Jorge Valdano: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*[[Pelé]], leggenda vivente, nasce in Brasile ma è universale. [...] Il suo corpo si muoveva a tempo con un ritmo atavico e negro, che si adattava armoniosamente al movimento capriccioso della sfera. Le sue qualità muscolari gli permettevano di compiere qualsiasi prodezza; non sapremo mai, per esempio, se Pelé saliva dalla terra o scendeva dal cielo per colpire il pallone in piena fronte con il portiere come vittima e la rete come destinazione finale. Un'altra possibilità era che addomesticasse il pallone con il petto, atterrasse con i piedi a terra, e solo dopo aver atteso un paio di secondi, scegliesse un angolo dove segnare il gol. Sappiamo, questo sì, che il pallone era dalla sua parte, che esisteva un patto di mutua lealtà, di obbedienza. (pp. 18-19)
*La prima volta che vidi giocare Ronaldo, passai tutta la partita a criticarlo invano. Si stringeva nelle spalle per decollare e si lanciava nell'avventura solitaria di fronteggiare i difensori. Ogni volta che toccava il pallone lo allontanava parecchio, troppo, dai suoi piedi, e io, che come ogni spettatore giocavo la mia partita per interposta persona, puntualmente mi lamentavo: «Porca miseria, se l'è allungata troppo». Sembrava che finisse fuori, e invece la raggiungeva; sembrava che fosse in vantaggio il difensore, invece arrivava prima lui; sembrava che fosse del portiere, invece era gol. Il problema è che io misuravo la sua velocità in termini umani e Ronaldo è un portento fisico che fa saltare tutte le previsioni di tempo e distanza. (p. 23)
*Ogni volta che respiro l'odore dell'[[erba]] mi ritorna addosso l'infanzia. (p. 41)
*[[Zinédine Zidane|Zinedine Zidane]] è un elefante (supera gli ottanta chili) col cervello di una ballerina. Il suo incedere è lento, ma le sue decisioni sono agili. (p. 67)
*Verso la metà del secondo tempo, il gioco fu interrotto per un fallo senza importanza e [[Johan Cruijff|Johan]] {{NDR|Cruyff}} si mise a protestare. Siccome l'arbitro non smetteva di dargli spiegazioni, andai a dirgli che, se voleva, poteva lasciargli anche il fischietto. Ne approfittai per suggerire a Cruyff di tenere per sé quel pallone e di darcene un altro, visto che in quella partita avevamo qualche diritto anche noi. Mi guardò con una certa aria misericordevole e chiese come mi chiamavo. «Jorge Valdano» gli risposi. «E quanti anni hai?» continuò. E io, obbediente: «Ventuno». Fece una faccia che significava: chissà dove andremo a finire con questi giovani d'oggi, e dall'alto dei suoi gloriosi trent'anni mi mollò uno schiaffo dialettico: «Ragazzino, a ventun anni a Cruyff si dà del lei». (p. 75)
*Ci sono momenti nei quali un difensore {{NDR|italiano}} sta per spazzare il pallone e si trova, per esempio, con le gambe di un norvegese aperte, spalancate. Un meraviglioso invito al tunnel che un uomo libero non potrebbe mai rifiutare. Il giocatore italiano tende a ignorare la tentazione e a spazzare via lo stesso. (ppp. 96-97)
*{{NDR|Su [[Alessandro Del Piero]]}} Trequartista creativo o attaccante, in fondo cambia poco; certo è che quando entra in contatto con il pallone a venticinque metri dalla porta il suo calcio si riempie di soluzioni impreviste e decisive. Colpisce benissimo il pallone (fermo o in movimento), ma quel che più sorprende è la sua capacità di dominarlo, attraversare spazi ampi, entrare nell'area piccola e, in quella zona caldissima dove al 99 per cento si confondono le idee, avere la freddezza di alzare la testa e scegliere il tiro piazzato o il passaggio inatteso. La soluzione sarà sempre la più appropriata. (p. 97)
