Paul Auster: differenze tra le versioni
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miglioro la sezione; eliminate due citazioni (una perché contenuta nel primo incipit, la seconda in quanto citazione di altro libro); +1 |
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==''Trilogia di New York''==
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Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all'apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui. Molto tempo dopo, quando fu in grado di pensare a ciò che gli era accaduto, avrebbe concluso che nulla era reale tranne il caso. Ma questo fu molto tempo dopo. All'inizio, non c'erano che il fatto e le sue conseguenze. La questione non è se si sarebbero potuti sviluppare altrimenti o se invece tutto fosse già stabilito a partire dalla prima parola detta dallo sconosciuto. La questione è la storia in sé: che abbia significato o meno, non spetta alla storia spiegarlo.
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*Perché l'utopia non si trova in nessun luogo... nemmeno, spiegava Dark, nella sua stessa «verbalità». E se l'uomo
In principio c'è Blue. Più tardi c'è White, e dopo ancora Black, e prima del principio c'è Brown. È Brown che l'ha svezzato, Brown che gli ha insegnato il mestiere, e quando Brown è invecchiato Blue ne ha preso il posto. È così che comincia: il luogo è New York, il tempo è il presente, e né l'uno né l'altro cambieranno mai. Ogni giorno Blue va in ufficio e siede alla scrivania aspettando che accada qualcosa. Non capita niente per un pezzo, finché un uomo di nome White varca la soglia, ed è così che comincia.▼
====[[Incipit]]====
▲In principio c'è Blue.
===''La stanza chiusa''===
====[[Incipit]]====
Adesso mi sembra che Fanshawe ci sia sempre stato. È lui il luogo dove per me tutto comincia, senza di lui non credo che saprei chi sono. Quando ci siamo incontrati non sapevamo ancora parlare, eravamo lattanti che arrancavano carponi fra l'erba, e a sette anni ci eravamo già punti le dita con uno spillo proclamandoci fratelli di sangue per la vita. Ogni volta che ripenso alla mia infanzia, vedo Fanshawe. Era lui che mi stava vicino, la persona con cui condividevo i miei pensieri e che vedevo appena alzavo gli occhi da me stesso.
====Citazioni====
*[...] le storie capitano solo a chi le sa raccontare. (II; p . 222)
▲*Perché l'utopia non si trova in nessun luogo... E se l'uomo ha una possibilità di materializzare quel luogo sognato, è solo edificandolo con le proprie mani.
==''Il taccuino rosso''==
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*Paul Auster, ''Leviatano'', traduzione di Eva Kampmann, Einaudi, 2004.
*Paul Auster, ''Sunset Park'', traduzione di Massimo Bocchiola, Einaudi, 2010. ISBN 9788806203825
*Paul Auster, ''Trilogia di New York'', traduzione di Massimo Bocchiola, Einaudi, Torino, 2004. ISBN 88-06-14865-6
==Voci correlate==
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