Aldo Palazzeschi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Aldo Palazzeschi==
*{{NDR|Un romanzo lo ha dedicato a Roma}} A Roma con tutte le prerogative di questa città, con tutte le cose che ho visto e delle quali sono stato spettatore: Roma cattolica, del [[Cattolicesimo]], del Cristianesimo. Il mio romanzo vuol dire questo: le cose più belle del Cristianesimo sono l'elevazione degli umili e i dogmi, che mi entusiasmano: perché io ho il senso soprannaturale. Per me le cose più belle della religione sono precisamente i dogmi, sui quali tanti vogliono discutere: i dogmi non si discutono, si credono. (dall<ref>Dall'intervista di [[Elio Filippo Accrocca]] per il programma radiofonico ''Bellosguardo'', Rai, febbraio 1962<ref>Citato; citato in Elena Stancanelli, [http://roma.repubblica.it/dettaglio/la-citta-il-principe-e-checco-vita-e-romanzo-di-palazzeschi/1341023/1 ''La città, il Principe e Checco. Vita e romanzo di Palazzeschi''], ''Repubblica.it'', 16 luglio 2007.</ref>)
*Che cosa m'importa di volare come il passero o la rondine quando la mia mente rimane quella del passero o della rondine?... [[Dio]] ha dato all'uomo la [[fantasia]] macchina senza quote, senza limite, senza confine, il cui motore non è suscettibile di avarie né le eliche devono essere mai riparate, la fantasia per arrivare dovunque, per arrivare fino a Lui senza disturbare le officine.<ref>Dall'intervista (citato indi Franco Antonicelli, ''Scrittori in casa : Visita a Palazzeschi'', ''La Stampa'', 6 aprile 1955).</ref>
*Coloro che furono avanguardisti cinquant’anni fa, saranno i più acerrimi nemici degli avanguardisti d’oggi, giacché la loro [[Futurismo|avanguardia]] è passata alla storia senza che se ne siano accorti, e a quella come ostriche sono rimasti attaccati. E dunque, caro [[Edoardo Sanguineti|Sanguineti]], che cos’è mai questa avanguardia?. (da<ref>Da ''Corriere della Sera'', 22 ottobre 1966).</ref>
*Come tutti i principali collaboratori della ''Voce'', accettai la [[guerra]] come un fatto naturale. Non eravamo guerrafondai, intendi bene. Ma riconoscevamo che la guerra fa parte della vita, essendo la vita lotta e conquista. La [[guerra]], anzi, con le sue regole e i suoi limiti, costituisce un passo avanti rispetto alle lotte barbariche. Il nemico, nella guerra, rappresenta l'ostacolo al raggiungimento di un fine, non una bestia da sgozzare. Perciò permette e anzi favorisce la pietà per il ferito, la compassione per il vinto, una volta che l'ostacolo è superato. Conquistata la trincea, i nemici tornano uomini e fratelli.<ref>Dall'intervista (Citato indi E. Cavalli, ''Palazzeschi vuol divertirsi'', in ''La Fiera letteraria'', 1 ottobre 1972).</ref>
*Dir male del governo è tanto facile quanto è difficile governar bene. (da<ref>Da ''Cinema'', a cura di Maria Carla Papini, Edizioni di storia e letteratura, Roma, p. 20).</ref>
*È un mistero {{NDR|la [[morte]]}}, almeno per me. Quando verrà vedrò. Non la temo, piuttosto sono curioso e aperto a qualsiasi possibilità, non avendo dati per fare previsioni.<ref>Dall'intervista (Citato indi P. Petroni, ''Incontro con Aldo Palazzeschi'', in ''Ecos'', II 11-12, dicembre 1973-gennaio 1974).</ref>
*Gli [[antifascismo|antifascisti]] hanno voluto dimostrare di essere della medesima lega, identica dei fascisti, anzi peggio, perché venuti dopo ci sono riusciti perfettamente. (da<ref>Da una lettera a [[Marino Moretti]] del 28 giugno 1946<ref>Citato; citato in ''Carteggio vol. III, 1940-1962 / Marino Moretti, Aldo Palazzeschi''; a cura di Francesca Serra, Storia e Letteratura, Roma 2000, p. 79.</ref>)
