Robert Musil: differenze tra le versioni

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*I [[filosofi]] sono dei violenti che non dispongono di un esercito e perciò si impadroniscono del mondo rinchiudendolo in un [[sistema]]. (cap. 62)
*Per nessuna cosa ho così poco talento come per me stesso. (cap. 66, p. 308)
*La Chiesa cattolica ha commesso un grave errore limitandosi a minacciare di morte e a costringere all'abiura un uomo simile, invece di ammazzarlo senza tanti complimenti: perché dal modo suo e degli spiriti a lui affini di vedere le cose avrebbero poi tratto origine [...] gli orari ferroviari, le macchine utensili, la psicologia fisiologica e l'attuale corruzione morale cui la Chiesa stessa non riesce più a far fronte. Probabilmente ha commesso questo errore per troppa accortezza, perché [[Galileo Galilei|Galieli]] non era soltanto lo scopritore della legge della caduta dei gravi e del moto della terra, ma anche un inventore al quale si interessava, come si direbbe oggi, il grande capitale. (cap. 72)
*Sua Signoria {{NDR|Il conte Leinsdorf}} aveva una spiccata avversione per quella che chiamava "[[letteratura]] e nient'altro". Era un'idea che per lui si associava con ebrei, giornali, librai avidi di reclame, e spirito borghese liberale che produce per denaro e che chiacchiera a vuoto, e la frase "letteratura e nient'altro" era diventata una sua espressione abituale. (cap. 76)
*Certi interrogativi sono stati tolti dal cuore degli uomini. Per i pensieri sublimi hanno creato qualcosa come degli stabilimenti di pollicoltura, che si chiamano letteratura, filosofia o teologia, e là i pensieri si riproducono a modo loro, senza controllo, il che va benissimo perché con una tale proliferazione nessuno si rimprovera più di non occuparsene personalmente. (cap. 76)
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*Un uomo che vuole la verità, diventa scienziato; un uomo che vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore; ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i due?
*Si rimproverò con veemenza: «Se io valessi qualcosa non sarei mai arrivata a questo punto!>> [...]anche ora non era capace di immaginare la sua vita e non aveva nessuna idea di come avrebbe dovuto essere. [...] Allora tutto sarebbe finito, senza che nulla mai ci fosse stato. (cap. 9, p. 829)
*“Noi siamo l'epoca della scheda elettorale! (…) Il tempo presente è antifilosofico e vile; non ha il coraggio di decidere che cosa ha valore e che cosa non ne ha, e democrazia, per dirlo con la massima concisione, significa: 'Fai quello che accade!” (Robert Musil, “L'uomo senza qualità”, pag. 807 - Einaudi, 1978)
*Se il padre è povero, i figli amano il denaro; se il padre è ricco, i figli amano l'umanità. (II, cap. 37, Einaudi, 1957)
*Bisogna tornare a impossessarsi dell'irrealtà! La realtà non ha più senso! (1978, p. 558)
*“NoiNoi siamo l'epoca della scheda elettorale! ([)] Il tempo presente è antifilosofico e vile; non ha il coraggio di decidere che cosa ha valore e che cosa non ne ha, e democrazia, per dirlo con la massima concisione, significa: 'Fai quello che accade!' (Robert Musil1978, “L'uomo senza qualità”, pagp. 807 - Einaudi, 1978)
*L'uomo, giustamente chiamato l'animale parlante, è l'unico che, anche per la riproduzione, abbia bisogno di parlare. [...] Pare che in lui l'ebrezza dell'amore sia consustanziale all'ebrezza del discorrere.” (1978, p. 1071)
*Si ama una certa persona nonostante tutto, e anche per nessuna ragione; e ciò significa che il tutto è un'illusione, o che quest'illusione è un tutto, com'è un tutto il mondo, dove non si muove una foglia senza che l'Onnisenziente se ne accorga. (1978, p. 1074)
*Fra noi militari l'essenziale è poter sempre annunziare qualche progresso; un certo ottimismo è indispensabile anche nella sconfitta, lo comporta il mestiere… (II, cap. 38, Einaudi, 1957)
*La [[morale]] è fantasia. (2013)
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==Bibliografia==
*Robert Musil, ''L'uomo senza qualità'', Einaudi, Tornio, 1978.
*Robert Musil, ''Congiungimenti'' (''Vereinigungen''), traduzione di Giovanni Spagnoletti, introduzione di [[Claudio Magris]], Newton Compton editori, 1991.
*Robert Musil, ''L'uomo senza qualità'', a cura di Adolf Frisé, traduzione di Anita Rho, Einaudi, Torino, 1996.