Ferruccio Masini: differenze tra le versioni

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*[...] [[Friedrich Dürrenmatt|Dürrenmatt]] mira a innescare sul terreno di una cosciente mistificazione, che dalla manipolazione dei ''topoi'' drammatici trasferiti in moduli ''kitsch'' perviene alla contraffattura parodistica calcolata ''more geometrico'', un potenziale dirompente analogo a quello della «crisi» dialettica. In essa il radicalismo teologico-nichilista oppone il «no» dell'uomo e di un mondo inesorabilmente condannato, al «no» di Dio, fino alla loro consumazione, laddove il «colmo del peccato» diventa «il trionfo della grazia». (da ''L'incognita teologica nella tragicommedia di Dürrenmatt'', p. 359)
*[...] Le calcolate acrobazie dell'umorismo macabro si dissolvono. Nasce il grande disorientamento della disputa tra uomo e Dio, una disputa non solo secolarizzata nei travestimenti dei contendenti, ma anche stravolta nelle implicazioni assurde di una disperazione infaticabile, che si rovescia in speranza assoluta. <br/>La trascendenza del fatto teatrale, con tutta l'ambiguità delle sue pseudoallegorie e tutto l'inquietante sortilegio della sua intellettuale ''clownerie'', sembra adombrare nel gioco satiresco il «mistero» sacro, nel «Satyrspiel» il «Mysterienspiel». L'umanità di Dürrenmatt sta inesorabilmente «sotto la collera di Dio» (''unter dem Zorn Gottes'') come direbbe [[Karl Barth|Barth]]. (da ''L'incognita teologica nella tragicommedia di Dürrenmatt'', pp. 363-364)
 
