Maurizio Ferraris: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Maurizio Ferraris==
*{{NDR|Su [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]]}} Era un accanito lettore di giornali e se fosse vissuto oggi sarebbe sul Web tutto il giorno, nonostante i problemi di vista.<ref>Citato in ''Focus Storia'', n. 64, febbraio 2012, p. 108.</ref>
*In un recente scambio epistolare che abbiamo avuto a proposito di ''[[Martha Nussbaum#Non per profitto|Non per profitto]]'' la [[Martha Nussbaum|Nussbaum]] ha sottolineato che il suo progetto comporta tre esigenze fondamentali. «La prima è l'attività socratica del promuovere la capacità di ogni persona di auto-esaminarsi e auto-chiarirsi, favorendo una cultura pubblica deliberativa più riflessiva, in cui si sia meno influenzati di quanto lo siamo ora dagli altri, dall'autorità e dalla moda. La seconda è la capacità di pensare come "cittadini del mondo", con una conoscenza adeguata della storia del mondo, dell'economia globale, e delle principali religioni mondiali. La terza è coltivare l'immaginazione simpatetica. Già i bambini sono capaci di immedesimarsi nella posizione degli altri, ma questa capacità ha bisogno di essere sviluppata, se deve rendere i cittadini capaci di pensarsi al di fuori del loro circolo ristretto e assumere le posizioni di gente molto diversa da loro. Una democrazia non può durare molto senza queste tre abilità. E non possiamo assumere che esse compariranno magicamente dal nulla, senza che vengano deliberatamente coltivate attraverso l'educazione».<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/02/22/martha-nussbaum.html Martha Nussbaum]'', ''la Repubblica'', 22 febbraio 2011.</ref>
*Non è lontano il giorno in cui lo [[specismo]] ci risulterà altrettanto inaccettabile che il razzismo, ma perché ciò avvenga bisogna non cedere alla retorica e lavorare con finezza di analisi e con sottigliezza dialettica. È quello che fa in questo libro {{NDR|''Il maiale non fa la rivoluzione''}} [[Leonardo Caffo]], il più promettente, versatile e originale tra i giovani filosofi italiani.<ref>Citato in Leonardo Caffo, ''Il maiale non fa la rivoluzione: manifesto per un antispecismo debole'', Sonda, Casale Monferrato, 2013, quarta di copertina. ISBN 978-88-7106-701-8</ref>
*{{NDR|Su [[Papa Benedetto XVI|Benedetto XVI]]}} Pontefice molto moderno: è un conservatore ma sotto questo profilo è molto innovatore, molto aperto alle tecnologie anche perché, storicamente, c'è una dottrina sociale della Chiesa estremamente attenta ai mezzi di comunicazione di massa come la radio e la tv. C'è un'idea che bisogna fare apostolato attraverso strumenti più evoluti.<ref>Citato in ''[http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=3649&ID_sezione=524&sezione= "Papa più moderno dello Stato"]'', ''La Stampa.it'', 24 gennaio 2011.</ref>
 
{{int|''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/08/08/il-ritorno-al-pensiero-forte.html Il ritorno al pensiero forte]''|''la Repubblica'', 8 agosto 2011.}}
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==''Manifesto del nuovo realismo''==
*Il postmodernismo ha trovato una piena realizzazione politica e sociale. Gli ultimi anni hanno infatti insegnato una amara verità – e cioè che il primato delle interpretazioni sopra i fatti, il superamento del mito della oggettività si è compiuto, ma non ha avuto gli esiti emancipativi profetizzati dai professori. [...] Il mondo vero certo è diventato una favola, anzi [...] è diventato un ''[[reality]]'', ma l'esito è stato il [[populismo]] mediatico, un sistema nel quale (purché se ne abbia il potere) si può pretendere di far credere qualsiasi cosa. Nei telegiornali e nei [[talk show]] si è assistito al regno del "''Non ci sono fatti, solo interpretazioni''", che – con quello che purtroppo è un fatto non una interpretazione – ha mostrato il suo significato autentico: "''La ragione del più forte è sempre la migliore''". (pp. 5-6)
*L'ambito in cui lo [[scetticismo]] e l'addio alla verità hanno mostrato il loro volto più aggressivo è stata la politica. Qui la deoggettivizzazione post-moderna è stata, esemplarmente, la filosofia della amministrazione Bush, che ha teorizzato che la realtà fosse semplicemente la credenza di "comunità basate sulla realtà", cioè di sprovveduti che non sanno come va il mondo. Di questa prassi abbiamo trovato la più concisa enunciazione nella risposta di un consulente di [[George W. Bush|Bush]] al giornalista [[Ron Suskind]]<ref>Ferraris{{cfr}} cita da:{{en}} R. Susskind, ''[http://www.nytimes.com/2004/10/17/magazine/17BUSH.html?_r=2& Faith, certainity and the presidency of George W. Bush]'', "''New York Times magazine"'', 17 ottobre 2004.</ref>: "''Noi siamo ormai un impero, e quando agiamo creiamo una nostra realtà. Una realtà che voi osservatori studiate, e sulla quale poi ne creiamo altre che voi studierete ancora''". Una arrogate assurdità, certo: ma otto anni prima il filosofo e sociologo [[Jean Baudrillard]] aveva sostenuto che la [[Guerra del Golfo]] altro non era che finzione televisiva. (p. 23)
*Invece di riconoscere il reale e immaginare un altro mondo da realizzare al posto del primo, [il postmodernismo] pone il reale come favola e assume che questa sia l'unica liberazione possibile: sicché non c'è niente da realizzare, e dopotutto non c'è nemmeno niente da immaginare: si tratta al contrario, di credere che la realtà sia come un sogno che non può fare male e che appaga. (p. 24)
*Il [[realismo]] è la premessa della critica, mentre all'[[irrealismo]] è connaturata l'acquiescenza, la favola che si racconta ai bambini perché prendano sonno. (p. 30)
*Nel costruzionista osserviamo [...] una strategia [...] che esalta la funzione del professore nella costruzione della realtà: il suo testo fondamentale è ''Le parole e le cose'' di [[Michel Foucault|Foucault]], dove si legge che l'uomo è costruito dalle scienze umane, e che potrebbe scomparire con loro.<ref>In nota Ferraris richiama ilun brano di [[Michel Foucault]] secondo cui: '' «L'uomo è un'invenzione di cui l'archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente. E forse la fine prossima''.» {{Cfr}} Michel Foucault, ''Le parole e le cose'' [1966], Rizzoli, Milano, 1967 (1966), p. 444 ({{sic)|444}}, ma in realtà 414.</ref> (pp. 43-44)
*Affermare che tutto è socialmente costruito e che non ci sono fatti, solo interpretazioni, non è decostruire ma, al contrario, formulare una tesi – tanto più accomodante nella realtà quanto più è critica nella immaginazione – che lascia tutto come prima. (p. 70)
*Ben lungi dall'essere fluida, la modernità è l'epoca in cui le parole sono pietre, e in cui si attua l'incubo del ''verba manent''. (p. 78)