Vittorio Imbriani: differenze tra le versioni

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*Chi notoriamente è l'informista del quartiere, viene riverito e temuto dal popolino.
 
==''Passeggiate romane''==
*[...] la [[filosofia]] me ne insegna tante delle belle cose; ma quando una [[passione|{{sic|pasione}}]] m'investe, scordo tutti gli ammaestramenti della scienza. Sotto ad ogni uomo razionale ci è l'uomo naturale, che di tempo in tempo s'emancipa, insorge, inizia una guerra servile contro il suo dominio. Ed allora persino il [[Giordano Bruno|Bruno]] e lo [[Baruch Spinoza|Spinoza]] sentono come il volgo, sragionano come il volgo ed appunto come il volgo vorrebbero che l'universo intero badasse unicamente ai desiderî ed alle occorrenze loro. O che altro significa esser volgo, tranne che vivere passionalmente,<br/>......''come bruti | Senza seguir virtude e conoscenza?''<br/>chi dunque ha mai potuto o potrebbe mai svellere dall'animo proprio ogni parte volgare? È già molto l'occultarla. (''Passeggiate romane, Roma, 29. XI. 71.'', p. 23)
*{{NDR|[[Roma]]}} Questa città davvero è incantevole. Appaga. Non vi si ha che desiderare. O per meglio dire uno ha quasi rimorso di desiderarvi cambiamenti e miglioramenti, tanto è bella e simpatica così com'è. Questi palazzi, questi monumenti, queste ville, queste strade hanno tanta vaghezza e maestà! Potremo ripulire, ampliare, popolare: ma chi sa che così non se ne alteri il carattere? Questa è l'opinione di tutti, tranne che di pochi incontentabili, i quali trovano da biasimare anche nel Colosseo e nel palazzo Farnese. (''Passeggiate romane, Roma, 4. XII. 71.'', p. 26)
*Il [[presente]] non è che il rovescio d'una splendida tappezzeria: quando saremo passati dall'altro lato e la vedremo come storia, allora solo potremo equamente valutarne il merito. (''Passeggiate romane, Roma, 4. XII. 71.'', p. 28)
*Non passa anno senza che le collezioni scientifiche di qualunque altra città d'[[Italia]] si arricchiscano per la munificenza di qualche privato. E così mano mano si colmano le lacune, si completano le serie e si ottiene più assai di quello che non sia il potere dello stato e de' municipii di fare. Ma il [[Napoli|napoletano]] ''largo di bocca e stretto di mano''; mentre non sa vivere fuori della sua città, non vuol poi far niente per renderla più bella e simpatica; non è superbo delle sue istituzioni, non è zelante di migliorarle; il suo municipalismo non sa mai incarnarsi in un'opera bella e generosa. (''Passeggiate romane, Roma, 11. XII. 71.'', p. 37)
*Per me, tutto ciò che accade fuori di questo nostro pianeta, non m'interessa: Amo la terra e nella terra amo solamente l'uomo. ÉÈ la vita, è la storia, sono le azioni e i pensieri degli uomini che mi scuotono e mi cattivano e mi paion grandi. Questo universo sterminato e ''inconscio'', infinito ed ''inintelligente'', senza pensiero proprio, mi desta meno curiosità che l'anima semplicetta di un fanciullo. Dall'alto di quei tetti, da' quali si è soliti contemplare gli astri, io guardavo in giù. Ed allora mi sentivo commuovere. (da ''Passeggiate romane, Roma, 11. XII. 71.'', p. 38)
*La [[natura|Natura]] per se stessa non è né bella né poetica, né interessante: di bello e commovente non vi ha al mondo che l'uomo; e dove egli manca, io sbadiglio. (''Passeggiate romane, Roma, 11. XII. 71.'', p. 39)
*«La dipendenza volontaria è lo stato migliore». – dice il [[Goethe]] «né sarebbe possibile senz'amore» –. La ''dipendenza volontaria'' è appunto l'osservanza stretta della legge, e di leggi severe. Ma non è possibile senza amor di [[patria|Patria]]. Ed in [[Italia]] ce n'è molta di questa derrata?<br />A parole, molto; in fatto, chi ben guardi, poco. (da ''Passeggiate romane, Aneddoti e ricordi manzoniani'', p. 53)
*La [[grandezza]] vera è semplice e figlia del pensiero. Non puoi comprenderla e valutarla senza pensarci su, senza disamina critica: Solo esaminando e scrutando ogni particolare, ogni motivo: vedendo la purezza e la magnificenza di ognuno, si giunge ad afferrare la purezza e la grandezza dello insieme.<br/>Una grandezza di qualunque genere torna più facilmente comprensibile, quando ha in sé qualcosa di {{sic|meschina}}, {{sic|difettosa}}, quando claudica in parte. La parte scadente fa risaltare l'eccellente: la parte piccola ti fa capire la grandezza delle colossali: in quel modo appunto in cui la vicinanza d'uno edificio volgare, ti fa subito afferrare la sublimità e le proporzioni del monumento vicino. (da ''Diaro romano, Basilica di S. Pietro, Giovedì, 30 Novembre 1876'', p. 64)
