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*''Regnar non può l'uom vïolento e reo, | ch'esser pastor non può lupo rapace. || Tal [[sovrano|re]] che ingiusto prendasi costume, | scrolla del regno suo le fondamenta.'' (da ''Malvagità di re punita'', vol I, p. 48)''
*''Addetti servi alla celeste corte | sono poveri e ricchi. Oh! bisognosi | quelli ne son di più che han miglior sorte.''<ref>I più ricchi e potenti quaggiù. (Nota di Italo Pizzi a p. 52)</ref> (da ''Ciò che va detto ad un principe tiranno e bacchettone'', vol I, p. 52)
*''Sono quai membri e per l'uno e per l'altro | d'Adamo i figli. Quando fûr creati, | d'un sol germe son nati. || Quando la sorte uno de' membri affligga | di qualche doglia, tutti gli altri insieme | scossi vanno e turbati. || Se tu per altrui doglia non ti turbi, | che d'Adamo figliuol nessun più mai | ti appelli, in pena avrai.'' (da ''Ciò che va detto ad un principe tiranno e bacchettone'', vol I, p. 53)''
*''Mai non restano fermi [[oro]] od argento | in mano ai generosi, | non l'acqua in un crivel, non pazïenza | in core agli amorosi.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56)
*''Quello stolto che accende in giorno chiaro | un cero sfavillante, | tosto vedrai che non avrà la notte | nella lucerna sua olio bastante.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*L'essere singolarmente faceti, è il pregio dei cortigiani, ma è la vergogna dei sapienti. (da ''Noia delle pubbliche e alte cariche'', vol I, p. 59)
*[...] servire il principe è come un [[viaggio]] di mare, giovevole e pericoloso. O peschi un tesoro, o muori fra lo sbattersi delle onde. (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*[...] "due sono gli aspetti del servire un re: la speranza del pane e il timore per la vita. Ora, è cosa contraria al parere dei saggi per la speranza di quello cadere nel timore per questa." (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 60)
*''Integro sii, fratello, e di nessuno | nessun timore avrai, | ché sol le vesti lorde | battono sulla pietra i lavandai.'' (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 61)
*''Pel volgere dei giorni, e triste e grave | non sarai tu, ché amara è pazïenza, | ma reca frutto di sapor soave.'' (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 63)
*[...] servire il principe è come un [[viaggio]] di mare, giovevole e pericoloso. O peschi un tesoro, o muori fra lo sbattersi delle onde. (da ''IlDifficoltà redel gaudenteservire eun l'accattone petulanteprincipe'', vol I, p. 5664'')
*''Se del [[giardino|giardin]] del popolo | mangia una mela il re, | i paggi suoi di svellerne | l'arbor dalle radici son capaci. || Per cinque ova che il principe | di furto si mangiò, | mille galline infilzano | nello spedo i suoi militi rapaci.'' (da ''Piccolo principio di gran male'', vol. I, p. 68)
*''Non ti doler se a te vien dalla gente | o rancuna o malanno, | ché dalla gente non procedon mai | gioia dell'alma o affanno. || Sappi che l'atto sol da [[Dio]] procede | d'amico e di nemico, | ché di questo e di quello in poter suo | l'anima e il cor si stanno. || Se dall'arco si schiava una saetta, | che dall'arcier procede e non dall'arco, | i sapïenti sanno.'' (da ''Fedeltà alla prova'', vol. I, pp. 75-76)"
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*''Custode ai poverelli è un [[re]] sovrano | anche se dal poter di sua grandezza | vengon grazie e favori. || Non son gli armenti a pro del guardïano, | ché solo a guardia e a servitù d'armenti | fûr creati i pastori.'' (da ''Per chi regnano i re?''), vol. I, p. 80)
*''Intendi che or che hai tu beni e [[ricchezza|ricchezze]], | sempre passan da questa a quella mano | tutte dell'uom quaggiù posse e grandezze.'' (da ''Per chi regnano i re?'', vol. I, p. 81)
