Fernando Pessoa: differenze tra le versioni

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===''Il poeta è un fingitore''===
*A volte, quando alzo la testa stanca dai libri nei quali segno i conti altrui e l'assenza di una vita mia, avverto una sorta di nausea fisica che forse deriva dalla posizione curva, ma che trascende i numeri e la delusione. La vita mi disgusta come una medicina inutile. (da ''Il libro dell'inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 55)
*C'è, tra me e il mondo, una nebbia che impedisce che io veda le cose come veramente sono – come sono per gli altri. (da ''Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1979, vol. I, pagp. 82)
*Ci sono giornate che sono filosofie, che ci suggeriscono interpretazioni della [[vita]], che sono appunti a margine, pieni di altra critica, nel libro del nostro destino universale. Questa è una di quelle giornate, lo sento. Ho l'assurda impressione che con i miei occhi pesanti e col mio cervello assente si stiano tracciando, come con un lapis insensato, le lettere del commento profondo e inutile. (da '' Il libro dell'inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 98)
*Esiste una [[stanchezza]] dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima. (da ''Il libro dell'inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 121)
*Essere stanca, sentire duole, pensare distrugge. (da '' Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1979, vol. I, pagp. 215)
*Il binomio di [[Isaac Newton|Newton]] è bello come la Venere di Milo. Il fatto è che pochi se ne accorgono. (15 gennaio 1928) (da ''Una sola moltitudine'', a cura di di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J.de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1979, vol.I, pagp. 409)
*Il mio [[male]] peggiore è di non riuscire mai a dimenticare la mia presenza [[metafisica]] nella vita. Di qui, la timidezza trascendentale che terrorizza tutti i miei gesti, che toglie a tutte le mie frasi la linfa della semplicità, dell'emozione diretta. (da ''Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1979, vol. I, pagp. 68)
*In me ogni affetto si verifica in superficie, ma con [[sincerità]]. Sono stato sempre attore, e sul serio. Ogni volta che ho amato ho finto di amare, e ho finto come me stesso. (da ''Il libro dell'inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 161)
*''L'unico senso intimo delle cose | è che esse non hanno nessun senso intimo''. (da ''Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1984, vol. II, pagp. 81)
*La [[letteratura]], come tutta l'[[arte]], è la confessione che la vita non basta. (da ''Obras em Prosa de Fernando Pessoa. Textos filosóficos e esotéricos''. Prefácio, organização e notas de A.Quadros, Europa-America, Lisboa 1987 (vol. VI n.° 417 della collana "Livros de Bolso Europa-América"), pagp. 60)
*La [[metafisica]] mi è sempre sembrata una forma comune di pazzia latente. Se conoscessimo la verità la vedremmo; tutto il resto è sistema e periferia. Ci basta, se riflettiamo, l'incomprensibilità dell'universo; volerlo capire è essere meno che uomini, perché essere uomo è sapere che non si capisce. (da ''Il libro dell'inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 247)
*La mia [[anima]] è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia. (da ''Il libro dell'Inquietudine'', a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, Feltrinelli, Milano 1987, pagp. 9)
*Non so chi sono, che anima ho.<br />Quando parlo con [[sincerità]] non so con quale sincerità parlo. Sono variamente altro da un io che non so se esiste. (da'' Una sol moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1979, vol. I, pagp. 69)
*Ogni cosa a suo tempo ha il suo tempo. (da ''Una sola moltitudine'' a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1984, vol. II, pagp. 29)
*Quando mi sveglierò dall'essere sveglio? (da ''''Una sola moltitudine'' a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1979, vol. I, pagp. 43)
*Sei solo. Non lo sa nessuno. Taci e fingi. (da ''Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1984, vol. II, pagp. 57)
*Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso. (da '' Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1984, vol. II, pagp. 29)
*''Il poeta è un fingitore. | Finge così completamente | Che arriva a fingere che è dolore | Il dolore che davvero sente.'' (da ''Una sola moltitudine'', a cura di Antonio Tabucchi con la collaborazione di M.J. de Lancastre, Adelphi, Milano 1987, vol. I, pagp. 165)
 
===Attribuite===
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===Citazioni===
*«Il vero male, l'unico male, sono le [[convenzione|convenzioni]] e le finzioni sociali, che si sovrappongono alle realtà naturali – tutto, dalla famiglia al denaro, dalla religione allo stato». (pagp. 41)
*«...Regime rivoluzionario significa dittatura di guerra o, in parole chiare, regime militare dispotico, perché lo stato di guerra è imposto alla società da una sua componente – quella parte che ha assunto rivoluzionariamente il potere». (pagp. 46)
*«Cosa vuole l'[[anarchia|anarchico]]? La libertà – la libertà per sé e per gli altri, per l'umanità intera». (pagp. 51)
 