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*Ci volevan proprio le mie padrone, ci voleva l'obbligo di accompagnarle, per indurmi a rimettere il piede nel baraccone di Montecitorio. Sapevo di dover soffrire rientrandovi, come un cristiano che entrando in un celebre santuario, truovi scassinato il ciborio, rubato il calice, sparpagliate e calpeste l'ostie consacrate. Quell'aula, che fu già agli occhi miei il più augusto luogo del mondo ed il più sacro, ora è divenuto un mercato vilissimo, nel quale da barattieri ignoranti si traffica dello Stato, dell'Italia e della Monarchia. Lo Stato è per me quanto v'ha di più sacro. Ma se lo Stato viene amministrato e rappresentato da' Depretis, da' Nicotera, e da simil ribaldaglia, come conservargli l'antica venerazione? Lo schianto ch'io pruovo, può provarsi solo a quello d'un cristiano, che vedesse un malfattore sulla cattedra di [[Pietro apostolo|{{sic|Piero}}]], malfattori nel sacro collegio, radunato un Concilio di malfattori, che promulgassero dogmi eretici ed immorali... e forse neppure... (da ''Diaro romano, Montecitorio, Martedì, 5 dicembre 1876.'', pp. 81)
*In [[Roma]] il gran pericolo è il disgusto delle cose belle, che viene come conseguenza triste del vederne troppe. I marmi più preziosi, le statue più perfette, dopo alcun poco non ti sollecitano più.<br/>Altrove dieci statue di quelle, che raccoglie il [[Vaticano]], sarebbero stimate una ricca collezione. Ma in Roma! Ma fra tante!<br/>Altro {{sic|guajo}}: l'attenzione smussata non è più stuzzicata dal bello, anzi solo dallo strano, dallo insolito, dallo stravagante, dal capriccioso. Si comprende la necessità del [[Barocco]] qui. Ci volevano statue, che per la bizzarria loro richiamassero gli occhi, si facessero distinguere in mezzo alle altre.<br/>In mezzo a questi [[monumento|monumenti]] dell'antichità vetusta e bellissima a poco a poco uno si sente trasportato in un altro mondo. (da ''Diaro romano, I Musei, Mercoledì, 6 {{sic|Decembre}}1876'', p. 84)
*{{NDR|Su [[Raffaello Sanzio]]}} [...] l'affresco di San Pietro incarcerato e liberato è stato una rivelazione per me. Nessun pittore, che abbia fatto studio esclusivo degli effetti di luce, è mai giunto ad un tanto effetto, ad una tanta potenza d'illusione. Altro che Gherado delle notti! Eppure, si badi, qui si tratta d'un affresco enorme, non d'una pittura ad olio, nella quale le bravure sono assai più facili ed i colori più vividi. Dunque il [[Raffaello Sanzio|Sanzio]] sapeva e poteva gareggiare con chicchessia nelle cose difficili, negli sforzi, negli scherzi; ma non volle: preferì quel modo suo sereno ed agevole. Non volle, perché? Debbe aver giudicato l'arte esser tutt'altro. (da ''Diaro romano, Vaticano, 14. XII. {{sic|77}}'', p. 113)
*Salutammo [[Marco Aurelio|Marc'Aurelio]].[...] Salutammo la povera [[lupo|lupa]], scendendo la cordonata; quella povera lupa, che tengon barbaramente chiusa in una gabbia, mentre facendovi una cancellata intorno si potrebbe lasciar liberamente gironzolare per quelle {{sic|ajuole}}.<br/>Notammo l'assenza delle oche. Un {{sic|campidoglio}} senza oche è cosa inconcepibile. L'[[oca]] è lo animale repubblicano per eccellenza. Chi la surroga in Campidoglio? I consiglieri comunali. (da ''Diaro romano, Il Campidoglio'', p. 115)
*Quel che indispone, è la maniera; quella non posso digerirla, per quanto graziose apparenze abbia. Quando lavorano di maniera, aborro del pari Raffaello ed il Camuccini. Proprio? Via, poniamoci un ''quasi'', quasi del pari.<br/>Nell'arte ci abbiamo la ingenua riproduzione del vero; ci abbiamo la creazione dell'Ideale; ci abbiamo la Maniera. Tre stadi, tre indirizzi.<br/>Il Vero, ancorché scelto male e senza criterio, ingenuamente riprodotto, piace sempre. Dal vero, scelto intelligentemente, studiato, sviscerato, può astrarsi lo ''ideale''. Ma per maniera s'intende un ideale di strapazzo e di convenzione; una figura eseguita, senza che le serva di sustrato una propria impressione naturale. (da ''Diaro romano, Galleria Rospigliosi, Sabato, 16. XII.{{sic|77}}, p. 118)
*Dopo il [[carnevale]], vien la quaresima; dopo lo scherzo, la riflessione. Sta bene di [[risata|ridere]], e sta bene anche di [[pensiero|pensare]]; perché ogni cosa al mondo ha due facce come Giano bifronte. Non vi ha nulla di più straziante che i soliti temi da [[commedia|{{sic|comedia}}]], purché si guardino sotto un dato aspetto; non vi ha nulla di più buffo che i soliti argomenti di [[tragedia]], se si considerano in un dato modo. (da ''La fama di [[Capri]], [[Adolfo Stahr|A. Stahr]] risponde'', p. 173)
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*Vittorio Imbriani, ''[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/i/imbriani/xii_conti_pomiglianesi/pdf/imbriani_xii_conti_pomiglianesi.pdf XII conti pomiglianesi con varianti avellinesi, montellesi, bagnolesi, milanesi, toscane, leccesi, ecc.]'', [Bologna], A. Forni, [1975].
*Vittorio Imbriani, ''Passeggiate romane ed altri scritti di arte e di varietà inediti o rari'', a cura di Nunzio Coppola, Fausto Fiorentino Editore, Napoli, 1967.
 
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