L'idiota: differenze tra le versioni

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==Citazioni==
*Secondo me, uccidere perché si è ucciso rappresenta una punizione incomparabilmente più terribile dello stesso delitto commesso. Venire [[pena di morte|giustiziato]] in base ad un verdetto è molto più terribile che venire ucciso da briganti. (Myskin: 1998, p. 47)
:"Questo c'è di buono", notò, "che non si soffre a lungo quando la testa viene troncata."<br> "Così dicono tutti, e perciò hanno inventato quella così detta ghigliottina. A me invece balenò allora il sospetto: e se invece è quello il colmo della sofferenza? Questo vi parrà strano, vi farà ridere… eppure… Prendiamo, per esempio, la tortura: strazio, piaghe, scricchiolio di ossa, dolore materiale insomma, che distrae la vittima dalle sofferenze morali, fino a che non venga la morte. Ma il dolore principale, il più forte, non è già quello delle ferite; è invece la certezza, che fra un'ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi ora, subito, l'anima si staccherà dal corpo, e che tu, uomo, cesserai irrevocabilmente di essere un uomo. Questa certezza è spaventosa. Tu metti la testa sotto la mannaia, senti strisciare il ferro, e quel quarto di secondo è più atroce di qualunque agonia. Questa non è una mia fantasia: moltissimi ci sono che pensano come me. E ve ne dico anche un'altra. Uccidere chi ha ucciso è, secondo me, un castigo non proporzionato al delitto. L'assassinio legale è assai più spaventoso di quello perpetrato da un brigante. La vittima del brigante è assalita di notte, in un bosco, con questa o quell'arma; e sempre spera, fino all'ultimo, di potersi salvare. Si sono dati casi, in cui l'assalito, anche con la gola tagliata, è riuscito a fuggire, ovvero, supplicando, ha ottenuto grazia dai suoi assalitori. Ma con la legalità, quest'ultima speranza, che attenua lo spavento della morte, ve la tolgono con una certezza matematica, spietata. Attaccate un soldato alla bocca di un cannone, e accostatevi con la miccia: chi sa! Penserà il disgraziato, tutto è possibile… Ma leggetegli la sentenza di morte, e lo vedrete piangere o impazzire. Chi ha mai detto che la natura umana può sopportare un tal colpo senza perdere la ragione? A che dunque questa pena mostruosa e inutile? Un solo uomo potrebbe chiarire il punto; un uomo cui abbiamo letto la sentenza di morte, e poi detto:"Va', ti è fatta la grazia!". Di un tal strazio anche Cristo ha parlato… No, no, è inumana la pena, è selvaggia e non può né deve essere lecito applicarla all'uomo". (Myskin: II, 2; 1995)
*"Ma sarà meglio parlarvi di un altro individuo, che conobbi or fa un anno. C'era, nel suo caso, una circostanza strana: dico strana, perché rara. Era stato condannato, insieme con altri, alla fucilazione. Per non so che delitto politico, doveva essere giustiziato. Gli fu letta la sentenza di morte. Se non che, venti minuti dopo, arrivò la grazia, cioè la commutazione della pena. Nondimeno, durante quei venti o quindici minuti, egli visse nella ferma convinzione che di lì a poco sarebbe morto. [...] E così egli distribuì il suo tempo: due minuti per dire addio ai compagni, due altri per raccogliersi e pensare a sé, un minuto per dare un'occhiata intorno. Aveva ventisette anni; era sano e robusto. Accomiatandosi da uno dei compagni, si ricordava di aver fatto una domanda insignificante e di averne aspettato con interesse la risposta. Agli addii successero i due minuti di raccoglimento. Sapeva già a che cosa avrebbe pensato: "Adesso sono vivo; ma fra tre minuti, che sarò? Qualcuno o qualche cosa, e dove?". Non lontano sorgeva una chiesa, e la cupola dorata splendeva nel sole. Aveva guardato fisso a quella cupola: gli pareva che quei raggi ripercossi fossero la sua nuova natura e che fra tre minuti egli si sarebbe con essi confuso. L'ignoto che lo attendeva era certamente terribile; ma più assai l'atterriva l'assiduo pensiero: "E se non morissi? se la vita continuasse?... che eternità! e tutta, tutta a mia disposizione... Oh allora, di ogni minuto io farei una esistenza e non un solo ne perderei!" Questo pensiero a tal segno lo invadeva, che avrebbe voluto esser fucilato all'istante."