Ernst Jünger: differenze tra le versioni

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*Se l'istante è armonioso e dorato, il tempo lo penetra. Ma noi usciamo dal tempo, ed esso diviene lo sfondo, il motivo intonato da una realtà lontana, come qui il battito delle onde sul litorale. (da ''Presso la torre saracena'', p. 190)
*Terra sarda, rossa, amara, virile, intessuta in un tappeto di stelle, da tempi immemorabili fiorita d'intatta fioritura ogni primavera, culla primordiale – sentii la sua dolce altalena nel mare. Le isole sono patria nel senso più profondo, ultime sedi terrestri prima che abbia inizio il volo nel cosmo. A esse si addice non il linguaggio, ma piuttosto un canto del destino echeggiante sul mare. Allora il navigante lascia cadere la mano dal timone; si approda volentieri a caso su queste spiagge: che cosa pensare di simili fiori di loto nel mare azzurro? (da ''Presso la torre saracena'', pp. 183-184)
*Anche la [[vita]] dell'essere più piccolo, il suo destino effimero nel cosmo, ha la misura sufficiente all'assolvimento di un compito. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 215)
*Ogni forma foggiata è soltanto una testimonianza dell'energia formatrice e soltanto un simbolo di ciò cui essa allude. L'opera d'arte è transeunte, ma attesta qualcosa di immortale. Tutte le immagini visibili sono olocausti, sono servizio liturgico nell'ambulacro che conduce a un'immagine invisibile. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 230)
*[...] la [[vita]] è una e una sola nelle sue varie forme, come il mare con tutte le sue onde che si avvicendano resta sempre uno e uno solo. Là dove la durata è garantita, c'è un prezzo da pagare. Il calice è costoso, il vino è gratuito. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 222)
*Lo sguardo si fa tanto più libero quanto meno cerchiamo nella natura il rango e il valore. L'ultima risposta ad ogni domanda è: «Questo sei Tu<ref>In sanscrito: ''Tat twam asi''. Uno dei fondamentali assiomi dell'induismo.</ref>». (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 223)
*In [[autunno]] le forme acquistano una plastica maturità – la [[primavera]] è pittrice, l'autunno è scultore. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 227)
*Ogni [[forma]] foggiata è soltanto una testimonianza dell'energia formatrice e soltanto un simbolo di ciò cui essa allude. L'opera d'arte è transeunte, ma attesta qualcosa di immortale. Tutte le [[immagine|immagini]] visibili sono olocausti, sono servizio liturgico nell'ambulacro che conduce a un'immagine invisibile.( (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 230)
*Ognuno è re di Thule, è sovrano agli estremi confini, è principe e mendicante ad un tempo. Se egli sacrifica l'aurea [[coppa]] della vita alla profondità blu come la notte, offre testimonianza della pienezza cui la coppa rinvia e che egli incarna senza poterla comprendere. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 233)
*Il vero [[progresso]] della storia è il fatto che all'uomo non sono sufficienti teorie capaci d'illuminare con luce propria il mondo dei fenomeni. Non gli offrono vie d'uscita. Di tempo in tempo, perciò, egli ha bisogno della «nuova luce» che è sempre la stessa anche se appare diversa. Soltanto al suo chiarore la speranza trova il proprio fondamento. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 237)
*{{NDR|Lo scarabeo spagnolo come uno sposo o un ospite nell'ora della festa nuziale}} Esso lustra la sua armatura e agita le antenne leggiadre, poi distende le ali e si libra nella luce. Nel profondo della terra era cieco, ora gli occhi lo fanno veggente; viveva da verme senza piedi, ora vola con le ali. Era un sognatore solitario in una camera buia; ora sciama e tripudia con legioni di suoi simili, a festa. La terra vive; dappertutto i dormienti erompono dalla polvere. (da ''Lo scarabeo spagnolo'', p. 240)
*Le voci degli [[uccello|uccelli]] appartengono alla patria che da sempre ha avvolto gli esseri umani, guardandoli negli occhi come una madre. La terra natia è fiorita prima che l'uomo abbia fabbricato casa e focolare, prima che abbia creato e suddiviso le distese dei campi. Perciò il linguaggio degli uccelli lo commuove più profondamente che ogni altro suono a lui familiare, sia esso confortante o perturbante. (da ''Terra sarda. Un itinerario attraverso il museo di Cagliari'', p. 245)
*Afferra l'animo di noi uomini d'oggi, in queste rozze statuine, l'estrema semplicità, segno di una vita i cui significati, come quelle torri in mezzo alla minaccia, erano al sicuro da cima a fondo. Ciò che è diritto e torto, dovere e servizio, quegli uomini devono averlo saputo meglio di noi, e forse ancor meglio devono aver conosciuto i confini tra guerra e pace, tra uomo e donna. (da ''Terra sarda. Un itinerario attraverso il museo di Cagliari'', p. 246)
*Perfetta è un'[[opera d'arte|opera]] cui nulla vorremmo aggiungere, ma anche quella cui nulla vorremmo togliere. Se tale è la sua natura, essa si sottrae all'avvicendarsi dei tempi e ai loro criteri di valutazione; è bella per sempre. (da ''Terra sarda. Un itinerario attraverso il museo di Cagliari'', p. 258)
*Ecco perché i tiranni hanno paura. Possono ridurre all'ubbidienza milioni di uomini, ma non quell'uno che in sé ha ridotto in schiavitù la morte. Egli ristabilisce la dignità dell'uomo. Così muta il significato degli altari sacrificali lordi di sangue: l'onta e la profonazione sono servite soltanto ad accrescere lo splendore della verità.<br/>Ecco l'incubo dei tiranni: che la loro vittima s'innalzi a una libertà ad essi inaccessibile, e che si dilegui, mentre essi delirando sognano di annientarla, in spazi nei quali tortura e supplizio non hanno più alcun potere. E l'incubo dei [[boia|carnefici]] è questo: che la loro vittima riviva. Che ciò non sia mai: a questo mirano gli sforzi della scienza. (da ''Tre Ciottoli'', p. 271)
*Anche questo definisce la statura di un pensatore: fino a qual punto gli sia riuscito di superare in se stesso l'uomo storico. Esser [[profeta]] significa conoscere ben più che il futuro: il più profondo presente. (da ''Una mattina ad Antibes'', p. 284)
 
==''La forbice''==