Silvio D'Arzo: differenze tra le versioni

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'''Silvio D'Arzo''', pseudonimo di '''Ezio Comparoni''' (1920 – 1952), scrittore italiano.
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*Non so se sia eccesso o mancanza di [[sensibilità]], ma è un fatto che le grandi tragedie mi lasciano quasi indifferente. Ci sono sottili dolori, certe situazioni e rapporti, che mi commuovono assai di piú di una città distrutta dal [[fuoco]]. (da ''Due vecchi'', p. 67)
*Ma noi, il mio povero Enrico, abbiamo piú di sessant'anni e siam soli: oggi ho dovuto convincermi che l'essere o il considerarsi felici è un lusso che ormai non ci possiamo permettere piú: cosí come la dignità di una volta, la fierezza e tante altre cose di quel tempo. Noi abbiamo tre, quattro anni da vivere ancora: forse — Dio non voglia — anche cinque: e ho pensato che per noi non c'era altro dovere che questo: di potere aspettare, giorno per giorno, la fine. [...] <br>Tutto ciò è triste, povero Enrico: tutto ciò è cosí triste ch'io non riesco a trovare nessuna parola di speranza o di scusa. Sono le due e dormi ancora. Hai il respiro piuttosto pesante. E non sai ancora niente. (da ''Due vecchi'', p. 78)
*A sinistra, lontano, s'alzava un'alba color neve sporca: l'ora in cui agli angoli delle vie e contro i vetri, assieme agli insetti morti e alle bestiole distrattamente uccise nel buio e alle spazzature e ai rifiuti, si va raccogliendo tutto il [[grigio]] carico d'infamie, d'indifferenze, di stanchezza, di disperazione, di compromessi ed oblii di un'intera giornata nel mondo. (da ''Un minuto così'', p. 92)
*Non ci andai. E tre giorni piú tardi, quando lo rividi a un trenta passi da me con quella sua aria un po' oscena, non desiderai che sparirgli davanti, e imbucai il primo viottolo. E cosí il giorno dopo. E cosí anche oggi, che c'è passato di mezzo qualcosa come un tre anni e anche piú. E cosí prevedo che dovrà essere sempre, fino a quando non verremo ancora a trovarci, in un'alba color di neve sporca, dopo una festa paesana, amici testimoni di un mondo privo di pietà, di memoria e speranza.<br>Tutto questo è piuttosto ridicolo, no? (da ''Un minuto così'', p. 93)
*Se ci fu mai poema che ricostruì, che 'fermò' – non rimpianse, o ricordò, o commentò, o tentò idealizzare secondo il vezzo lunare di ieri – quei nostri giorni, e sensazioni, e colori, e proporzioni, e desideri e maschi rilievi e ingenuo amore di stragi e innocenti ferocie e ogni altro aspetto di quei nostri giorni, è appunto il libro di [[Robert Louis Stevenson|Stevenson]]. {{NDR|''[[L'isola del tesoro]]''}}<ref>Citato in Domenico Scarpa, ''L'arcipelago'', prefazione a Robert Louis Stevenson, ''L'isola del tesoro'', traduzione di Lilla Maione, Universale Economica Feltrinelli, X ed., Milano, 2014, p. 16</ref>
 
==''Casa d'altri''==