<br> [...] "Siete un po' saltuario, principe", osservò Aleksandra. "Che volete provare, insomma? che ogni attimo della vita è prezioso, e che a volte cinque minuti valgono più di un tesoro? E sia, ammettiamolo pure... Ma, scusate, a quel vostro amico che vi contava i suoi spasimi gli commutarono la pena, non è così?... In altri termini, secondo lui e secondo voi, gli fecero dono di una vita senza fine, di un tesoro. E che ne fece egli di questo tesoro? tenne poi conto scrupoloso di ogni minuto?"<br> "Nient'affatto! Glielo domandai una volta, e mi confessò di averne perduti molti."<br> "Cosí abbiamo una prova che utilizzare tutti, tutti i minuti della vita è impossibile... Per una ragione o per l'altra, fatto sta che non è possibile." (II, 5; 1995)<!-- 1998, pp. 94-96-->
*A un ragazzo si può dire tutto, assolutamente tutto, e spesso mi veniva da pensare quanto poco i grandi, perfino gli stessi genitori, conoscano i bambini. Non bisogna mai nascondere nulla ai [[Bambino|bambini]] con il pretesto che sono piccoli e che è ancora presto perché sappiano certe cose. Che idea triste e infausta! Gli stessi bambini si rendono benissimo conto del fatto che i loro genitori li considerano ancora troppo piccoli per capire qualcosa, mentre loro capiscono tutto. I grandi non sanno che, perfino sulle questioni più difficili, un bambino è in grado di dare un consiglio assolutamente serio. Dio mio, ma quando uno di quegli uccellini vi fissa con uno sguardo così felice e fiducioso, come non provare vergogna a ingannarlo? Li chiamo uccellini perché, secondo me, al mondo non c'è nulla di meglio degli uccellini. [...] L'anima si risana grazie al contatto con i bambini... (1998, pp. 103-104)
*Oh, sì che è notevole; lei è una vera bellezza, Aglàja Ivànovna, una bellezza straordinaria. Lei è così bella che si ha addirittura paura di guardarla. [...] È difficile valutare la [[bellezza]], e io non ci sono preparato. La bellezza è un enigma. (Myskin: 1998, p. 115)
:Voi siete straordinariamente bella, Aglaja Ivanovna. Siete tanto bella che si ha paura a guardarvi. [...] È difficile giudicare la [[bellezza]]; non vi sono ancora preparato. La bellezza è un enigma. (Myskin: I, 7; 1995)
*Con una simile bellezza si può rovesciare il mondo! (Adelaìda guardando un ritratto di Natasja Filippovna: 1998, p. 119)
*Forse egli esagerava oltre ogni limite l'infelicità della propria situazione, ma alle persone [[Vanità|vanitose]] succede sempre così. (1998, p. 150)
*Il [[denaro]] è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo. (Gànja: 1998, p. 171)
*Vedi, la gioia che prova una [[madre]] quando coglie il primo sorriso del suo bambino dev'essere proprio la stessa che prova Iddio ogni volta che, su dal cielo, vede un peccatore che gli rivolge una preghiera con tutto il suo cuore. (1998, p. 285)
*L'essenza del sentimento religioso non dipende da nessun ragionamento, da nessuna colpa o delitto, da nessuna convinzione ateistica; qui c'è qualcosa di diverso e d'indefinibile, che sarà sempre tale, qualcosa che tutte le concezioni atee non riusciranno mai a intaccare, perché sempre parleranno di ''qualcosa d'altro''. (Myskin: 1998; pp. 285-286)
*Ma l'[[anima]] altrui è solo tenebra, e l'anima russa è tenebra, è tenebra per molti. (1998, p. 295)
*La [[compassione]] era la massima e forse unica legge di vita per l'intera umanità. (1998, p. 298)
*È una cosa che talvolta può capitare: un [[ricordo]] sgradevole che ci coglie all'improvviso, specialmente se è accompagnato da un sentimento di vergogna, ci può bloccare sul posto per qualche istante. (1998, p. 301)
*Si sa che gli attacchi di [[epilessia]], del vero e proprio ''mal caduco'', sopravvengono improvvisamente. In quell'attimo tutto il volto si deforma improvvisamente e orribilmente, e specialmente lo sguardo. Gli spasimi e le convulsioni scuotono tutto il corpo e sconvolgono le fattezze del volto. Dal petto si sprigiona un urlo spaventoso, indescrivibile, che non somiglia a null'altro; è come se tutto ciò che c'è di umano in quell'uomo scompaia con quell'urlo, e per chi assista a quello spettacolo è assolutamente impossibile, o perlomeno molto difficile, ammettere o perfino immaginarsi che sia la stessa persona a urlare in quel modo. Sembra addirittura che a gridare sia qualcun altro, qualcuno che si nasconde dentro quell'uomo. Perlomeno, sono numerosi coloro che hanno cercato di spiegare in tal modo l'impressione provata a quella vista, ma in molti altri la vista di un uomo in preda a un attacco di mal caduco determina un inesprimibile, intollerabile terrore, che ha in sé qualcosa addirittura di mistico. (1998, p. 303)
