Saʿdi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Saˁdi==
*Essi interrogarono un saggio dicendogli: "Delle molte celebri piante che l'Altissimo Iddio ha creato ombrose e rigogliose, nessuna è chiamata ''azad'', o libera, eccetto il [[cipresso]], che non porta frutti; che mistero è questo?". Rispose: "Ognuno ha i suoi frutti alla propria stagione, durante la quale è fresco e fiorito, e nella cui assenza è sterile e secco; il cipresso non è soggetto a queste condizioni, essendo sempre in fiore; e di questa natura sono pure gli ''azad'' o religiosi indipendenti. Non legare il tuo cuore a ciò che è passeggero, poiché il Dijalah (il Tigri) continuerà a scorrere attraverso Bagdad anche dopo che la razza dei califfi sarà estinta; se la tua mano è calma, sii munifico come l'[[palma da datteri|albero di datteri]]; ma se non hai nulla in più da dar via, sii un ''azad'', o uomo libero, come il cipresso".<ref>Da ''Il roseto''; citato in [[Henry David Thoreau]], ''Walden o Vita nei boschi'', traduzione di Piero Sanavio, La Biblioteca ideale Tascabile, Milano, 1995, cap. I, p. 83. ISBN 88-8111-102-0</ref><ref>Con diversa traduzione in Saadi, ''Il roseto'', traduzione di Italo Pizzi, vol. II, Lanciano Carabba, 1917, pp. 157-158.</ref>
*Per quanto umiliato sia il tuo [[nemico]], sappi che esso è sempre da temere.<ref>Da ''Il roseto''; citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013, § 105. ISBN 978-88-58-65464-4</ref>
*Se il [[tuffatore]] pensasse sempre allo [[squalo]], non metterebbe mai le mani sulla [[perla]].<ref>Citato in [[Anthony Clifford Grayling]], ''Il significato delle cose'', Il Sole 24 Ore, Trento, 2007, p. 32.</ref>
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*Io dissi allora: "La [[rosa]] d'un giardino, come tu sai, non ha vita lunga, e la promessa di un roseto fede non trova. Ora, i savi hanno detto: Ad ogni cosa che lungamente non dura, non si deve avvincere il cuore." Disse l'amico: "Che modo adunque s'ha da tenere?" "Per divertimento di chi ci sta osservando," io risposi, "e per sollievo di chi sta qui con noi, io potrei comporre il libro del Roseto, sulle foglie del quale il vento autunnale non avrà alcun potere, mentre il volgere del tempo non muterà la gaiezza della sua primavera nella tristezza dell'autunno." ''Che ti giova pien di rose | un cestino? || Togli un petalo da questo | mio giardino! || Dura cinque giorni e sei | quella rosa, || ma gli è sempre il mio verziere vaga cosa!'' (da ''Perché fu composto il libro del Roseto'', vol I, pp. 29-30)
*''L'[[uomo|uom]] ch'è facondo, allievo d'un provetto | dottor, medita prima, indi favella. || Nulla dir d'impensato, e non crucciarti di tardiva parola, ove sia bella. || Meditato che avrai, parla, ma cessa, | cessa prima che alcun: Basta! ti dica. || Supera i bruti l'uom per la parola, | ma ti supera il bruto ove non giusta ti suoni sulle labbra essa parola.'' (da ''Scusa per la pochezza dell'omaggio reso al principe e motivo dell'aver scelto la vita solitaria'', vol I, p. 33)
*A Loqman<ref name=saggio>Antico sapiente arabo, anteriore a [[Maometto]], supposto autore di favole morali. (Nota di Italo Pizzi a p. 34)</ref>il sapiente fu domandato un giorno: "Da chi hai tu appresa la [[sapienza]]?" Rispose: "Dai ciechi, i quali, finché non hanno riconosciuto il luogo, non muovono il piede." ''Prima di entrare, prepàrati l'uscita.''<ref>In arabo nell'originale.{{cfr}} ''Il roseto'', nota a p. 19.</ref>(da ''Scusa per la pochezza dell'omaggio reso al principe e motivo dell'aver scelto la vita solitaria'', vol I, p. 34)
*"Ora i savi sogliono dire: – [[Menzogna]] che procaccia il bene, migliore di verità che suscita malanni!" <br/>''Meglio è del ver che ti agita e conturba, | la menzogna che il cor ti rende lene. || Tale, al cui dir conformasi un sovrano, | guai se altro attesterà fuor che del bene!'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
*Nella volta del palagio di Fredun<ref>Antico monarca dell'epopea persiana. Vedi il ''Libro dei Re'' di [[Ferdowsi|Firdusi.]] (Nota di Italo Pizzi a p. 38)''</ref> era già scritto questo motto leggiadro: <br/>''Eterna appo nessuno, o fratel mio, | non rimane la [[vita]]! Oh! non fidarti, | non ti fidar del posseder di cose | che sono di quaggiù, ché molti il Fato | uguali a te allevò, molti altri uccise. || Quando a partir di qui l'anima buona | di noi s'appresta, che val mai sul trono o sul nudo terren gustar la [[morte]]?'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
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*[...] servire il principe è come un [[viaggio]] di mare, giovevole e pericoloso. O peschi un tesoro, o muori fra lo sbattersi delle onde. (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*[...] "due sono gli aspetti del servire un re: la speranza del pane e il timore per la vita. Ora, è cosa contraria al parere dei saggi per la speranza di quello cadere nel timore per questa." (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 60)
