Leonardo da Vinci: differenze tra le versioni

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*Vedendo il [[castagna|castagno]] l'uomo sopra il [[fico]], il quale piegava inverso sé i sua rami, e di quelli ispiccava i maturi frutti, e quali metteva nell'aperta bocca disfacendoli e disertandoli coi duri denti, crollando i lunghi rami e con temultevole mormorio disse: «O fico, quanto se' tu men di me obrigato alla natura! Vedi come in me ordinò serrati i mia dolci figlioli, prima vestiti di sottile camicia, sopra la quale è posta la dura e foderata pelle, e non contentandosi di tanto beneficarmi, ch'ell'ha fatto loro la forte abitazione, e sopra quella fondò acute e folte spine, a ciò che le mani dell'homo non mi possino nuocere.» Allora il fico cominciò insieme co' sua figlioli a ridere, e ferme le risa, disse: «Conosci l'omo essere di tale ingegno, che lui ti sappi colle pertiche e pietre e sterpi, tratti infra i tua rami, farti povero de' tua frutti, e quelli caduti, peste co' piedi e co' sassi, in modo ch'e frutti tua escino stracciati e storpiati fora dell'armata casa; e io sono con diligenza tocco dalle mani, e non come te da bastoni e da sassi.» (''Il castagno e il fico'')
 
==''Bestiario'' o ''Le allegorie''==
*[[Calandra (uccello)|Calendrino]] è un uccello, il quale si dice, che essendo esso portato dinanzi a uno infermo, che se 'l detto infermo deve morire, questo uccello li volta lato, sta per lo contrario e mai lo riguarda; e, se esso infermo deve iscampare, questo uccello mai l'abbandona in vista, anzi è causa di levarli ogni malattia. (''Amore di virtù''; 1979, p. 51)
*Del [[nibbio]] si legge che, quando esso vede i suoi figlioli nel nido esser di troppa grassezza, che egli gli becca loro le coste, e tiengli sanza mangiare. (''Invidia''; 1979, p. 51)
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*La [[sirena|serena]] sì dolcemente canta, che addormenta i marinari, e essa monta sopra i navili, e occide li addormentati marinari. (''Lusinghe over soie''; 1979, p. 54)
*Benché le [[pernice|pernici]] rubino l'ova l'una all'altra, non di meno i figlioli, nati d'esse ova, sempre ritornano alla lor vera madre. (''Verità''; 1979, p. 54)
*La [[volpe]], quando vede alcuna torma di sgazze o taccole o simili uccelli, subito si gitta in terra in modo, colla bocca aperta, che par morta; e essi occelli le voglian beccare la lingua, e essa gli pigliala testa. (''Falsità''; 2012, § 19)
*La [[talpa]] ha li occhi molto piccioli,piccoli e sempre sta sotto terra, e tanto vive, quanto essa sta occulta, e, come viene alla luce, subito more, perché si fa nota. cosìCosì la [[bugia|bugìa]]. (''BugiaBusia''; 19792012, p.§ 5520)
*La [[lepre]] sempre teme, e le foglie, che caggiano dalle piante per autunno, sempre la tengano in timore e, 'l più delle volte, in fuga. (''Timore over viltà''; 1979, p. 55)
*Il [[falco|falcone]] non preda mai, se non l'uccelli grossi, e prima si {{sic|lascierebbe}} morire, che si cibassi de' piccioli, e che mangiasse carne fetida. (''Magnanimità''; 1979, p. 55)
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==Bibliografia==
*Leonardo da Vinci, ''Aforismi, novelle e profezie'', Tascabili Economici Newton, Roma, 1993. ISBN 88-7983-290-5
*Leonardo da Vinci, ''Bestiario'', in ''Scritti letterari'', a cura di Augusto Marinoni, BUR, 2012. ISBN 978-88-58-63198-0
*Leonardo da Vinci, ''Favole'', in ''Scritti letterari'', a cura di Augusto Marinoni, BUR, 2005.
*Leonardo da Vinci, ''Le allegorie'', in ''Frammenti letterari e filosofici'', a cura di Edmondo Solmi, Giunti Barbèra, Firenze, 1979.