*Un [[Morte|morto]] non ha età. (Ippolìt: 1998, p. 376)
*Sì, la [[natura è maligna]] [...] Perché mai essa crea le sue creature migliori solo per farsene poi beffa? La natura ha agito in modo tale che, dopo aver creato l'[[Gesù|unico essere]] che su questa terra è stato riconosciuto come perfetto e dopo averlo mostrato agli uomini, ha voluto che fosse destinato a dire ciò che ha fatto scorrere un mare di sangue... tanto sangue che, se fosse scorso tutto in una volta, gli uomini ne sarebbero stati soffocati! (Ippolìt: 1998, pp. 377-378)
*Non c'è dubbio che la pavidità e la totale assenza d'iniziativa personale sono state sempre considerate – e vengono considerate tuttora – come la caratteristica migliore e più essenziale di una persona pratica. [...] È un fatto che la mancanza di originalità, dovunque, in tutto il mondo e da tempo immemorabile, è stata sempre considerata come la prima ed essenziale qualità e la migliore raccomandazione per una persona attiva, efficiente e pratica, e perlomeno il novantanove per cento degli uomini (come minimo) sono stati sempre di questa opinione, e soltanto forse l'un per cento l'ha pensata e la pensa altrimenti. (1998, p. 410)
*I [[Genialità|geni]] e gli [[Inventore|inventori]], all'inizio della loro carriera (e molto spesso anche alla fine), sono stati sempre considerati dalla società nient'altro che degli imbecilli. (1998, p. 410)
*E le nostre balie, cullando i bambini, da tempo immemorabile cantano loro la stessa [[Ninna nanne dai libri|ninna-nanna]]: "Nuoterai nell'oro, diventerai un generale!". (1998, p. 411)
*Sembra che una certa [[ottusità]] di mente sia una qualità quasi indispensabile, se non per qualsiasi uomo di azione, perlomeno per chiunque si occupi seriamente di accumular denaro. (1998, p. 412)
*Non c'è dubbio che tutti i suoi tormenti familiari non avessero alcun fondamento, giacché erano originati da motivi futili e ridicolmente ingigantiti; ma è noto che, se qualcuno ha un [[Verruca|porro]] sul naso o sulla fronte, ebbene, gli sembrerà immancabilmente che tutti non abbiano altro da fare al mondo che guardare il suo porro, riderne e criticarlo per quella piccola deformità, anche se si trattasse magari di [[Cristoforo Colombo]] in persona. (1998, p. 413)
*Che altro è il [[liberalismo]], generalmente parlando, se non un attacco (giusto o sbagliato, questa è un'altra questione) all'ordine di cose esistente? (Myskin: 1998, p. 422)
*[[Delitto|Delitti]] assurdi? Ma io le assicuro che delitti come questi, e forse ancor più spaventosi, ne venivano commessi anche prima, e sempre ne sono stati commessi, e non solo da noi, ma dovunque, e, secondo me, fatti del genere si ripeteranno ancora per molto tempo. La differenza sta nel fatto che da noi prima c'era meno trasparenza, mentre ora di queste cose se ne parla ad alta voce e anche se ne scrive, e per questo può sembrare che delinquenti di questo genere siano comparsi da noi soltanto adesso. (Principe Šč: 1998, p. 426)
*Ci sono criminali ancora più feroci di quello di cui stiamo parlando, gente che ha ucciso dieci persone e non se ne pente affatto. Ma ecco che cosa ho osservato in quelle occasioni: anche l'[[assassino]] più inveterato e più impenitente sa comunque di essere un ''criminale'', cioè ritiene in coscienza di aver agito male, anche se non prova nessun pentimento. E così la pensa ognuno di loro; ma quelli invece di cui parlava Evgènij Pàvlyč non intendono affatto considerarsi dei criminali, e pensano invece, dentro di loro, che ne avevano il diritto... e perfino che hanno agito bene, o poco ci manca. (Myskin: 1998, p. 426)
