Massimo Bontempelli: differenze tra le versioni

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*Quanto all'uomo deve bastare per reggersi da sé senza un Principe né una Provvidenza, per essere e sentirsi, uno per uno e solidalmente, responsabile della propria buona o mala fortuna: l'Uomo, l'Io. Ecco [[Max Stirner|Stirner]], con l'Unico e le sue proprietà. (da ''Dignità dell'uomo (1943-1946)'', Bompiani, Milano 1946, pp. 57)
*Racconto fatti veri, accaduti a me, nella città di Milano. Questa narrazione – la quale comprende tutte le avventure che mi sono accorse una mattina, tra le 12 e le 12.30, andando da via San Paolo alla Galleria – potrà sembrare troppo complicata a quanti hanno l'abitudine di andare da casa alla trattoria senza incontrare nulla che sia degno di essere raccontato. Eppure questa è una storia vera. E io non la scrivo per quegli uomini troppo semplici. (dalla prefazione a ''La vita intensa. Romanzo dei Romanzi'')
*Un giorno d'improvviso m'apparve l'idea, che l'eco stava alla mia voce come l'immagine nello [[specchio]] alla mia persona visibile. (da ''Mia vita morte e miracoli'', in ''Racconti e romanzi'', a cura di P. Masino, Mondadori, Milano, 1961, p. 931.)
 
==''Giro del sole''==
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===Citazioni===
*La religione insegnava come l'Augello [[Fenice|fenice]] ogni cinquecento anni al sentirsi morire vola a quella rupe dell'Arabia, arrivando la sera e consumando la notte a costruirsi la pira, che la mattina appresso i raggi del sole accendono. (p. 450)
*Uscì da un cespuglio di ginepro l'Augello Fenice. Teneva nel becco due coccole, con un ultimo volo andò a lasciarle cadere sul nido. Poi scese a posarvisi, vi si abbandonò. I colori delle sue piume erano smorti. La sua stanchezza era piena di nobiltà. Teneva le ali aperte a mezzo, con le punte appoggiate alla catasta. Il gran ciuffo del capo stava ripiegato giù come esausto. I sacerdoti e le vergini si sporgevano per vedere l'Augello negli occhi ma lui teneva la testa volta dall'altra parte, levata verso le cime più alte d'oriente, aspettando il raggiare del sole che doveva accendere la pira. (p. 452)
 
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==''L'avventura novecentista''==
*Nulla è stato mai inventato dagli scienziati che non fosse stato immaginato dai poeti. (1938, p. 102)
*La scoperta dell'[[America]], l'invenzione del vapore, del telegrafo, del telefono ecc. non hanno dato niente alla ispirazione dei creatori. O come mai? Per una ragione semplicissima. Perché l'esistenza di continenti ancora ignori, il correre la terra assai più rapidi che non sia dato alla facoltà dell'animale di cui disponiamo, il volare, il trasmettere voci a distanza, è poetico solo in quanto è immaginato; e la [[scienza]] non farà mai niente che la poesia non abbia già saputo immaginare. (1938, p. 103)
*Una sola cosa ha da temere l'[[arte]] da parte di un regime politico: la protezione. (da ''L'avventura novecentista'' (1974, p. 116)
*Le parole non sono belle. Le lingue non sono belle. La creta bella non esiste; la creta è fango, è sporca. Così le parole. Le parole generano il «letterato», pseudo-uomo, antipoeta: la più ridicola genìa che l'umanità abbia conosciuta. Temo che l'Italia sia la nazione che ne ha prodotti in maggior copia. Speriamo che stia esaurendoli. (1974, p. 197)
*La decadenza ha questo processo: il poeta decade in scrittore, lo scrittore decade in letterato. Più in basso non si va. (1978, p. 760)
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==''La donna del Nadir''==
*L'uomo è ansioso d'invenzioni, per illudersi di poter mutare la [[natura]], e se stesso. Ma fino a oggi tutti i trovati inventivi della [[scienza]] più fantasiosa si sono esercitati esclusivamente sopra la velocità e sopra la distanza. Dopo averli avidamente accettati, ci siamo accorti che percorrere più rapidamente la crosta terrestre, o isolare e riprodurre i movimenti e i suoni, o staccarsi per qualche ora dalla superficie del globo per poi dovervi ridiscendere, son tutte cose che non rispondono per nulla alla nostra vera aspirazione, che è questa: poterci persuadere che il mondo può cambiare di sostanza e di leggi. Questa è la ragione per cui la scienza non riuscì mai a sopraffare la [[fede]] nella [[magia]], che promette di sovvertire le leggi naturali, tramutar luogo alle montagne e ai mari, svellere la luna dal cielo, confondere tra loro la vita e la morte. (p. 66)
*La [[filosofia]] e la [[religione]] hanno cercato di imporre all'uomo il certo, l'assoluto, lo stabile, per innalzarlo al possibile dalla brutalità alla divinità. Oggi la [[fisica]] einsteiniana, non senza maschera di metafisica, solletica nell'uomo il desiderio di ritornare all'instabile, all'inafferrabile, al disperato. (p. 69)
*La [[medicina]] è un'opinione. (p. 109)
*Io lodo Luigi e lodo tutti i cerignolani (se pure non deve dirsi cerignolesi), che in un tempo arido come il nostro mantengono il gusto del [[mistero]]. Non basta credere nelle semplici e alte verità della [[Religione|religione]], cioè al Cielo. È necessario avere la sensazione del mistero sulla terra, la [[fede]] nel soprannaturale incombente, il senso delle presenze occulte mescolate quotidianamente alla nostra scarsa vita reale. Pochi oggi l'hanno, in questa civiltà dominata dall'eresia della materia: pochi e sparsi: qualche poeta, qualche donna, qualche innocente. (pp. 116-117)