Saʿdi: differenze tra le versioni

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==Il roseto==
*Io dissi allora: “La [[rosa]] d'un giardino, come tu sai, non ha vita lunga, e la promessa di un roseto fede non trova. Ora, i savi hanno detto: Ad ogni cosa che lungamente non dura, non si deve avvincere il cuore.” Disse l'amico: “Che modo adunque s'ha da tenere?” “Per divertimento di chi ci sta osservando,” io risposi, “e per sollievo di chi sta qui con noi, io potrei comporre il libro del Roseto, sulle foglie del quale il vento autunnale non avrà alcun potere, mentre il volgere del tempo non muterà la gaiezza della sua primavera nella tristezza dell'autunno.” ''Che ti giova pien di rose | un cestino? || Togli un petalo da questo | mio giardino! || Dura cinque giorni e sei | quella rosa, || ma gli è sempre il mio verziere vaga cosa!'' (da ''Perché fu composto il libro del Roseto'', vol I, pp. 29-30)
*''L'[[uomo|uom]] ch'è facondo, allievo d'un provetto | dottor, medita prima, indi favella. || Nulla dir d'impensato, e non crucciarti di tardiva parola, ove sia bella. || Meditato che avrai, parla, ma cessa, | cessa prima che alcun: Basta! ti dica. || Supera i bruti l'uom per la parola, | ma ti supera il bruto ove non giusta ti suoni sulle labbra essa parola.'' (da ''Scusa per la pochezza dell'omaggio reso al principe e motivo dell'aver scelto la vita solitaria'', vol I, p. 33)
*A Loqman<ref>Antico sapiente arabo, anteriore a [[Maometto]], supposto autore di favole morali. (Nota di Italo Pizzi a p. 34)</ref>il sapiente fu domandato un giorno: “Da chi hai tu appresa la [[sapienza]]?” Rispose: “Dai ciechi, i quali, finché non hanno riconosciuto il luogo, non muovono il piede.” ''Prima di entrare, prepàrati l'uscita.''<ref>In arabo nell'originale.{{cfr}} ''Il roseto'', nota a p. 19.</ref>(da ''Scusa per la pochezza dell'omaggio reso al principe e motivo dell'aver scelto la vita solitaria'', vol I, p. 34)
*“Ora i savi sogliono dire: – [[Menzogna]] che procaccia il bene, migliore di verità che suscita malanni!” <br/>''Meglio è del ver che ti agita e conturba, | la menzogna che il cor ti rende lene. || Tale, al cui dir conformasi un sovrano, | guai se altro attesterà fuor che del bene!'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
*Nella volta del palagio di Fredun<ref>Antico monarca dell'epopea persiana. Vedi il ''Libro dei Re'' di [[Ferdowsi|Firdusi.]] (Nota di Italo Pizzi a p. 38)''</ref> era già scritto questo motto leggiadro: <br/>''Eterna appo nessuno, o fratel mio, | non rimane la [[vita]]! Oh! non fidarti, | non ti fidar del posseder di cose | che sono di quaggiù, ché molti il Fato | uguali a te allevò, molti altri uccise. || Quando a partir di qui l'anima buona | di noi s'appresta, che val mai sul trono o sul nudo terren gustar la [[morte]]?'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
*[...] spegnere il [[fuoco]] e lasciar la brace, uccidere la vipera e custodirne i figli, non è impresa da saggi.<br/>''Se acqua di vita piovesser le nuvole, | mai non côrresti alcun frutto dal salice. || Con gente vile il tempo tuo non perdere, | ché da canne da stuoie | mai non potresti aver sapor di zucchero.''( da ''La natura non si cancella'', vol I, p. 43)
*''Ottima [[spada]] con un tristo ferro | come foggiar si può? Deh! sapïente, | se tale allevi che non ha valore, | mai non sarà che facciasi valente! || La pioggia che non ha di sua natura | nella eccellenza qualità diverse, | crescere in un giardin fe' i tulipani, | ma ortiche, in un suol salmastro, al cielo aderse.'' (Da ''La natura non si cancella'', vol. I, p. 45)
*''Regnar non può l'uom vïolento e reo, | ch'esser pastor non può lupo rapace. || Tal re che ingiusto prndasi costume, | scrolla del regno suo le fondamenta. (da ''Malvagità di re punita'', vol I, p. 48)''
*''Addetti servi alla celeste corte | sono poveri e ricchi. Oh! bisognosi | quelli ne son di più che han miglior sorte.''<ref>I più ricchi e potenti quaggiù. (Nota di Italo Pizzi a p. 52)</ref> (da ''Ciò che va detto ad un principe tiranno e bacchettone'', vol I, p. 52)
*''Mai non restano fermi [[oro]] od argento | in mano ai generosi, | non l'acqua in un crivel, non pazïenza | in core agli amorosi.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56)
