Konrad Lorenz: differenze tra le versioni

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*È raro che io rida di un animale, e quando ciò accade mi accorgo poi, ripensandoci meglio, che in realtà ridevo di me, dell'uomo, di cui l'animale mi aveva presentato una caricatura più o meno spietata. (p. 191)
*All'inizio di questo esperimento io mi ero seduto sull'erba e, per ottenere che gli [[anatra|anatroccoli]] mi seguissero, avevo incominciato a spostarmi rimanendo accucciato. [...] A differenza delle piccole oche, gli anatroccoli selvatici erano dunque pieni di pretese e assai faticosi da allevare. Provatevi un po' a immaginare due ore di passeggiata con quei piccoli, sempre accucciato per terra e con quell'ininterrotto «qua qua qua»...<br />Per amore della scienza mi sottoposi per ore e ore a questo supplizio. (pp. 194-195)
*L'impulso a salvare il [[prestigio]], la dignità, non è dunque affatto una prerogativa umana, ma è ancorato profondamente in quegli strati istintuali della vita psichica che presentano molte affinità negli animali superiori e negli uomini. (p. 206)
*Una delle tante idiozie assurte a dignità proverbiale, e contro le quali la scienza vanamente si batte, è l'opinione che i [[gatto|gatti]] siano falsi. (p. 229)
*Non conosco alcun comportamento specifico del gatto per cui lo si potrebbe definire «falso», magari a torto, ma con una qualche plausibilità. Sulla faccia di pochi animali il conoscitore può in ogni momento leggere così chiaramente lo stato d'animo come del gatto: si capisce sempre ciò che gli passa per la testa, e sempre si può sapere quel che ci si deve attendere da lui il prossimo istante. Co­me è inconfondibile la sua espressione di fiduciosa cordialità, quando volge all'osservatore il suo musetto liscio con le orecchie dritte e gli occhi bene aper­ti, come si traduce immediatamente nella mimica dei muscoli del muso ogni ondata di eccitazione, ogni mo­to di paura o di ostilità! (pp. 229-230)
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*La voce dell'[[istinto]], cui l'animale selvatico, nello spazio vitale in cui si trova naturalmente collocato, può ubbidire senza freni, perché essa lo consiglia sempre per il bene dell'individuo e della specie, nell'uomo diviene anche troppo spesso fonte di suggestioni perniciose, ed è tanto più pericolosa in quanto ci parla nello stesso linguaggio in cui ci si manifestano anche altri impulsi, ai quali ancor oggi non solo possiamo, ma dobbiamo ubbidire. L'uomo è quindi costretto a vagliare alla luce del pensiero concettuale ogni singolo impulso [...]. (p. 256)
*Però, d'altro canto, la [[responsabilità]] non sarebbe possibile senza determinati fondamenti ''emotivi'': anche nell'uomo il senso di responsabilità è saldamente radicato nei profondi «strati» istintuali della sua vita psichica. L'uomo non può fare tutto ciò che gli permetterebbe la fredda ragione: può accadere che il [[sentimento]] si opponga in modo inequivocabile a un'azione i cui motivi etici siano del tutto ineccepibili, e guai a colui che in questo caso darà ascolto alla voce dell'intelletto e non a quella del sentimento. (p. 257)
*Se è vero che il termine [[canicola]] è connesso etimologicamente con i Greci e con Sirio, io lo prendo alla lettera: quando infatti ne ho fin sopra ai capelli del lavoro intellettuale, quando non ne posso più di dire cose intelligenti e di comportarmi come si deve, quando alla vista di una macchina da scrivere sono còlto da una nausea irresistibile, sintomi questi che di solito compaiono verso la fine dell'anno accademico, io divento un cane tra i cani, o meglio un animale tra gli animali. Allora mi ritiro dal consorzio umano e vado in cerca delle bestie, per il semplice fatto che non conosco forse nessuna persona che sia spiritualmente abbastanza pigra per farmi compagnia quando sono in questo stato d'animo. (p. 267)
 
==Note==