Sigmund Freud: differenze tra le versioni

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*In luogo delle istituzioni religiose e sociali, noi troviamo presso gli [[Australia|Australiani]] il «totemismo». Le tribù si dividono in piccoli gruppi, ognuno dei quali prende il nome dal suo totem. (p. 20)
*Sappiamo che i bisogni psicosessuali della donna devono trovare la loro soddisfazione nel [[matrimonio]] e nella famiglia. Da questo fatto nasce il pericolo di insoddisfazione per una fine prematura del rapporto coniugale ed il conseguente impoverimento della vita affettiva. (p. 33)
*Si dice che i [[genitore|genitori]] rimangono giovani nei figli, ed è questo uno dei più preziosi vantaggi psicologici ch'essi ricavano da loro. (p. 33)
*La psicoanalisi ci ha dimostrato che la prima [[sessualità|scelta sessuale]] del fanciullo è [[incesto|incestuosa]], poiché si riferisce ad un oggetto interdetto (alla madre od alla sorella) e ci ha mostrato attraverso quali vie l'adulto si libera dalla seduzione che su di lui l'incesto opera. Il nevrotico, al contrario, ci mostra con regolarità un aspetto dell'infantilismo psichico, dal momento che, o non ha saputo liberarsi dai legami che legavano la sua psicosessualità all'infanzia (arresto dello sviluppo), oppure ad essi è ritornato (regressione). (p. 34)
*''[[Tabù]]'' è una parola polinesiana, la cui traduzione esatta è resa difficile dal fatto che manca presso di noi il concetto cui attualmente può riferirsi. Questo era ancora vivo presso gli antichi romani. Il ''sacer'' latino era il corrispettivo del tabù dei Polinesiani, così come l'άγος dei Greci ed il Kodausch ebreo dovettero avere lo stesso significato espresso nella parola tabù dei Polinesiani e nelle denominazioni simili in uso presso molti popoli dell'[[America]], dell'[[Africa]] (Madagascar), dell'[[Asia]] settentrionale e centrale. (p. 36)
*La parola [[tabù]] esprime due opposti significati: in un senso significa sacro, consacrato, nell'altro, sinistro, pericoloso, proibito, impuro. [...] Possiamo in genere pensare che al significato di tabù corrisponda spesso il nostro «orrore sacro». (p. 36)