*''I fratelli Cuccoli'' racchiudono la massima parte e il punto più elevato della gioiosa e insieme dolorosa poesia della mia [[anima]]. Quel protagonista, davanti al quale i critici si sentirono disorientati giudicandolo un troppo audace miscuglio di [[realtà]] e di surrealismo, è il personaggio che più mi assomiglia. Si vede che io stesso fui un'audace mescolanza di surreale e di realtà. Ed è scopo evidente di quel lavoro il superamento della ricerca psicologica. (Aldo Palazzeschi,<ref>Citato in ''Ritratti su misura di scrittori italiani'', a cura di [[Elio Filippo Accrocca]], Venezia, Sodalizio del libro, 1960, pp. 312-314).</ref>
*Il romanzo {{NDR|''Roma''}} lo immaginai vedendo tanti di quegli uomini [[cattolicesimo|cattolici]] integrali, sentendo una certa atmosfera nella quale giganteggiavano, sempre più isolate, talune figure di [[nobiltà|nobili]], Alla fin fine, si vede che il Principe, attorno al quale ruota tutto un ambiente nuovo, tutto un mondo nuovo, spregiudicato, vano, falso, è sullo stesso piano del servitore. Che cosa hanno in comune Filippo di Santo Stefano e il sor Checco? Ma la fede, la comunanza di virtù, di ideali, di religione, insomma! Il cristianesimo è l'elevazione degli umili. Quell'uomo, il sor Checco, è come il Principe e il Principe è come lui. Una affinità molto difficile da comprendere, coi tempi che corrono. Ma è una realtà; è così.<ref>Dall'intervista (citato indi Giovanni Lugaresi, ''Il romanzo di Palazzeschi sui teleschermi'', ''Roma; in'', ''Il Gazzettino'', 22 febbraio 1974).</ref>
*Io sono sempre stato [[religione|religioso]]. Come mia madre che veniva da una lunga famiglia di preti. Adesso, forse più di una volta, sono attratto dal soprannaturale. Mi affascinano soprattutto i [[dogma|dogmi]]: non sono impalcature gelide, ma fervide astrazioni ricche di poesia. (citato<ref>Citato in ''Aldo Palazzeschi a Roma: atti della Giornata di studi, Casa di Goethe, Roma, 20 aprile 2009'', a cura di Gino Tellini, Società editrice fiorentina, Firenze 2011, p. 225).</ref>
*L'uomo che attraverserà coraggiosamente il [[dolore]] umano godrà lo spettacolo del suo [[Dio|Signore]], tutte le sue ferite verranno rimarginate e chiuse per sempre, questo reale purgatorio che egli impose, lavacro del peccato originale, per goderne primo Lui e comunicargli lo stesso bene, Egli, essere perfettissimo che non ha nelle purissime membra una sola cicatrice del dolore. (da<ref>Da ''L'antidolore'', Mondadori, 1958<ref>Citato; citato in A. Palazzeschi, ''Tutti i romanzi'', vol. 1, Mondadori, Milano, 2004, pp. 1236-37.</ref>)
*{{NDR|Parlando dell'elezione di [[Giuseppe Saragat]] a Presidente della Repubblica Italiana}} La [[Democrazia Cristiana|democrazia Cristiana]] si è rivelata senza più veli quella bagascia da culo che è, cosa tristissima per chi aveva creduto potesse venire da quella parte saggezza e equilibro, e il parlamento qualcosa da farci vergognare di essere italiani. Ma quelli non hanno che un pensiero, il loro posto e il loro partito [...] Bene hanno fatto quei [[monarchia|monarchici]] che al momento dell'elezione, allo scoppio del falso entusiasmo, si sono messi a gridare: "Evviva il [[Re]]! ". I creatori di operette sono stati superati dal primo all'ultimo [...] I popoli hanno il governo che meritano. (da<ref>Da una lettera a [[Marino Moretti]] del dicembre 1964<ref>Citato; citato in ''Carteggio vol. IV, 1963-1974 / Marino Moretti, Aldo Palazzeschi''; a cura di Alessandro Pancheri, Storia e Letteratura, Roma 2001, p. 152.</ref>)
