Robert A. Heinlein: differenze tra le versioni

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*In effetti l'unica cosa di cui fossi al corrente riguardo noi era l'addestramento ricevuto, e gli incarichi affidatemi dal vecchio. Incarichi interessanti, se uno non dà importanza a dove dorme, a cosa mangia, a quanto vive. Se avessi avuto un briciolo di buon senso, avrei mollato tutto, cercando un altro mestiere.<br/>Solo che non avrei più lavorato per il Vecchio. Eccola la differenza.<br/>Non che fosse un capo tenero. Era capacissimo di dire: «Ragazzi, dobbiamo fertilizzare questa quercia. Saltate in quella buca alla base dell'albero, e io vi ricoprirò di terra».<br/>Lo avremmo fatto. Dal primo all'ultimo.<br/>E il Vecchio ci avrebbe sepolti vivi, se avesse pensato che ci fosse il cinquantatré per cento di probabilità di concimare così l'Albero della Libertà. (1990, p. 4)
*[...] «Così adesso mi chiamo Sam... E il cognome?»<br/>«Cavanaugh. E io sono tuo zio Charlie... Charles M. Cavanaugh, pensionato. Ti presento tua sorella Mary.»<br/>Avevo notato che c'era un'altra persona nella stanza ma, quando è presente, il Vecchio riesce sempre a calamitare tutta l'attenzione su di sé finché lo desidera. Diedi un'occhiata a mia «sorella»... poi tornai a squadrarla. Ne valeva la pena.<br/>[...] Aveva un corpo lungo e snello, ma gradevolmente femminile. Belle gambe. Spalle ampie per una donna. Capelli ondulati color fiamma, e la classica struttura cranica da sauro di una rossa che si rispetti. Più che bella, la sua era una faccia interessante. Mi guardò come se fossi un quarto di bue. (1990, p. 5)
*Il Vecchio continuò senza lasciarmi replicare. «Senti, figliolo… la maggior parte della donne sono stupide e infantili. Però hanno una portata maggiore rispetto a noi. Quelle coraggiose sono più coraggiose, quelle brave sono più brave… e quelle spregevoli sono più spregevoli. Insomma sto cercando di dirti che Mary è più uomo di te, e che tu le hai fatto un brutto torto.» (1990, p. 97)
*La libertà ha un prezzo: bisogna sempre essere pronti a lottare in qualsiasi momento, in qualsiasi posto, con la massima temerarietà. (1990, p. 278)