:Vi sono delinquenti terribili, che hanno ucciso finanche dieci persone e non se ne pentono affatto. Ma ecco che cosa ho notato: anche l'assassino più incallito ed immune dai rimorsi sa tuttavia di essere un delinquente, cioè reputa in coscienza d'aver agito male, pur non conoscendo resipiscenza alcuna. Questi, invece, non vogliono nemmeno considerarsi delinquenti, e pensano invece, nel loro intimo, di aver avuto ragione, di averne avuto il diritto... e persino che hanno agito bene, o poco ci manca. (Myskin: 3, II; 1995)
*Ogni fatto reale, per quanto obbedisca a proprie, immutabili leggi, ci appare quasi sempre incredibile e inverosimile. E quanto più è reale, tanto più talora ci appare inverosimile. (Lèbedev: 1998, p. 472)
*"È vero, principe, che lei una volta ha detto che la '[[bellezza]]' salverà il mondo? State a sentire, signori," gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo? (Ippolìt: 1998, p. 479)
:"È vero, principe, che lei una volta ha detto che la '[[bellezza]]' salverà il mondo? State a sentire, signori," esclamò con voce stentorea, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che il mondo sarà salvato dalla bellezza! E io sostengo che questi pensieri gioiosi gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo?...". (Ippolìt: III, 5; 1995)
*Potete star sicuri che [[Cristoforo Colombo|Colombo]] era felice non nel momento in cui [[scoperta|scoprì]] l'America, bensì quando era in viaggio per scoprirla; potete star sicuri che il momento della sua massima felicità fu forse quando, proprio tre giorni prima della scoperta del Nuovo Mondo, l'equipaggio disperato si ribellò, e per poco non lo costrinse a volgere indietro, verso l'Europa, la prua del vascello! L'importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. Colombo infatti morì senza quasi averlo visto, e in pratica senza sapere che cosa aveva scoperto. L'importante sta nella [[vita]], soltanto nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo e ininterrotto, e non nella scoperta stessa! [...] Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni [[idea]] nuova o geniale concepita da un uomo, o anche semplicemente in ogni idea seria germogliata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è assolutamente impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero magari trentacinque anni nel tentativo d'interpretarlo; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà comunque di uscire dal vostro cervello e resterà per sempre chiuso in voi; andrà a finire che morirete senza aver potuto comunicare ad altri ciò che forse vi era di essenziale nella vostra idea. (Ippolìt: 1998, p. 492)
:Potete star certi che Colombo non era felice nel momento in cui [[scoperta|scoperse]] l'America, bensì quando era in viaggio per scoprirla [...] L'importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. [...] L'importante sta nella vita, solo nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo ed ininterrotto, e non nella scoperta stessa! [...] Del resto, voglio aggiungere che ogni [[idea]] nuova o geniale concepita da un uomo, o anche, semplicemente, ogni idea seria gemmata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero anche trentacinque anni nell'intento di interpretarli; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà in ogni modo di uscire dalla vostra testa e resterà sempre chiuso in voi... (Ippolìt: 3, V; 1995)
*Vi sono persone che trovano una straordinaria soddisfazione nella propria permalosa irritabilità, e ciò specialmente quando un tale stato raggiunge l'estremo limite (il che avviene sempre molto rapidamente); si direbbe che in quegl'istanti essi preferiscano e addirittura godano a venire offesi. Queste persone così irritabili provano poi terribili rimorsi per essersi lasciate andare, se, naturalmente, sono intelligenti e se sono in grado di rendersi conto di essersi riscaldate dieci volte più del necessario. (Ippolìt: 1998, p. 496)
*Chi svaluta l'[[Buona azione|atto di carità individuale]], per ciò stesso disconosce l'autentica natura dell'uomo e ne disprezza la dignità personale. (Ippolìt: 1998, p. 501)
*La buona azione individuale rimarrà per sempre, giacché essa costituisce un'esigenza dell'individuo, una viva esigenza che ha origine dalla reciproca e diretta influenza di un individuo sull'altro. (Ippolìt: 1998, p. 501)