==''Lo scriba del caos''==
*Il ricorrente rifiuto nietzscheano delle «idee moderne» non deve essere frainteso: la modernità per [[Nietzsche]] è ''più profonda'' di quanto non sembri a chi la idoleggia in termini di ottimistico progresso e di armonia morale. La modernità è sempre il riflesso di una reinterpretazione dell'antico per cui ci si può avvicinare alla sua essenza solo percorrendo una via tortuosa, un ''Um-weg'', come direbbe [[Walter Benjamin|Benjamin]]. Per questo l'«inattuale» è la prima «maschera» del filosofo che sarà poi l'oscuro trivellatore, «l'essere sotterraneo» di ''Aurora'', il divinatore d'enigmi, il «Dioniso crocifisso», nel cui sorriso straziato si cela l'ambigua complicità, la tragica solidarietà di decadenza e superamento della decadenza. Nietzsche traccia la carta nautica di un periplo temerario che segue anche i contorni del 'continente' sommerso.(da ''Interpretare Nietzsche'', pp. 45-46)
*{{NDR|Il concetto del tragico in Nietzsche}} [...] Se così è, se il terreno del 'tragico' è altro da quello di una razionalizzazione logocentrica o di una conciliazione dialettica, in senso hegeliano, della contraddizione, risulta evidente che la difficoltà di concettualizzare il tragico diventa essa stessa una prospettiva di lettura nella quale quest'ultimo emerge come tensione irrisolvibile, come gioco debordante e dislocante i significati, come eccesso, come infrenabile movimento estatico. Nel tragico sarebbe da vedersi dunque una preformazione di quella «magia degli estremi» a cui si riconduce il movimento trascendente-rovesciante della filosofia nietzscheana. (da ''Parte prima, Cap. II, Fisiologia del 'tragico' '', p. 93)
*L'unità della ''physis'' (che sarà per il Nietzsche maturo la ''dionysische Welt'' della doppia voluttà creativa-distruttiva) sta alla base della stessa conciliazione degli istinti apollineo e dionisiaco nella tragedia: questi istinti, infatti, possono essere concepiti sul piano della loro trascrizione metaforica come i lottatori di [[Eraclito]]. I lottatori sono le coppie dei contrari che si fronteggiano e si provocano ad una eterna contesa sulla grande arena cosmica. Il loro confronto è anche un consentire insieme: essi si ghermiscono e si serrano l'uno all'altro per soggiogarsi, ma sono solidali nell'abbraccio di una lotta che li divide e al tempo steso li unisce. (da ''Parte prima, Cap. II, Fisiologia del 'tragico' '', pp. 101-102)
*Il rovesciamento di un opposto nell'altro, come la μεταβολή di Eraclito, non è sussumibile nella logica; di qui la vicinanza di quest'ottica alla dialettica [[Kierkegaard|kierkegaardiana]] del 'salto qualitativo', per la fondamentale riduzione, comune ad entrambi, della mediazione a paradosso e per la disintegrazione dell'identità logico-metafisica in cui si realizzava, per [[Hegel]], la 'concretezza' razionale speculativa dell'Idea. <br/> Mentre per Hegel la scissione (''Entzweiung'') è la fonte del «bisogno della filosofia»,<ref>G. W .F. Hegel, ''Differenz des Fichteschen und Schellingschen System'', in ''Werke'', Berlin, 1832, I, p. 172, {{Cfr}}nota di F. Masini a p. 114 dell'opera.</ref>» per Nietzsche è la filosofia che identificandosi nel movimento 'estatico' della vita ''produce'' la scissione, esaspera i contrasti, impedendo perennemente una dialettica ''Aufhebung'' e una conciliazione assoluta.[...] (da ''Parte Seconda, cap. I, Per una filosofia degli estremi'', p. 114)
*È la «magia dell'estremo» l'elemento alchemico, 'mercuriale', del nichilismo nietzscheano e al tempo stesso il catalizzatore d'un processo sperimentale di esaustione del nichilismo stesso. Infatti è questa magia ad evocare una posizione estrema per superarla non già attraverso una mediazione, bensì attraverso un suo 'assoluto' rovesciamento nell'estremo opposto: sta in ciò la tensione di un 'confronto con il nulla' concepito come oltrepassamento. Nel nichilismo, in questo senso, si nasconde una comprensione della crisi che svolge fino in fondo tutte le sue contraddizioni esasperandole sino a un limite insostenibile, sino a provocare eccentricamente il suo 'trascendimento'. (da ''Parte Seconda, cap. I, Per una filosofia degli estremi'', p. 121)
*L'autodistruzione è l'ultimo atto del nichilismo attivo che si autodistrugge in quanto la volontà di distruzione, enormemente potenziata, si abbatte su se stessa: è di qui che Nietzsche si presenta come Zarathustra, «colui che va oltre»: «Ich liebe die – dirà nello ''Zarathustras Vorrede'' – welche nicht zu leben wissen, es sei denn als Untergehende, denn es sind die Hinübergehenden»<ref>«Io amo coloro che non riecono a vivere se non come tramontanti, poiché sono essi quelli che vanno oltre», da ''Also sprach Zarathustra'', ''Schlechta, Werke in drei Bänden'', II, p. 282 (4). Friedrich Nietzsche, ''Werke in drei Bänden'', a cura di K. Schlechta, München, Hanser, ovv. Darmstadt (Wiss. Buchges.), s.d. (1954 ss.) (Index-Band),{{Cfr}} nota di Ferruccio Masini a p. 157 dell'opera.</ref> (da ''Parte seconda, Cap. terzo, il ''Freigeist'' e la volontà del nulla'', p. 157)
*[...] Proprio l'atteggiamento anti-classico, con cui gli opposti diventano i termini diadici di una tensione esistenziale fino ad una tragica identificazione («Dioniso contro il Crocifisso» diventerà 'Dioniso crocifisso'), costituisce lo stigma profondo di una filosofia in cui la «magia degli estremi» si risolve nella magia di una lotta a cui non è risparmiato l'orrore d'un sanguinoso campo di battaglia, di una atroce autodafé. [...] Sia in [[Jean Paul]] che in Nietzsche, la follia centrifuga in cui si disgrega l'edificio cosmico, la polverizzazione ontologica, la rottura di tutte le coordinate discendono dall'assenza di un centro di gravità costituito appunto da un ''Summum Ens'' (da ''Parte seconda, cap. quinto, ''L'autodafè del nichilismo'', p. 171)
*[...] E tuttavia è nella disciplina ritmico-musicale della danza – questo incatenamento del demone – che sembra riflettersi l'immagine stessa del «ritorno» come quella di un fluido dominio del movimento che incatena il divenire senza distruggerlo. La danza come armonia sensibile, in cui il mondo ritorna a sé con tutti i suoi esseri viventi gioiosamente restituiti al labirinto del caso, diventa in Nietzsche la prefigurazione di una esistenza nuovamente divinizzata, di una φύσις ancora piena di dèi [...] (da ''Parte terza, L'uomo che diviene'', p. 246)
*[...]{{NDR|In Nietzsche}} La malattia 'apre' le antinomie radicalizzandole, ma al tempo stesso 'dischiude' la possibilità di quel trascendimento estatico che rovescia gli opposti, l'estremo nell'estremo, l'assoluta afflizione-costrizione, la terribile ''Not'' dell'«uomo più brutto» nella ''Wende der Not'', la malattia mortale nella «superiore salute». [...] Mentre la trasfigurazione classica (si pensi al [[Lessing]] del ''Laocoonte'') svuota il tormento tragico nella compostezza del bello, in Nietzsche il volto di Dioniso «signore delle antitesi» (''Herr der Gegensätze''), irradia la sua insondabile gioia attraverso la maschera atroce di una sofferenza indicibile. (da ''Parte quarta , cap. I, Saggiare, tentare, provocare. Nietzsche e Th. Mann'', pp. 305-306)
*La conversione, sia pure mitica, delle contraddizioni non mira, in realtà, ad eliminarle o a mascherarle: la regressione può essere una fuga dal sociale, ma può anche costituire il sintomo di una radicalizzazione delle contraddizioni che non possono essere più in alcun modo dissimulate o esorcizzate. Il rifiuto dell'umanesimo come cardine di un mondo di valori consacrato dal potere borghese ha nella sua intima sostanza, questo significato. «Il caos non si lascia truccare» ed è proprio il motivo dell'inesorabilità del caos a legare strettamente Nietzsche all'[[Espressionismo]]. (da ''Parte quarta, cap. II, L'uomo senza contenuto. Nietzsche e l'espressionismo''. p. 319)
 
 
==Note==
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*Ferruccio Masini, ''Aforismi di Marburgo'', Spirali, 1983.
*Ferruccio Masini, ''Gli schiavi di Efesto. L'avventura degli scrittori tedeschi del novecento.'', Editori Riuniti, Roma, 1981.
*Ferruccio Masini, ''Lo scriba del caos. Interpretazione di Nietzsche'', Il Mulino, Bologna, 1978.
 
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