*{{NDR|Su [[Franco Baresi]]}} I compagni obbedivano ciecamente alla sua autorità e ai rivali mostrava le sapienti regole del calcio aperte alla pagina che parla del fuorigioco. «Sono un libero liberato» dichiarò Baresi a ''France Football''. Vero. Raccontano i giocatori del Real Madrid che i rivali del Milan non guardavano né loro né il pallone: guardavano solo Baresi. Così si rispetta un vero capo. Raccontano ancora che «a ogni fuorigioco provocato gli scappava un sorriso». (p. 99)
*Presto o tardi, l'allenatore italiano avrà pietà del cavaliere solitario che schiera in avanti e gli metterà vicino qualcuno a fargli compagnia: un cane, un gatto, un canarino... (p. 100)
*La [[Nazionale di calcio della Germania|Germania]] è una macchina che sforna vittorie. Se la giornata è proprio nerissima, è una macchina capace di non perdere. Unica nazionale che non ha bisogno del pallone per creare problemi agli avversari. Ogni volta che inizia una partita, mi viene da pensare che sotto il terreno di gioco ci siano centinaia di tedeschi muscolosi che pedalano, remano o girano qualche manovella. Finché mi sembra davvero di sentire il rumore della macchina messa in moto: brooommm... (pp. 106-107)
*[[David Beckham|Beckham]] è due persone in una: è una persona quando gioca e un'altra nella vita. Fuori dal campo, come certi uccelli della Patagonia, fa una cagata ad ogni passo. Ma durante i novanta minuti mostra doti di concentrazione, buona capacità di partecipazione, abnegazione, solidarietà e un tiro che riesce a indirizzare dove vuole. (p. 111)
*Ci sono molti modi di fare il [[portiere]], ma nessuno è facile. Ci sono portieri che bloccano e quelli che giocano, esistono portiere showman e sobri, kamikaze e prudenti. Hanno bisogno dell'esperienza quanto dell'agilità dei riflessi. (pp. 117-118)
*Lo specialista del [[dribbling]] è un giocatore di poker che bluffa con tutto il corpo e si gioca il pallone faccia a faccia col suo avversario: chi vince se lo porta via. Fintare vuol dire ingannare con eleganza; si dà al marcatore un'informazione sbagliata e la riuscita del gesto dipende da come e quanto lui se la beve. Il resto consiste nel mettersi d'accordo col pallone per fuggire insieme. La vittima rimane indietro col dolore dello sconfitto e l'umiliazione dell'uomo sedotto e abbandonato. Sarà per la prossima volta, bambolotto! (p. 138)
*{{NDR|Sul [[calcio di rigore]]}} Il pallone riposa su una luna di calce (luna due volte piena), un fischio impartisce l'ordine e il carnefice aggredisce la sua vittima. Non è così: la leggenda mente. L'ordine è quello di una fucilazione, ma il tiro ha l'inconveniente di poter finire fuori bersaglio. (p. 142)
*Un [[calcio di rigore|rigore]] ha bisogno di tutti gli ingredienti che compongono il calcio (campo, pallone, porta, giocatori, arbitro...), tuttavia le sue leggi non sono quelle del gioco. È un'azione primaria che non esprime ma semmai mutila il calcio e che, ciò malgrado, non riduce ma concentra le emozioni. La lotta fra comunità si trasforma in un combattimento a due. Uno contro uno. Il duello. (p. 144)
*Le cose stanno così: il calcio è progredito come il traffico. Prima circolare era facile, adesso è diventato un inferno. Essendoci molte gambe che ti ostacolano, giocare con la palla a terra è difficile, ragion per cui la triste legge del limitare i rischi consiglia passaggi aerei e lunghi per allontanare il pericolo. (p. 191)
*Visto che gli [[allenatore|allenatori]] considerano le partite come una successione di minacce, la paura ha cominciato a contaminare le loro idee, e ogni pericolo immaginario che vogliono annullare provoca una decisione repressiva che corrode il gioco nel suo aspetto felice, libero, creativo. (p. 192)