaac Asimov|Asimov]] non abbia scosso, pascolo scientifico dove non abbia brucato. Sa tutto di tutti, di tutto scrive, da tutti si fa leggere e, quel che più conta, capire. (p. 39)
*{{NDR|[[Fred Astaire]]}} È stato per la [[danza]] quel che [[Frank Sinatra|Sinatra]] è stato per la canzone, [[Pablo Picasso|Picasso]] per la pittura, [[Sigmund Freud|Freud]] per l'inconscio, [[Igor' Fëdorovič Stravinskij|Strawinskij]] per la musica classica. [...] Un folletto divino, un genio assoluto, un mito, ma anche un uomo affabile, alla mano. (p. 42)
*{{NDR|[[Umberto Eco]]}} Anni fa si tagliò la barba per non farsi riconoscere. Poi, visto che nessuno lo riconosceva, se la fece ricrescere. (p. 153)
 
*{{NDR|[[Fred Astaire]]}} È stato per la [[danza]] quel che [[Frank Sinatra|Sinatra]] è stato per la canzone, [[Pablo Picasso|Picasso]] per la pittura, [[Sigmund Freud|Freud]] per l'inconscio, Strawinskij per la musica classica. [...] Un folletto divino, un genio assoluto, un mito, ma anche un uomo affabile, alla mano. (p. 42)
*{{NDR|[[Gianni Agnelli]]}} Cortese più che affabile, inquieto più che volubile, cinico più che scettico, si muoveva al di sopra delle parti e al di fuori della mischia, da cui stile e rango lo tenevano lontano. [...] Era uno snob raffinato, dallo charme cosmopolita, impreziosito dalla erre moscia. (pp. 25-26)
* Non c'è ramo dello scibile che [[Isaac Asimov|Asimov]] non abbia scosso, pascolo scientifico dove non abbia brucato. Sa tutto di tutti, di tutto scrive, da tutti si fa leggere e, quel che più conta, capire. (p. 39)
==Note==
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