Guido Morselli: differenze tra le versioni

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==''Dissipatio H.G.''==
*Uno degli scherzi dell'[[antropocentrismo]]: descrivere la fine della specie come implicante la morte della natura vegetale e animale, la [[fine del mondo|fine stessa della Terra]]. La caduta dei cieli. Non esiste escatologia che non consideri la permanenza dell'uomo come essenziale alla permanenza delle cose. Si ammette che le cose possano cominciare ''prima'', ma ''non'' che possano finire ''dopo'' di noi.
*A livelli sia pure superiori al mio, il pensiero è stato quasi sempre solitario, fine a se stesso, asociale. […] L'idolatria della comunicazione è un vizio recente. E la società, dopotutto, non era che una cattiva abitudine.
*Quello che per ogni altro sarebbe l'oceano della negazione, un orrore totale, io ci galleggio sopra in una barchetta di carta. Costruita con poche, mediocri, qua e là ironiche, idee generali.
*[...] l'aspirazione a [[possesso|possedere]] materialmente una cosa o una persona, nasconde, con qualche ap-rossimazione, il nostro intento di liberarci di essa, di passare a altro. Quello che abbiamo posseduto, ce lo possiamo mettere dietro le spalle, confinarlo nel passato, nel già-fatto.
*Kosmos olos en tòo poneròo kèitai, tutto il mondo giace nel male. «Male» non in senso morale, si capisce; il male morale comincia e finisce col moralismo, il solo male è la sofferenza. Un individuo che soffre, a cui manca quello che gli occorre per essere.
*Ho sempre pensato che il [[Caso]], supposto che esista col C maiuscolo e non sia «asylum ignorantiae», non si distinguerebbe in alcun modo da una superiore volontà imperscrutabile. I Lloyd's, i grandi [[assicurazione|assicuratori]] londinesi, non consideravano uragani e colpi di mare, incendi e terremoti, fatti accidentali o 'accidenti', li chiamavano, ufficialmente, «acts of God».
 
{{NDR|Guido Morselli, ''Dissipatio H.G.'', Milano, Adelphi, 1977.}}