Michela Marzano: differenze tra le versioni

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'''Maria Michela Marzano''' (1970 – vivente), filosofa italiana.
[[File:Michela Marzano.jpg|thumb|Michela Marzano]]
'''Maria Michela Marzano''' (1970 – vivente), filosofa italiana.
 
==Citazioni di Michela Marzano==
*Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento. [...] Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere. Talvolta sono insicuri e hanno poca fiducia in se stessi, ma, invece di cercare di capire cosa esattamente non vada bene nella propria vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei propri fallimenti. Progressivamente, trasformano la vita della donna in un incubo. E, quando la donna cerca di rifarsi la vita con un altro, la cercano, la minacciano, la picchiano, talvolta l'uccidono. Paradossalmente, molti di questi delitti passionali non sono altro che il sintomo del "declino dell'impero patriarcale". Come se la violenza fosse l'unico modo per sventare la minaccia della perdita. Per continuare a mantenere un controllo sulla donna. Per ridurla a mero oggetto di possesso. Ma quando la persona che si ama non è altro che un oggetto, non solo il mondo relazionale diventa un inferno, ma anche l'amore si dissolve e sparisce. <ref>Da ''la Repubblica'', 14 luglio 2010.</ref>
*Come sa bene chi per lavoro identifica i dilemmi morali e cerca di scioglierli avanzando principi, valori e norme morali, ogni dilemma, per definizione, è drammatico, disperato, senza sbocco. Quando si è confrontati ad un dilemma morale, si sbaglia sempre e comunque; quale che sia la decisione che si prenda, si finisce sempre con il rimpiangere quello che si è detto o fatto.<ref name = "Seduta49">Citato in ''Camera dei deputati – XVII Legislatura – Resoconto stenografico dell'Assemblea – [http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0049&tipo=stenografico#sed0049.stenografico.tit00080.sub00010.int00440 Seduta n. 49 di martedì 9 luglio 2013] – Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (A.C. 1139-A)''.</ref>
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* Per certi aspetti, non esistono parole che suonino vere per descrivere la maternità. Non si tratta di una condizione naturale, né di un bisogno socialmente indotto. [...] Durante la gravidanza non è solo il corpo della donna che si trasforma, ma anche il suo immaginario. E, all'interno di questo immaginario, il figlio viene spesso caricato di molte aspettative. La maternità non è ''solo'' l'avventura di una donna; coinvolge sempre anche gli altri: i nonni, il padre, e, naturalmente, il bambino che nascerà e che ha il diritto, a sua volta, di essere accudito e riconosciuto pienamente.
* Nei [[pornografia|video a luci rosse]] il ruolo della donna è estremamente codificato. La donna è là per incarnare alla lettera l'''Afrodite volgare'' di cui parlavano gli antichi greci, cioè una specie di icona della femminilità animale, la donna corrotta e corruttrice di cui l'uomo sembrerebbe aver bisogno per soddisfare le proprie voglie sessuali. A differenza dell<nowiki>'</nowiki>''Afrodite celeste'', la moglie o la compagna degna di diventare madre dei suoi figli, l<nowiki>'</nowiki>''Afrodite volgare'' può essere trattata come un semplice gingillo.
* Tutto è molto più complicato e problematico, però, quando, invece di capire che l'essere umano è un misto [[bontà e cattiveria|di bontà e di cattiveria]], si cresce con la convinzione che gli «oggetti» del mondo si classificano in «oggetti buoni» e «oggetti cattivi». Perché, in fondo, è questo tipo di meccanismo che domina quando, diventati adulti, gli uomini si sentono obbligati a credere che esistano due categorie di donne: le madonne e le puttane.
* L'[[autostima]] non risolve tutti i problemi, e non è un'insufficiente autostima a causare l'emarginazione femminile. Al contrario, proprio perché vengono messe al margine e costantemente svalutate, le donne hanno difficoltà a stimarsi.
* Il circolo vizioso nel quale si trovano oggi molte donne è sempre lo stesso: hanno difficoltà a imporsi agli altri, nel campo affettivo come in quello lavorativo, ma sono invece bravissime a colpevolizzarsi e a scoraggiarsi quando incontrano delle difficoltà o quando sono criticate. [...] Se gli uomini smettessero di criticare e cominciassero a incoraggiare le donne, però, perderebbero parte di quel potere che cercano in tutti i modi di mantenere e si darebbero, quindi, da soli – almeno dal loro punto di vista – la «zappa sui piedi». È a noi donne che spetta imparare a fare a meno del riconoscimento degli uomini e aiutarci vicendevolmente per cominciare a riconoscere il valore di quello che facciamo e di quello che siamo.
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* Nascondendo ciò che copre, il velo, per definizione, riesce contemporaneamente a «mostrare» e a «distogliere lo sguardo». Da questo punto di vista, è in genere utilizzato per proteggersi dalla vista degli altri, per sottrarsi alla logica della vergogna. Per mostrarsi e farsi vedere, bisogna volerlo: permettere allo sguardo altrui di posarsi su di noi senza ferirci. Il velo può allora essere un riparo per colei che lo porta, a patto, però, di non chiudersi mai completamente. Se serve a proteggere il mistero del corpo, deve anche lasciar intravedere qualcosa: gli occhi, una caviglia, una ciocca di capelli. Il rischio, altrimenti, è quello di diventare un «sudario».
 
== Bibliografia ==
* Michela Marzano, ''Sii Bella e Stai Zitta. Perché l'Italia di oggi offende le donne'', Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-60194-4
 
== Note ==
<references />
 
== Altri progetti ==
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