*La loro [[maestro|maestra]] sarà obesa, idropica, ammalata di elefantiasi; avrà l'asma, i piedi piatti, calva, guercia, nana, gobba, scalcinata, tutta bitorzoli, con la coda, oppure secca e lunga lunga come una serpe che sia drizzata, e agiterà la linguina davanti alla scolaresca [...] emetterà grida come quando nitrisce un cavallo. Queste verranno, ad insaputa della scolaresca, messe una accanto all'altra, una sopra una sotto, fatte piangere, farsi tutti i dispetti che immaginar si possa, schiaffi, pizzicotti, fare la ''boxe'', strapparsi i capelli [...] fatte vomitare, partorire, abbandonare, tradire da un loro analogo amante, morire con tale stralunamenti delle pupille da farvi girare la testa. (da<ref>Da ''L'antidolore'', Mondadori, 1958<ref>In; ora in A. Palazzeschi, ''Tutti i romanzi'', vol. 1, Mondadori, Milano, 2004, pp. 1241-42.</ref>)
*La [[vita]] è come l'acqua, deve correre, guai se si ferma, baca. (da<ref>Da ''Vita'', in ''Tutti i romanzi'', vol. II, a cura di Gino Tellini, Mondadori), Milano, 2005.</ref>
*Le bellezze naturali mi incantano, ma la [[bellezza]] creata dall'uomo mi esalta, ragione per cui adesso io amo tanto [[Venezia]], perché lì è soltanto l'uomo che opera, è soltanto l'uomo che ha agito, che ha creato e da una pozzanghera ha tirato fuori questo grande miracolo.<ref>Dall'intervista televisiva di Carlo Mazzarella, (''Incontro con Aldo Palazzeschi'', intervista televisiva a cura di Carlo Mazzarella, 2 marzo 1965).</ref>
*O seimila spettatori che accorreste al Teatro Verdi, voi che avete sentito il gusto, l'ebbrezza di un istante divinamente folle di ribellione... Noi lirici e teorici lanciamo le nostre grida alte. Voi non ci domandate che l'occasione di farcene udire l'eco dentro voi stessi. (da<ref>Da ''Lacerba, Volumi 1-3'', Mazzotta, Milano, 1913, p. 290).</ref>
*[[Realismo]] e surrealismo, hanno dichiarato credendo di muovermi un rimprovero. Ma la nostra vita non è proprio così? Realismo e surrealismo. Poveri coloro che hanno soltanto del realismo nella loro esistenza. E surrealista io lo fui fin dal mio primo vagito.<ref>Dall'intervista di (Mario Picchi, ''Sono nato poeta muoio prosatore'', in ''La Fiera Letteraria'', IV, 46, 13 novembre 1949, pp. 1-2).</ref>
*Vivo la situazione [[spiritualità|spirituale]] degli uomini del nostro tempo. Non sono [[Cristianesimo|cristiano]] alla cieca, come forse lo si era un secolo fa. Ma le dirò che è la guerra che riattizza il cristianesimo. Ho scritto ''Due imperi... mancati'' nel 1920 e ''Tre imperi... mancati'' nel 1945. Sono libri che non amo e non vorrei averli scritti, soprattutto il secondo. Comunque in essi c'è un fondo cristiano: la guerra riavvicina a Dio.<ref>Dall'intervista di (Ennio Cavalli, ''Palazzeschi vuol divertirsi'', in ''La Fiera Letteraria'', XLVIII, 40, 1 ottobre 1972, pp. 10-11).</ref>
*Vorrei essere amato dalle creature [[semplicità|semplici]] e non discusso dai sapienti di letteratura. (dalla<ref>Dalla lettera ad Arnoldo Mondadori, Venezia, 21 settembre 1958, in Arnoldo Mondadori, Alberto Mondadori, Aldo Palazzeschi, ''Carteggio. 1938-1974'', a cura di Laura Diafani, Ed. di Storia e Letteratura, 2007).</ref>
 
==''Il palio dei buffi''==