Jeffrey Moussaieff Masson: differenze tra le versioni

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*Forse i gatti sono qui per insegnarci questo: a vivere l'[[attimo]] in modo così completo, con un tale coinvolgimento che lo faccia durare in eterno. (p. 93)
*Le persone che vivono in città devono sforzarsi di escogitare il modo per arricchire la vita del loro gatto. Il migliore è senz'altro trascorrere molto tempo in sua compagnia e offrirgli tanto affetto. (p. 104)
*Se i gatti si affezionano ai luoghi, agli altri gatti e a noi, se sono perfino capaci di amare e provare compassione per i loro simili e per noi, come mai, molto spesso, in loro presenza ci sentiamo inadeguati, sensazione che raramente gli esseri umani provano in compagnia dei cani? (Qualcuno ha detto che solo i cani hanno un padrone; i gatti hanno il personale di servizio!) Penso succeda perché i gatti riservano ancora le reazioni più intense agli altri animali: gatti, uccelli, perfino insetti. Quando li vedono, diventano di colpo vigili e molto interessati, sembrano quasi ossessionati. Noi umani rimaniamo ancora in secondo piano: "Ah, certo, sei tu". Nel corso dell'evoluzione dei felini, la nostra presenza non è stata sufficientemente duratura per essere più interessante di una mosca sul vetro della finestra! Li abbiamo costretti a vivere in un mondo in cui devono prestare attenzione a noi, ma in realtà, forse, non lo vorrebbero. (p. 112)
*Raramente un animale, compreso l'uomo, riesce a essere fedele a se stesso quanto un gatto. (p. 113)
*"Non desiderare la preda d'altri" potrebbe benissimo essere un comandamento felino, perché una volta che un gatto ha catturato una preda e la sta portando in giro, a nessun altro gatto è permesso avvicinarsi, non importa quale sia il suo rango, taglia o età. È una [[regole dai libri|regola]] immancabilmente rispettata. È assimilabile alla legge canina per la quale, quando un cane ha un osso in bocca, non gli si avvicinerebbe nessun altro cane, anche se il possessore è di rango inferiore. (p. 129)