*Gettando il suo seme, compiendo un atto di ''carità'', una buona azione, in qualsiasi forma o modo, lei dona una parte della sua personalità e ne riceve in cambio una parte di un'altra; entrate in reciproca comunione tra voi; se solo vi farà attenzione, lei si troverà arricchito di nuove conoscenze e delle scoperte più inattese. Finirà immancabilmente per considerare la sua opera come una vera scienza, una scienza che assorbirà tutta la sua vita e può arrivare a riempirla. E, inversamente, tutti i suoi pensieri, tutti i semi da lei gettati, forse quando lei se ne sarà già dimenticato, s'insedieranno nell'anima altrui e germoglieranno; chi l'avrà ricevuto da lei trasmetterà il buon seme a un altro. E come può sapere quale sarà la parte da lei svolta nella futura soluzione dei problemi e del destino dell'umanità? (Ippolìt: 1998, pp. 502-503)
*Quando si dice una [[bugia]], se lo si fa con una certa abilità, mettendoci dentro qualcosa di poco comune o di eccentrico, voglio dire qualcosa che capita assai di rado, o addirittura mai, ebbene, la bugia diventa molto più verosimile. (Aglàja: 1998, p. 534)
*Non è possibile amare la [[perfezione]]; la perfezione può essere solo contemplata come tale, non è forse vero? (Natasja Filippovna ad Aglàja: 1998, p. 559)
*Un angelo non può odiare e non può neppure fare a meno di amare. Ma si può forse amare tutti, tutti gli uomini, tutti i propri simili? Mi sono posta più volte questa domanda. Naturalmente è impossibile, e sarebbe addirittura innaturale. Chi ama l'umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso. (Natasja Filippovna ad Aglàja: 1998, p. 559)
:Nell'amore astratto per l'umanità quasi sempre si finisce per amare solo se stessi. (Natasja Filippovna ad Aglàja; III, 10; 1995, p. 617)
*È meglio essere infelici, ma ''sapere'', piuttosto che vivere felici... in una sciocca incoscienza. (Ippolìt: 1998, p. 639)
*Per la prima volta nella sua vita, egli vedeva un angoletto di ciò che viene solitamente chiamato con il terribile epiteto di "[[alta società]]". [...] Il fascino che emanava dal loro modo di fare distinto, semplice e apparentemente cordiale aveva per lui qualcosa di addirittura magico. Non gli poteva neppure venire in mente che tutta quella manifestazione di cordiale signorilità, di spiritosa arguzia e di un così eletto senso di dignità personale potesse non essere altro che una magnifica costruzione artificiale. La maggioranza degli ospiti, nonostante quella loro così imponente apparenza, era costituita da persone piuttosto vuote che, nella loro soddisfatta presunzione, ignoravano perfino che molto di quel che c'era di buono in loro era appunto soltanto una costruzione artificiale, della quale peraltro essi non avevano alcun merito, giacché l'avevano ricevuta inconsciamente per eredità. (1998, pp. 654-655)
:Per la prima volta in vita sua, vedeva una parte di ciò che viene designato con il terribile termine di «mondo». [...] Il fascino dei loro modi distinti, della loro semplicità, della loro apparente sincerità era magico. Non gli sarebbe mai venuto in mente che tutta quella semplicità, quei nobili sentimenti, quell'intelligenza, quella profonda conoscenza della propria dignità altro non fossero che una meravigliosa, artistica messinscena. La maggior parte degli invitati era composta da persone piuttosto futili, malgrado il loro aspetto altero, che, nella loro presunzione, non si rendevano neppure conto che la maggior parte delle loro qualità erano solo apparenti: erano state trasmesse loro per ereditarietà ed esse non ne avevano alcun merito. (1995)
