Karl Jaspers: differenze tra le versioni

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'''Karl Theodor Jaspers''' (1883 – 1969), filosofo e psichiatra tedesco.
 
==Citazioni di Karl Jaspers==
*Costoro {{NDR|[[marxisti]] e [[psicoanalisti]]}} assumono a volte un atteggiamento di stupefacente arroganza, quasi fossero in possesso di un sapere profondo, disvelante, sovrano. Da queste vette guardano con degnazione agli imbarazzi degli uomini. Si sentono sovrani spirituali del mondo e tanto più risibile è la loro albagia qualora sul piano personale siano degli autentici nani. (da ''Piccola scuola del pensiero filosofico'')
*Guai al [[popolo]] che per la [[speranza]] di una grandezza impossibile o per semplice disperazione giunge a considerare il suo «Capo» come un [[essere]] provvidenziale e sacro, dotato di un [[potere]] magico e di un'onnipotenza miracolosa. Di sacro non c'è altro che il [[diritto]] [[Natura|naturale]] della persona umana. (da ''Realtà della Germania'')
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*Lo spirito creativo dell'artista, pur condizionato dall'evolversi di una malattia, è al di là dell'opposizione tra normale e anormale e può essere metaforicamente rappresentato come la perla che nasce dalla malattia della conchiglia: come non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale dell'opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era la condizione della sua nascita. (da ''Genio e follia. Strindbergh, Van Gogh, Swedenborg, Hölderlin'')
*Poiché l'esserci è [[coscienza]] e io ci-sono come coscienza, per me le cose esistono solo come oggetto della coscienza. Tutto ciò che è per me deve entrare nella coscienza. L'esserci della coscienza è il tramite di tutto. (da ''Filosofia'', traduzione di [[Umberto Galimberti]], UTET, 1978, p. 117)
*Ripresentiamoci ancora una volta lo stato del mondo e del nostro sapere in una cifra che non fu mai tanto decisiva come questo pensiero avvertito dall'India: tutto ciò che è è occultamento. Il sapere mondano, la conoscenza degli oggetti nel mondo inserita nell'azione diretta a un fine, tutto ciò è semplicemente ignoranza, è il [[Velo di Māyā|velo di ''Maya'']]. Ciò che da parte del nostro esserci è visto nel ''Maya'' come nulla, questo stesso è la verità e la pienezza dell'essere.<ref>Da ''La fede filosofica di fronte alla rivelazione'', Longanesi, Milano, 1970, p. 564; citato in [[Umberto Galimberti]], ''Il tramonto dell'Occidente: nella lettura di Heidegger e Jaspers'', Feltrinelli Editore, 2005, [https://books.google.it/books?id=bOvbdHIWiW0C&pg=PA63 p. 63]. ISBN 8807818493</ref>
*Siccome [[Dio]] non può entrare nel divenire, perché non può dover conquistare ancora se stesso, la [[filosofia]], fin dal suo primo apparire, non sarà che l'unione con l'[[Uno (filosofia)|Uno]] per mezzo del pensiero indagatore dell'uomo che nasce dall'esistenza. Essa è come il gettare un'ancora, ma ciascuno deve farlo per sé, anche il più potente degli uomini non può gettarla per un altro. (da ''Vernunft and Existenz'', G. B. Volters, U. M. Groningen, 1933, p. 101; citato in [[Enzo Paci]], ''Logos'', vol. II, S. A. Editrice Perrella, 1940)<!--
*"These are the fundamental concepts with which Spinoza sets forth a vision of Being, illuminated by his awareness of God. They may seem strange at first sight. To the question "What is?" he replies: "Substance, its attributes and modes". (da ''Spinoza'', p. 9)-->
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
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==Altri progetti==
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