Michail Jur'evič Lermontov: differenze tra le versioni
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*Amo i [[nemico|nemici]], sebbene non in modo cristiano. Essi mi procurano dello svago, mi agitano il sangue. Stare sempre in guardia, afferrare ogni sguardo, il significato di ogni parola, indovinare le intenzioni, mandare all'aria i complotti, fingersi ingannato e poi d'un colpo rovesciare tutto l'immenso e complicato edificio di astuzie e trame, ecco ciò che io chiamo [[vivere]].
*Dai tempi in cui i poeti scrivono e le donne li leggono (cosa per cui sono loro profondamente riconoscenti), esse sono state chiamate tante volte "angeli" che, in semplicità di cuore, hanno creduto a tale complimento, dimenticando che quegli stessi poeti per denaro onoravano [[Nerone]] con l'epiteto di semidio... (Garzanti)
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*Scorro nella memoria tutto il mio passato e involontariamente mi chiedo: a che fine ho vissuto? Per che scopo sono nato?... Probabilmente uno scopo c'era e devo avere avuto un'alta destinazione, perché mi sento forze sconfinate nell'anima; ma non sono riuscito a scoprire questa destinazione, mi sono distratto con le lusinghe di passioni vuote e ingrate; dal loro crogiolo io sono uscito duro e freddo come l'acciaio, ma ho perso per sempre il fuoco delle nobili aspirazioni, il fiore migliore della vita. E da allora quante volte ho già recitato il ruolo dell'ascia nelle mani del destino Come lo strumento del boia, io sono caduto sulla testa delle vittime predestinate, spesso senza cattiveria, sempre senza rimpianto... Il mio amore non ha mai reso felice nessuno, perché non ho mai sacrificato nulla per coloro che ho amato; io amavo per me, per il mio bisogno del cuore, inghiottivo avidamente i loro sentimenti, la loro tenerezza, le loro gioie e sofferenze: e non ne ero mai sazio.
*Nella mia prima giovinezza ero stato un sognatore; mi piaceva accarezzare a turno le immagini ora cupe, ora iridescenti che mi disegnava un'immaginazione avida e inquieta. Ma cosa mi è rimasto di tutto questo? Solo stanchezza, come dopo una lotta notturna con un incubo, e un confuso ricordo colmo di rimpianto. In questa vana lotta io ho esaurito sia l'ardore della mia anima che quella perseveranza della volontà che è indispensabile alla vita attiva; sono entrato in questa vita dopo averla già mentalmente vissuta, e ho provato noia e disgusto, come chi legge la cattiva imitazione di un libro a lui noto da tempo.
==Bibliografia==
*Michail Jurevič Lermontov, ''Un eroe del nostro tempo'', traduzione di Stefano Garzonio e Francesca Gori, La biblioteca di Repubblica, Milano.
*Michail Jurevič Lermontov, ''Un eroe del nostro tempo'', traduzione di Luigi Vittorio Nadai, Garzanti, Milano.
*Michail Jurevič Lermontov, ''Un eroe del nostro tempo'', traduzione di Pia Pera, Frassinelli, Milano, 1996.
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