Vangelo di Filippo: differenze tra le versioni

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*Nessuno nasconde un oggetto prezioso in un recipiente di grande valore, ma spesso tesori incalcolabili sono posti in un recipiente del valore di un asse {{NDR|moneta romana di scarsissimo valore}}. Così è per l'[[anima]]: essa è un oggetto prezioso ed è venuta a trovarsi in un corpo spregevole. (22)
*[[Dio]] è un tintore. Come le buone tinture, che si dicono genuine, muoiono con le cose che sono state tinte con esse, così è con le cose tinte da Dio: poiché le sue tinture sono immortali, esse diventano immortali grazie ai suoi colori. (43)
*La [[perla]], se è gettata nel [[fango]], non diventa di minor pregio, né, se viene unta con olio di balsamo, diventa di maggior pregio, ma ha sempre valore agli occhi del suo proprietario. Cosi è per i figli di Dio: dovunque essi siano, essi hanno sempre valore agli occhi del loro Padre. (48)
*Se tu dici: – Io sono un Giudeo, – nessuno si preoccuperà. Se tu dici: – Io sono Romano, – nessuno si sentirà scosso. Se tu dici: – Io sono un Greco, un barbaro, uno schiavo, un libero, – nessuno si turberà. Se tu dici: – Io sono un [[cristiano]], – tutti si agiteranno. (49)
*Non temere la [[Carne (Bibbia)|carne]] e non amarla. Se la temi, essa ti dominerà. Se l'ami, essa ti divorerà e ti soffocherà. (62)
*Così è nel mondo: gli uomini creano [[dèi|dei]] e venerano le loro creazioni. Sarebbe conveniente che gli dei venerassero gli uomini. (85)
*L'[[amore]] non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: – Questo è mio – o – Quello è mio, – ma dice: – Questo è tuo. (110)
*Quanto a noi, ciascuno scavi profondamente fino alla radice dell'[[errore]], che è dentro di lui e lo divelga dal suo cuore fino alla radice. Ed esso invero sarà divelto, quando noi lo riconosceremo. Che se noi siamo ignoranti a suo riguardo, esso affonda in noi le radici e produce i suoi frutti nei nostri cuori. Esso domina su di noi, e noi siamo suoi schiavi. Ci tiene prigionieri, cosicché noi facciamo ció che non vogliamo, e ciò che vogliamo non lo facciamo. Esso è potente perché noi non lo conosciamo, e finché esiste, esso lavora. L'[[ignoranza]] è per noi la madre dell'errore. (123)