Marino Piazzolla: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Marino Piazzolla==
*Altra qualità romana di [[Trilussa]] fu il rispetto sentito per le idee e per le tradizioni. Egli credeva realmente nella fratellanza umana e forse perché frequenti furono le delusioni a tal proposito che si mostrò scettico verso gli uomini, restando fedele soltanto alle idee e alle istituzioni, scagliandosi invece contro gli uomini politici e, soprattutto, contro i demagoghi d'ogni colore. Trilussa ebbe vivo anche il sentimento religioso; e quando si mostrò scontroso, questo fece per solo pudore, non per vena di scetticismo. (da ''D'Amico ha parlato di Trilussa'', ''La Fiera Letteraria'', 15 aprile 1951, p. 2)
*Di [[Alberto Moravia|Moravia]] mi limiterò a dire che è un buon narratore ma un accorto e zelante amministratore di quella politica culturale che in Italia promette quattrini e potere. Di [[Eugenio Montale|Montale]], malgrado abbia vinto il premio Nobel, penso che non sia andato aldilà di una poesia fondata sui presupposti di un pessimismo di maniera voglio dire di un pessimismo prefabbricato e non sostenuto da una reale esperienza esistenziale, né da una visione leopardianamente profonda del mondo. Si è parlato di aridità, di processo nullificante, di un mondo che approda al niente: parole che fanno colpo su quella media e piccola borghesia come crede serio chi. verseggia in modo tetro e con una cadenza che ha generato, in Italia, tanti poetini montaliani.<ref name=fermenti1977>Da ''Intervista a Marino Piazzolla'', ''Fermenti'', aprile 1977; disponibile su [http://www.fermenti-editrice.it/archivio/Intervista_Marino_Piazzolla_Fermenti_Aprile_1977.htm fermenti-editrice.it]</ref>
*Di sera come fossi sceso dalle vette di un cirro, la vidi che si torceva, tutta. Qualche guglia si beava nello spazio; e sembrò più pulita. Le torri, d'osso cupo, si composero come due immense conchiglie. Negli intagli del portale la polvere aveva vergogna di un cielo sbandierato. La piazza non ebbe più battiti. Ma il murmure della Senna investiva le pietre, messe in ordine quasi sepolcrale. Mi apparve allora la cupola, coperta da un'erba alta e morbida, in cui il vento si trovava a suo agio. I santi, istoriati nel sasso, si animarono quasi avessero nelle viscere stecchite canne d'organo. Ci fu una specie di coro diffuso nell'aria. Capii! La cattedrale soffriva per il suo ancoraggio. (da ''Scoperta del tempio'', ''La Fiera Letteraria'', 18 giugno 1950)
*E a guardarli bene, ad odorarli, i [[fiore|fiori]] conservano, nella loro brevissima giornata terrena, una traccia vaga, indefinibile di un mondo che, essendo misterioso, apre il cuore dell'uomo alla speranza; ma soprattutto all'amore, che è insieme verità e bellezza della vita. Ed è così che i fiori c'insegnano a sorridere.<ref>Da ''I fiori c'insegnano a sorridere: favole per adulti'', Edizioni d'arte Giorgio Ghelfi, Verona, 1973, p. 17.</ref>