*In primo luogo [il [[cattolicesimo]]] è una fede non cristiana! [...] Questo in primo luogo, e in secondo luogo il cattolicesimo di Roma è ancora peggio dell'ateismo stesso, ecco qual è la mia opinione! Sì, proprio questa è la mia opinione! L'[[ateismo]] si limita a predicare il nulla, ma il cattolicesimo va oltre: esso predica un Cristo travisato, un Cristo calunniato e oltraggiato, un Cristo interpretato addirittura a rovescio! Il cattolicesimo predica l'Anticristo, glielo giuro, gliel'assicuro! Questa è la mia opinione personale ormai da lungo tempo, un'opinione che a me stesso ha causato molto tormento... Il cattolicesimo romano crede che la chiesa non possa esistere su questa terra senza fondarsi sul dominio temporale universale, e proclama: <nowiki>'</nowiki>''Non possumus!''<nowiki>'</nowiki>. Secondo me, il cattolicesimo romano non è neppure una fede religiosa, bensì semplicemente l'erede e il continuatore dell'Impero romano d'Occidente, e in esso tutto è subordinato a quest'idea, a cominciare dalla fede. Il papa si è impossessato della Terra, si è assiso su un trono terreno e ha impugnato la spada; e fin da allora tutto è continuato così, soltanto che alla spada ha aggiunto la menzogna, l'intrigo, l'inganno, il fanatismo, la superstizione, il crimine, ha giocato con i sentimenti più santi, più giusti, più semplici e più ardenti del popolo, e tutto, tutto ha barattato per denaro, per il vile potere temporale. E tutto ciò non sarebbe una dottrina anticristiana?! E come non avrebbe potuto dare origine all'ateismo? L'ateismo ha preso origine da loro, dallo stesso cattolicesimo romano! L'ateismo è derivato in primo luogo proprio da loro, giacché come potevano loro credere a se stessi? E poi ha preso sempre più piede per l'avversione da essi destata; esso è una creazione della loro menzogna e impotenza spirituale! (Myskin: 1998, p. 667)
*Anche il [[socialismo]] è una creazione del cattolicesimo e della sua essenza! Anch'esso, come del resto l'ateismo che gli è fratello, ha avuto origine dalla disperazione e in contrapposizione al cattolicesimo come rivendicazione della morale, per subentrare nel ruolo di potere morale, ruolo che la religione ha perduto, per appagare la sete spirituale dell'umanità assetata e salvarla non per mezzo di Cristo, bensì anch'esso per mezzo della forza! Anch'esso vuole instaurare la libertà mediante la violenza, e realizzare l'unione dei popoli per mezzo della spada e del sangue! 'Non devi credere in Dio, non devi possedere proprietà alcuna, non devi avere una tua personalità, ''fraternité ou la mort'', bisogna tagliare due milioni di teste!' È stato detto: li riconoscerete dalle loro opere! (Myskin: 1998, p. 668)
*Noialtri [[russi]] siamo fatti in tal modo che, non appena tocchiamo la riva e siamo convinti che quella è la riva giusta, ce ne rallegriamo talmente che dobbiamo subito arrivare ai limiti estremi [...] È la nostra passionalità russa che stupisce in tali casi non soltanto noi stessi, ma tutta l'Europa; se uno di noi abbraccia il cattolicesimo, diventerà subito un gesuita, e anche uno dei più oscurantisti; se invece diventa ateo, comincerà immancabilmente a pretendere di sradicare la fede in Dio con la violenza, e quindi con la spada! E perché tutto questo, perché mai questa improvvisa frenesia? Possibile che lei non lo sappia? Ma perché è lì che ha trovato quella patria che qui non ha saputo vedere, e ne è tutto felice; ha toccato la riva, ha toccato terra, e si precipita a baciarla! L'ateismo russo e il gesuitismo russo non hanno infatti origine soltanto da vanagloria, da un basso sentimento di vanità, bensì dall'angoscia spirituale, dalla sete spirituale, dalla nostalgia appassionata per un elevato ideale, per una riva sicura, per una patria in cui essi hanno smesso di credere, perché non l'hanno mai conosciuta! Per un russo è così facile diventare ateo, più facile che per chiunque altro al mondo! E noialtri russi non soltanto diventiamo atei, ma senz'altro dobbiamo ''credere'' nell'ateismo come se fosse una nuova fede, senza nemmeno accorgerci che crediamo nel nulla. Così forte è la nostra brama di credere! (Myskin: 1998, pp. 669-670)
*'Chi non ha il [[Patria|suolo natale]] sotto i piedi non ha neppure un Dio.' Questa espressione non è mia; l'ho sentita dire da un mercante, un vecchio credente, che ho incontrato in viaggio. Veramente egli non disse proprio così, bensì: 'Chi ha rinnegato la propria terra natale ha rinnegato anche il proprio Dio'. (Myskin: 1998, p. 670)
*Dicono che non [[Stupore|stupirsi]] di nulla sia un segno di grande intelligenza; ma, secondo me, potrebbe essere allo stesso modo un segno di grande stupidità... (Ippolìt: 1998, p. 686)
 
==[[Explicit]]==