Ferruccio Masini: differenze tra le versioni

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*È la «magia dell'estremo» l'elemento alchemico, 'mercuriale', del nichilismo nietzscheano e al tempo stesso il catalizzatore d'un processo sperimentale di esaustione del nichilismo stesso. Infatti è questa magia ad evocare una posizione estrema per superarla non già attraverso una mediazione, bensì attraverso un suo 'assoluto' rovesciamento nell'estremo opposto: sta in ciò la tensione di un 'confronto con il nulla' concepito come oltrepassamento. Nel nichilismo, in questo senso, si nasconde una comprensione della crisi che svolge fino in fondo tutte le sue contraddizioni esasperandole sino a un limite insostenibile, sino a provocare eccentricamente il suo 'trascendimento'. (da ''Parte Seconda, cap. I, Per una filosofia degli estremi'', p. 121)
*L'autodistruzione è l'ultimo atto del nichilismo attivo che si autodistrugge in quanto la volontà di distruzione, enormemente potenziata, si abbatte su se stessa: è di qui che Nietzsche si presenta come Zarathustra, «colui che va oltre»: «Ich liebe die – dirà nello ''Zarathustras Vorrede'' – welche nicht zu leben wissen, es sei denn als Untergehende, denn es sind die Hinübergehenden»<ref>«Io amo coloro che non riecono a vivere se non come tramontanti, poiché sono essi quelli che vanno oltre», da ''Also sprach Zarathustra'', ''Schlechta, Werke in drei Bänden'', II, p. 282 (4). Friedrich Nietzsche, ''Werke in drei Bänden'', a cura di K. Schlechta, München, Hanser, ovv. Darmstadt (Wiss. Buchges.), s.d. (1954 ss.) (Index-Band),{{Cfr}} nota di Ferruccio Masini a p. 157 dell'opera.</ref> (da ''Parte seconda, Cap. terzo, il ''Freigeist'' e la volontà del nulla'', p. 157)
*[...] Proprio l'atteggiamento anti-classico, con cui gli opposti diventano i termini diadici di una tensione esistenziale fino ad una tragica identificazione («Dioniso contro il Crocifisso» diventerà 'Dioniso crocifisso'), costituisce lo stigma profondo di una filosofia in cui la «magia degli estremi» si risolve nella magia di una lotta a cui non è risparmiato l'orrore d'un sanguinoso campo di battaglia, di una atroce autodafé. [...] Sia in [[Jean Paul]]<ref>Il riferimento è a Jean Paul, ''Discorso di Cristo morto dall'alto dello universo, in cui si afferma che Dio non è'', in app. a F. Masini, ''Nichilismo e religione in Jean Paul'', Bari, 1974, pp. 107 ss. [Jean Paul, ''Rede des toten Christus'', in ''Werke'', a cura di N. Miller e G. Lohmann, 6 voll., München, 1959-1963, II, pp. 266-271] {{Cfr}} nota a p. 172 dell'opera.</ref> che in Nietzsche, la follia centrifuga in cui si disgrega l'edificio cosmico, la polverizzazione ontologica, la rottura di tutte le coordinate discendono dall'assenza di un centro di gravità costituito appunto da un ''Summum Ens'' (da ''Parte seconda, cap. quinto, ''L'autodafè del nichilismo'', p. 171)
*[...] E tuttavia è nella disciplina ritmico-musicale della danza – questo incatenamento del demone – che sembra riflettersi l'immagine stessa del «ritorno» come quella di un fluido dominio del movimento che incatena il divenire senza distruggerlo. La danza come armonia sensibile, in cui il mondo ritorna a sé con tutti i suoi esseri viventi gioiosamente restituiti al labirinto del caso, diventa in Nietzsche la prefigurazione di una esistenza nuovamente divinizzata, di una φύσις ancora piena di dèi [...] (da ''Parte terza, L'uomo che diviene'', p. 246)
*[...]{{NDR|In Nietzsche}} La malattia 'apre' le antinomie radicalizzandole, ma al tempo stesso 'dischiude' la possibilità di quel trascendimento estatico che rovescia gli opposti, l'estremo nell'estremo, l'assoluta afflizione-costrizione, la terribile ''Not'' dell'«uomo più brutto» nella ''Wende der Not'', la malattia mortale nella «superiore salute». [...] Mentre la trasfigurazione classica (si pensi al [[Lessing]] del ''Laocoonte'') svuota il tormento tragico nella compostezza del bello, in Nietzsche il volto di Dioniso «signore delle antitesi» (''Herr der Gegensätze''), irradia la sua insondabile gioia attraverso la maschera atroce di una sofferenza indicibile. (da ''Parte quarta , cap. I, Saggiare, tentare, provocare. Nietzsche e Th. Mann'', pp. 305-306)