*''Mostrar contrario avviso a opinïone | di regnante signor gli è a sé medesmo | apprestar rea fortuna. || Se in giorno chiaro dice il re: Gli è notte!, | dir si debbe così: Tra l'altre stelle | ecco brillar la luna!'' (da ''Deferenza al parere di un sovrano'', vol I, p. 83)
*''Appo i [[saggio|saggi]] uom non è chi con furente | belva cerca la pugna! | uomo invece è colui più giustamente | che se furore il prende subitano, | motto non dice che sia stolto e vano. || Volse ad un tale un uom protervo e reo | ingiurïoso un motto, | e quei pazïentò così dicendo: | "Possa tu aver buon giuoco! Io son peggiore | di quanto pensi ch'io mi sia. Conosco | ogni difetto mio | meglio che tu non sai chi mi son io."'' (da ''Non trasmodare nella vendetta'', vol. I, p. 85)
*{{NDR|Fu chiesto a [[Alessandro Magno|Iskender]] di Grecia<ref>Alessandro il Macedone, {{cfr}} ''Il roseto'', p. 92.</ref> come avesse conseguito vittorie mai ottenute da re più ricchi, potenti, longevi e al comando di armate più grandi.}} "Con l'aiuto di [[Dio]] altissimo, perché in ogni reame che conquistai non offesi mai i sudditi, e non pronunciai se non in bene il nome dei monarchi che mi hanno preceduto." (da ''Non far male ad alcuno, non dir male d'alcuno'', vol I, nota p.92)
*''Nulla l'uom che [[presunzione|presume]] intorno vede | fuor che sé stesso, ch'egli di superbia | un vel dinanzi tiene; || che se l'occhio di [[Dio]] mai gli donasse | la vista sua, nessuno ei scorgerebbe | di sé più vile e indegno.'' (da ''Sciocca presunzione di devoto'', vol. I, p. 100)
*"[...] la visione che gli uomini pii hanno di Dio, sta tra il rivelarsi e il dileguarsi. Iddio ora si mostra, ora s'invola."<br/>''Tu mostri il viso e poi lungi ten vai. | Il tuo traffico avvivi, indi la nostra | intima brama più pungente fai.'' (da ''Né Iddio assiste sempre l'uomo, né l'uomo è sempre presente a se stesso'', vol. I, p. 102)
*Un re domandò ad un religioso: "Ti viene mai in mente nulla di noi?" "Sì!" rispose,; "ogni qual volta mi dimentico di [[Dio]]." (da ''Immunità del religioso mendico'', vol. I, p. 106)
*"Da chi hai tu imparato l'[[educazione]]?" fu domandato un giorno a {{sic|Lokman}}<ref name=saggio />. Ed egli rispose: "Dagli ineducati. Io mi son sempre astenuto dal fare ciò che da parte loro dispiaceva agli occhi miei." (da ''Da chi può aversi l'educazione'', vol. I, p. 113)
*''Del pentir con la scusa è ben possibile | scampo trovar dal castigo di Dio; | ma della lingua della gente scampo | trovar non potrai tu dal cicalío.'' (da ''Come evitare la maldicenza altrui'', vol. I, p. 114)
*''Nell'orecchio dell'anima ricevi | la parola del savio anche se l'opra | dal suo dir n'è disforme. || È vano il dir dell''uom presuntüoso: |''L'addormentato come mai potría | altri destar che dorme?'' || Fosse scritto sui muri,<ref>Cioè: se anche provenisse da origine vilissima. Nota di Italo Pizzi a p. 131 de ''Il roseto''</ref> un buon consiglio | sempre è d'uopo cacciarsi entro gli orecchi | da chi al giusto è conforme.'' (da ''Badare all'insegnamento, non alla persona'', vol. I, p. 131)
*''Beneficando spendi il tuo! Superfluo | ramo che il vignaiolo ha risecato, | d'uva copia maggior gli apporterà. (da ''Merito e valore della generosità'', vol. I, p. 140)
*''Quanto è dolce all'orecchio degli amici, | ebbri della bevanda mattutina, | voce ascoltar soave e mesta e calma! | Più val [[canto]] leggiadro che di bella | fanciulla il viso, ché piacer del senso | è questo, e quello è il conforto dell'alma.'' (da ''Il lottatore e la smania del viaggiare'', vol. II, p. 29)
*Non stimarti mai sicuro da chiunque abbi tu offeso, anche d'un solo affronto, nel cuore, nemmeno se gli farai cento favori, dopo quell'unica offesa. Una freccia può uscire da una ferita, ma l'[[offesa]] rimane sempre confitta nel cuore. (da ''Il lottatore e la smania del viaggiare'', vol. II, p. 32)