*''Quello stolto che accende in giorno chiaro | un cero sfavillante, | tosto vedrai che non avrà la notte | nella lucerna sua olio bastante.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*[...] servire il principe è come un [[viaggio]] di mare, giovevole e pericoloso. O peschi un tesoro, o muori fra lo sbattersi delle onde. (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*[...] “due sono gli aspetti del servire un re: la speranza del pane e il timore per la vita. Ora, è cosa contraria al parere dei saggi per la speranza di quello cadere nel timore per questa.” (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 60)
*''Se del [[giardino|giardin]] del popolo | mangia una mela il re, | i paggi suoi di svellerne | l'arbor dalle radici son capaci || Per cinque ova che il principe | di furto si mangiò, | mille galline infilzano | nello spedo i suoi militi rapaci.'' da ''Piccolo principio di gran male'', vol. I, p. 68)
*''Non ti doler se a te vien dalla gente | o rancuna o malanno, | ché dalla gente non procedon mai | gioia dell'alma o affanno. || Sappi che l'atto sol da [[Dio]] procede | d'amico e di nemico, | ché di questo e di quello in poter suo | l'anima e il cor si stanno. || Se dall'arco si schiava una saetta, | che dall'arcier procede e non dall'arco, | i sapïenti sanno.'' (da ''Fedeltà alla prova'', vol. I, pp. 75-76)”
*''Guárdati dal [[dolore|dolor]] d'un'alma offesa, | ché l'offesa d'un'alma alfine alfine | si parrà manifesta. || Fin che tu puoi, non affliggere un core | ché il lamento d'un cor d'un mondo intero | il turbamento appresta.'' (da ''Immancabile punizione dell'ingiustizia'', vol I, pp. 77-78)
*Sulla corona del re Key Kusrev<ref>Uno dei re del tempo eroico della Persia antica; v. Firdusi, il libro dei Re, e l'''Avesta'' (Nota di Italo Pizzi a p. 78).</ref>era scritto: <br/> “''Molti saranno [[secolo|secoli]] e saranno | etadi lunghe, e calcheran sul capo | il suolo a noi le genti! || Così, dall'una all'altra man passando, | a noi pervenne il regno, e fia che passi | ad altre parimenti.''” (da ''Immancabile punizione dell'ingiustizia'', cap. I, p. 78)
*''Custode ai poverelli è un re sovrano | anche se dal poter di sua grandezza | vengon grazie e favori. || Non son gli armenti a pro del guardïano, | ché solo a guardia e a servitù d'armenti | fûr creati i pastori.'' (da ''Per chi regnano i re?''), vol. I, p. 80)
*''IntendiCustode cheai orpoverelli cheè haiun tu[[re]] sovrano | anche se dal poter di sua grandezza | vengon benigrazie e ricchezze,favori. || sempreNon passanson dagli questaarmenti a quellapro manodel guardïano, | tutteché dell'uomsolo quaggiùa posseguardia e grandezzea servitù d'armenti | fûr creati i pastori.'' (da ''Per chi regnano i re?''), vol. I, p. 8180)
*''Intendi che or che hai tu beni e [[ricchezza|ricchezze]], | sempre passan da questa a quella mano | tutte dell'uom quaggiù posse e grandezze.'' (da ''Per chi regnano i re?'', vol. I, p. 81)
*''Appo i [[saggio|saggi]] uom non è chi con furente | belva cerca la pugna! | uomo invece è colui più giustamente | che se furore il prende subitano, | motto non dice che sia stolto e vano. || Volse ad un tale un uom protervo e reo | ingiurïoso un motto, | e quei pazïentò così dicendo: | “Possa tu aver buon giuoco! Io son peggiore | di quanto pensi ch'io mi sia. Conosco | ogni difetto mio | meglio che tu non sai chi mi son io.”'' (da ''Non trasmodare nella vendetta'', vol. I, p. 85)
*{{NDR|Fu chiesto a Iskender di Grecia<ref>Alessandro il Macedone, {{cfr}} ''Il Roseto'', p. 92.</ref> come avesse conseguito vittorie mai ottenute da re più ricchi, potenti, longevi e al comando di armate più grandi.}} “Con l'aiuto di [[Dio]] altissimo, perché in ogni reame che conquistai non offesi mai i sudditi, e non pronunciai se non in bene il nome dei monarchi che mi hanno preceduto.” (da ''Non far male ad alcuno, non dir male d'alcuno'', vol I, nota p.92)
*''Nulla l'uom che [[presunzione|presume]] intorno vede | fuor che sé stesso, ch'egli di superbia | un vel dinanzi tiene; || che se l'occhio di [[Dio]] mai gli donasse | la vista sua, nessuno ei scorgerebbe | di sé più vile e indegno.'' (da ''Sciocca presunzione di devoto'', vol. I, p. 100)
*Un re domandò ad un religioso: “Ti viene mai in mente nulla di noi?” “Sì!” rispose,; “ogni qual volta mi dimentico di [[Dio]].” (da ''Immunità del religioso mendico'', vol. I, p. 106)
*“Da chi hai tu imparato l'[[educazione]]?” fu domandato un giorno a Lokman. Ed egli rispose: “Dagli ineducati. Io mi son sempre astenuto dal fare ciò che da parte loro dispiaceva agli occhi miei.” (da ''Da chi può aversi l'educazione'', vol. I, p. 113)
 
==Note==