*''Se del [[giardino|giardin]] del popolo | mangia una mela il re, | i paggi suoi di svellerne | l'arbor dalle radici son capaci || Per cinque ova che il principe | di furto si mangiò, | mille galline infilzano | nello spedo i suoi militi rapaci.'' (da ''Piccolo principio di gran male'', vol. I, p. 68)
*''Non ti doler se a te vien dalla gente | o rancuna o malanno, | ché dalla gente non procedon mai | gioia dell'alma o affanno. || Sappi che l'atto sol da [[Dio]] procede | d'amico e di nemico, | ché di questo e di quello in poter suo | l'anima e il cor si stanno. || Se dall'arco si schiava una saetta, | che dall'arcier procede e non dall'arco, | i sapïenti sanno.'' (da ''Fedeltà alla prova'', vol. I, pp. 75-76)"
*''Guárdati dal [[dolore|dolor]] d'un'alma offesa, | ché l'offesa d'un'alma alfine alfine | si parrà manifesta. || Fin che tu puoi, non affliggere un core | ché il lamento d'un cor d'un mondo intero | il turbamento appresta.'' (da ''Immancabile punizione dell'ingiustizia'', vol I, pp. 77-78)
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*''Intendi che or che hai tu beni e [[ricchezza|ricchezze]], | sempre passan da questa a quella mano | tutte dell'uom quaggiù posse e grandezze.'' (da ''Per chi regnano i re?'', vol. I, p. 81)
*''Appo i [[saggio|saggi]] uom non è chi con furente | belva cerca la pugna! | uomo invece è colui più giustamente | che se furore il prende subitano, | motto non dice che sia stolto e vano. || Volse ad un tale un uom protervo e reo | ingiurïoso un motto, | e quei pazïentò così dicendo: | "Possa tu aver buon giuoco! Io son peggiore | di quanto pensi ch'io mi sia. Conosco | ogni difetto mio | meglio che tu non sai chi mi son io."'' (da ''Non trasmodare nella vendetta'', vol. I, p. 85)
*{{NDR|Fu chiesto a [[Alessandro Magno|Iskender]] di Grecia<ref>Alessandro il Macedone, {{cfr}} ''Il roseto'', p. 92.</ref> come avesse conseguito vittorie mai ottenute da re più ricchi, potenti, longevi e al comando di armate più grandi.}} "Con l'aiuto di [[Dio]] altissimo, perché in ogni reame che conquistai non offesi mai i sudditi, e non pronunciai se non in bene il nome dei monarchi che mi hanno preceduto." (da ''Non far male ad alcuno, non dir male d'alcuno'', vol I, nota p.92)
*''Nulla l'uom che [[presunzione|presume]] intorno vede | fuor che sé stesso, ch'egli di superbia | un vel dinanzi tiene; || che se l'occhio di [[Dio]] mai gli donasse | la vista sua, nessuno ei scorgerebbe | di sé più vile e indegno.'' (da ''Sciocca presunzione di devoto'', vol. I, p. 100)
*Un re domandò ad un religioso: "Ti viene mai in mente nulla di noi?" "Sì!" rispose,; "ogni qual volta mi dimentico di [[Dio]]." (da ''Immunità del religioso mendico'', vol. I, p. 106)
*"Da chi hai tu imparato l'[[educazione]]?" fu domandato un giorno a {{sic|Lokman}}<ref name=saggio />. Ed egli rispose: "Dagli ineducati. Io mi son sempre astenuto dal fare ciò che da parte loro dispiaceva agli occhi miei." (da ''Da chi può aversi l'educazione'', vol. I, p. 113)
*Non ti meravigliare se la parola d'un [[sapienza|saggio]], nell'assemblea dei villani ignoranti, non ha effetto alcuno, poiché il suono d'un liuto non può vincere il fracasso dei tamburi e la fragranza dell'ambra rimane vinta sempre dal fetore dell'aglio. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*Una [[perla]], anche se cade in un pantano, è pur sempre cosa preziosa; la polvere, anche se monta al cielo, è pur sempre vile. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*Capacità naturale senza [[maestro|insegnamento]] è pur cosa misera, e l'insegnare a chi non è capace, è opera perduta. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*La [[cenere]], quantunque sia di origine illustre poiché il fuoco è di natura eccelsa, da che in se stessa non ha pregio alcuno, in grado è simile alla terra. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*Il pregio della zucchero non procede dalla canna, ma quel pregio consiste nella sua stessa qualità particolare. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*Il [[muschio]] è quello che di per sé odora, non quello di cui va ciarlando il droghiere. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
*Il [[sapienza|sapiente]] è come il desco del droghiere che tace e pur fa conoscere il proprio valore, e l'ignorante è come il tamburo che ha una gran voce, ma dentro è vuoto e non manda che inutile fracasso. (da ''Superiorità falsa'', vol. II, p. 134)
 
==Note==
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==Bibliografia==
*Saadi, ''Il roseto'', Traduzione di Italo Pizzi, volume primo, Carabba, Lanciano, 1917.
*Saadi, ''Il roseto'', Traduzione di Italo Pizzi, volume secondo, Carabba, Lanciano, 1917.
 
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