Dezső Kosztolányi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m sistemo
Inserisco citazioni. (''Sono soltanto carne'' citata per intero.) Wikilinks, destub.
Riga 4:
==Citazioni di Dezső Kosztolányi==
*''Bruno gonfalone giovanile dei miei capelli | come fatua bandiera sulle fortezze cinte d'assedio, | schioccavi verso le stelle, | superbo, raggiante. | Che n'è di te? Cosparso d'argento pendi | mollemente sulla mia gran fronte | e sotto sorride, accorta e saggia, | la mia bocca, simile a labbra amare | di soldati in fuga.''<ref>Citato in Folco Tempesti, ''La letteratura ungherese'', traduzione di [[Paolo Santarcangeli]], Sansoni/Accademia, Firenze/Milano, 1969, p. 210.</ref>
 
*''M'occorre chi è forte, chi è fiero; | io amo chi sente la terra, | chi palpa deciso l'orrendo, nocchiuto | terrore di pietra della Medusa Realtà, | e dice: «questo c'è», «questo non c'è», | «questa è la verità», «questo è menzogna», | e infine getta il proprio corpo ai vermi. | Io voglio l'eroe che al sole battente | del mezzogiorno contempla lo spettro terribile; | rotola in piena luce la sua lacrima, | ed ha per corona | la disperazione cocente.'' (da ''[[Marco Aurelio]]''<ref>In ''Poesie'', a cura di [[Guglielmo Capacchi]], Guanda Editore, Parma, 1970, p. 121.</ref>)
==Poesie==
*''Sono soltanto carne, sono soltanto ossa. | Macchina è la mia testa, e la mia mano. | Ma so quel che è passato. | Durante il mio cammino ho pianto, ho riso. | Io, uomo, proprio io. Me ne [[ricordo]].'' (''Sono soltanto carne. (I lamenti dell'uomo triste. 1924)'', p. 67)
*''Custodiscono tutto ciò che è vita, | anche se solamente li ha sfiorati, | come la vecchia scatola di latta | dove altri han conservato sigarette. | I [[poveri]] scrutano, | badano a tutto, | anche per te, essi vivono | – e non dimenticano.'' (da ''Poveri. (A nudo. 1928)'', p. 77)
*''O vecchio continente! | Carica d'anni, scabra, santa, eccelsa | maestra dello spirito, che filtri | profumi e sensi, dotta taumaturga, | antica [[Europa]] dalla fronte ampia!'' (da ''Europa. (Rendiconto. 1935)'', p. 93)
*'' Non ho più niente. Eppure è prodigioso: | Mi sento ricco come un usuraio | cencioso, che sogghigna, se è deriso, | poiché ogni suo avere, i suoi tesori | li ha seppelliti; e adesso sono tutti | nella profonda terra sconfinata | che è un'antica, inviolabile miniera.'' (da ''Coloro che sono scomparsi. (Rendiconto. 1935)'', p. 103)
*''M'occorre chi è forte, chi è fiero; | io amo chi sente la terra, | chi palpa deciso l'orrendo, nocchiuto | terrore di pietra della Medusa Realtà, | e dice: «questo c'è», «questo non c'è», | «questa è la verità», «questo è menzogna», | e infine getta il proprio corpo ai vermi. | Io voglio l'eroe che al sole battente | del mezzogiorno contempla lo spettro terribile; | rotola in piena luce la sua lacrima, | ed ha per corona | la disperazione cocente.'' (da ''[[Marco Aurelio]]''<ref>In. ''Poesie(Rendiconto. 1935)'', a cura di [[Guglielmo Capacchi]], Guanda Editore, Parma, 1970, p. 121.</ref>)
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*Dezső Kosztolányi, ''Poesie'', a cura di [[Guglielmo Capacchi]], Guanda Editore, Parma, 1970.
 
==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
{{stub}}
 
{{DEFAULTSORT: Kosztolányi, Dezső}}