{{intestazione|''Scienza atea, un'illusione'', di Andrea Galli in ''Avvenire'', 29 luglio 2009}}
*La [[scienza]] stessa ha bisognobisogno, spingendosi in ipotesi non verificabili direttamente, di ' "atti di fede'".
*La scienza[[scienza e religione|scienza]] ci mostra come non sia il caos a prevalere, come esistano delle leggi, un'intelaiatura del reale. Questo è quello che potremmo chiamare il ' "senso'". Il problema su cui devono lavorare invece filosofiafilosofia e [[scienza e religione|teologia]], partendo da quanto è mostrato dalla scienza, è quello del ' "significato'".
*[[Max Planck]] aveva una propensione filosofica spontaneaspontanea, nutrita poi con delle letture specifiche. Aveva una grande aperturaapertura al mistero sottostante al reale: la scoperta che l'ha reso famoso, quella dei quanti, è avvenutaavvenuta in fondo contro quello che lui stesso si riproponeva. AvevaAveva una coscienza chiara del fatto che la scienza non andava contro il bisogno religioso, anzi lo sviluppava, e che il credere in Dio agevolava il lavoro dello scienziato: la sua capacità di meravigliarsimeravigliarsi, la sua voglia di fare e scoprire.