Salvatore Morelli: differenze tra le versioni

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*Debbo confessare dunque che discutendo con [[Giovanni de Maio]] io confirmai in me la concepita necessità di un nuovo sistema educativo mercé le tre riforme emancipatrici della [[donna]], della [[coscienza]] e del [[pensiero]]! Il suo intelletto largamente nudrito di verace sapienza m'invaghì, e stemmo uniti per circa un mese e mezzo, finché non venni assoluto dall'ultimo processo politico delle 300 bandiere per la discesa gloriosa di [[Carlo Pisacane]] e [[Giovanni Nicotera]] in [[Sapri]]. Così dopo cinque anni di penitenziale dimora su quello scoglio {{NDR|[[Ventotene]]}}, mi divisi con dolore da quei carissimi compagni. Giunto in [[Napoli]] dopo due giorni fui spedito scortato a [[Lecce]]. (p. 7)
*Che cosa è dunque la [[donna]] innanzi agli occhi del buon senso risaliente al [[Platone|platonismo]] tradizionale?<br />La è l'ultima parola del genio della natura; l'ultimo atto delle sue creazioni! (p. 10)
*Quel primato che apparentemente l'[[uomo]] esercita sulla [[donna]] è un usurpazione della forza sul dritto, è un grossolano controsenso, che ripugna alla logica indagatrice del vero. I due sessi costituiti nella identità d'una medesima natura, si assimilano, si uguagliano in ciò che determina in essi la umana personalità. (p. 14)
*La lingua di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] nella parola ''homo'', che valse a significare il [[maschio e femmina|maschio e la femina]] della coppia umana, riverberò la riposta idea di questa originaria egualità di natura, sebbene nelle pratiche della vita si ebbero un divario di destinazione, ed alla donna cui competea un equa reciprocanza, solo perché non isviluppata all'attività del corpo e della mente, si fece soffrire la sorte che la preponderante forza brutale impose sempre alla debolezza infelice. Sicché in tutti i tempi e presso tutt'i popoli la donna fu ''capitis deminuta''. (p. 15-16)
*Gli [[Ebraismo|Ebrei]] quando erano sazii della moglie, le faceano bere l'acqua della gelosia, consistente in una specie di ranno benedetto dal sacerdote, da cui l'infelice rimanea gonfia e morta in un attimo. Era poi per quei mariti motivo a ripudiarla l'aver cotta un pò soverchio la carne. (17)
*In [[Asia]], e specialmente nell'Indous, {{NDR|la [[donna]]}} considerata al di sotto di un mobile: da che nasce anche oggidì si abusa alle catene, costringendone i teneri piedi in calzari di ferro, onde inabilitarla alla comune assuetudine di fuggir la tirannide maritale.<br />A tal uopo la notte la tengono incatenata come belva feroce presso la casa. Quando invecchiasse durante il matrimonio, il marito la strangola; quando il marito muore prima di lei, dev'essere immolata sul suo sepolcro anche dalla mano del proprio genitore, ed in taluni luoghi dev'essere seppellita viva. (p. 17)