Friedrich Georg Jünger: differenze tra le versioni

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*Nella vista di Omero, nel suo veder con gli occhi, si trova indiviso ciò che il tempo più tardi dividerà. Nel pensiero la percezione dell'essere viene divisa dalla natura delle cose e la luce appartenente all'apparizione separata da essa. Il pensiero che esegue questa separazione cerca di rimuoverla e si allontana da essa. La sua verità non può ormai essere di nuovo la luce; la lingua in cui si presenta, la parola scritta, parlata, ascoltata presuppone che essa sia libera dalla luce ingannevole. Lingua e e pensiero qui non sono più una cosa sola, e in ciò si trova una contraddizione che è riscontrabile in ogni [[metafisica]]. (p. 60)
*Cosa accade quando gli {{sic|dèi}} dell'Olimpo si allontanano e passano in secondo piano? Si manifesta la fatalità della vita umana, che è tutt'uno con la sua storia. Fato e necessità diventano tutt'uno e la necessità si fa valere costrittiva e imperante. A ciò allude la frase di [[Empedocle]], che la grazia detesta la necessità, difficile da sopportare, difficile da tollerare. <br/>Il leggiadro movimento di grazie, ore e muse è una [[danza]] che non segue il bisogno, in cui non si rende sensibile alcuna necessità. Il movimento leggiadro a cui assistiamo, che non ha di sé alcuna coscienza, annulla in noi la forza di gravità a cui siamo assoggettati, ci toglie un peso. (p. 67)
 
==''Saggio sul gioco''==
*Tutto deve avere un'[[utilità]]? No, e sarebbe pazzesco rispondere affermativamente a questa domanda là dove ha inizio il gioco. Sarebbe brutto se tutto dovesse portarci un utile. Certo, l'accesso a questo modo di vedere rimane sbarrato a coloro che si muovono nel giro della produzione e del consumo, nella circolazione dello sfruttamento che utilizza anche gli uomini. Difficilmente costoro comprendono che l'inutile, o l'inutilizzato, è comunque la premessa di ciò che può intendersi come utile. Se non esistesse più l'inutilizzato anche il nostro utile sparirebbe rapidamente e verrebbe consumato nello sfruttamento. All'inutilità del gioco si lega il fatto che esso non può essere sfruttato. (da ''Premessa'', p. 29-30)
*Secondo i Greci i [[gioco|giochi]] di fortuna erano nelle mani di Hermes; da lui dipendeva la vincita o la perdita. Peraltro da quale altro dio potevano dipendere? Possiamo anche dire, per rimanere nel mito, che Tyche e Ananke sono una cosa sola che si separa nel gioco perché l'una muove verso il vincitore l'altra verso il perdente. Il vincitore non vuol accettare che Tyche è anche Ananke e il perdente non riconoscerà in Ananke Tyche. (da ''Giochi di carte'', p. 51)
*Le [[distanza|distanze]] sono qualcosa di vivente, e una loro infrazione incide profondamente nella vita. Le distanze ci fanno capire che non finiamo dove l'epidermide stabilisce i confini del corpo. (da ''Rappresentazione di sé o dell'altro'', p. 89)
*Che il [[record]] non sia una peculiarità del gioco è evidente già dal fatto che record si possono stabilire anche per le prestazioni lavorative o altre prestazioni in genere. Giochi che prevedono autentici record sono quelli olimpici che molto inesattamente sono così detti se non altro perché si sono allontanati molto dall' Olimpo. (da ''Record'', p. 150-151)
*La bambola nella vetrina di un negozio di giocattoli non è ancora un giocattolo e non lo diventerà mai, se non tra le braccia di un bambino. Una merce non è mai un giocattolo, e un giocattolo non è mai una merce. (da ''Giocattolo'', p. 157)
*La via degli [[dei]] verso gli uomini è un riportare al giusto ciò che è folle e un far diventare folle ciò che è giusto. (da ''Amore e gioco'', p. 180)
 
 
==Note==
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*Friedrich Georg Jünger, ''La perfezione della tecnica'', prefazione di Marino Freschi, traduzione dal tedesco di Matilde de Pasquale, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2000.
*Friedrich Georg Jünger, ''Miti e mitologia'', in ''I Quaderni di Avallon, Il potere del mito'', pp. 49-67, traduzione dal tedesco di Cristina Ferrari. Editore Il Cerchio, Rimini, 1991.
*Friedrich Georg Jünger, ''Saggio sul gioco. Una chiave per comprenderlo'', introduzione di Marino Freschi, a cura di Matilde de Pasquale, traduzione dal tedesco di Matilde de Pasquale, Ideazione Editrice, Roma, 2004. ISBN 8886812612.
 
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