===[[Explicit]]===
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==''Il libro dell'inquietudine''==
*Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il [[destino]] a farla a noi. (1992, pagp. 27)
*La mia [[anima]] è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni o strida dentro di me corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco come una sinfonia. (1992, pagp. 32)
*Questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la [[monotonia]] di tutto. Ma la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso. (1992, pagp. 34)
*Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n'è stato un altro uguale al mondo. L'identità è solo nella nostra anima. (1992, pagp. 34)
*Una sola cosa mi meraviglia più della [[stupidità]] con la quale la maggior parte degli uomini vive la sua vita: l'[[intelligenza]] che c'è in questa stupidità. (1992, pagp. 42)
*Mi perdo se mi incontro, dubito se trovo, non possiedo se ho ottenuto. Come se passeggiassi, dormo, ma sono sveglio. Come se dormissi, mi sveglio, e non mi appartengo. In fondo la vita è in se stessa una grande insonnia e c'è un lucido risveglio brusco in tutto quello che pensiamo e facciamo. (1992, pagp. 61)
*[[vita e morte|Vivere è morire]], perché non abbiamo un giorno in più nella nostra vita senza avere, al contempo, un giorno in meno. (1992, pagp. 203)
*Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensieri e senza emozioni. [...] Come vorrei, lo sento in questo momento, essere una persona capace di vedere tutto questo come se non avesse con esso altro rapporto se non vederlo [...]. Non aver imparato fin dalla nascita ad attribuire significati usati a tutte queste cose; poter separare l'immagine che le cose hanno in sé dall'immagine che è stata loro imposta. [...] Smarrisco l'immagine che vedevo. Sono diventato un cieco che vede. [...] Tutto questo non è più la [[Realtà]]: è semplicemente la [[Vita]]. (1992, pagg. 50, 51, 52)
*Nuvole... Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. (1992, pagp. 56)
*All'improvviso ho sentito per quell'uomo qualcosa di simile alla tenerezza. Ho sentito in lui la tenerezza che si prova per la comune normalità umana, per la banale quotidianità del capofamiglia che va al lavoro, per il suo umile e allegro focolare, per i piaceri allegri e tristi di cui necessariamente è fatta la sua vita, per l'innocenza di vivere senza analizzare, per la naturalità animalesca di quelle spalle vestite. (1992, pagp. 64)
*Vivere è essere un altro. Neppure sentire è possibile se si sente oggi come si è sentito ieri: sentire oggi come si è sentito ieri non è sentire, è ricordare oggi quello che si è sentito ieri, è essere oggi il cadavere vivo di ciò che ieri è stata la vita perduta. (1992, pagp. 72)
*La vita è un [[viaggio]] sperimentale fatto involontariamente. Ḕ un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo. Ci sono perciò anime contemplative che hanno vissuto più intensamente, più largamente, più tumultuosamente di altre che hanno visuto la vita esterna. Conta il risultato. Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto. Si ritorna stanchi da un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto. (1992, pagp. 97)
*La [[vita]] è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. (1992, pagp. 98)
*È in noi che i paesaggi hanno [[paesaggio]]. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. (1992, pagp. 98)
*D'improvviso come se un destino chirurgo mi avesse operato di una vecchia cecità con immediati grandi risultati, sollevo il capo, della mia anonima vita, verso la conoscenza nitida di come esisto. E vedo che tutto ciò che ho fatto, tutto ciò che ho pensato, tutto ciò che sono stato, è una specie di inganno e di follia. Mi meraviglio di non essere riuscito a vederlo. Mi stupisco di quello che sono stato, vedendo che alla fine non sono. (1992, pagp. 120)
*Non sono stato l'attore, non i suoi gesti. (1992, p. 120)
*Mi pesa, realmente mi pesa, come una condanna a conoscere questa nozione repentina della mia vera identità, di questa che ha sempre viaggiato sonnolenta tra ciò che sente e ciò che vede. (1992, pagp. 121)
*Ci sono momenti in cui tutto ci stanca, perfino ciò che potrebbe riposarci, quello che ci stanca perché ci stanca; quello che potrebbe riposarci perché l'idea di ottenerlo ci stanca. (1992, pagp. 135)
*''Litania'' Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi – un pozzo che fissa il Cielo. (1992, pagp. 139)
*Il tedio... Pensare senza che si pensi, con la stanchezza di pensare; sentire senza che si senta, con l'angoscia del sentire; non volere senza che non si voglia, con la nausea di non volere. (1992, pagp. 140)
*Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta ed è la più terribile delle stanchezze. Non è pesante come la stanchezza del corpo, e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione. È un peso della consapevolezza del mondo, una impossibilità di respirare con l'anima. (1992, pagp. 142)
*La vita è un gomitolo che qualcuno ha aggrovigliato. Essa ha un senso se è srotolata e disposta in linea retta, o ben arrotolata. Ma così com'è e un probema senza nucleo, un avvolgersi senza un dove attorno a cui avvolersi. (1992, pagp. 185).
*I [[sentimento|sentimenti]] più dolorosi e le [[emozione|emozioni]] più pungenti, sono quelli assurdi: l'ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la [[nostalgia]] di ciò che non c'è mai stato, il [[desiderio]] di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l'insoddisfazione per l'esistenza del mondo. (1992, pagp. 195)
*Il peso del sentire! Il peso del dover sentire! (1992, pagp. 197)
*Esiste una sonnolenza dell'attenzione volontaria, che non so spiegare, e che frequentemente mi assale se, di una cosa così sfumata, si possa dire che assalga qualcuno. Cammino per strada come se stessi seduto, e la mia attenzione, vigile su tutto, ha tuttavia l'inerzia di un corpo in assoluto riposo.[...] È la sensazione di un'ebrezza da inerzia, di una sbornia senza allegria, né in sé, né per ciò che causa. È una malattia che non ha speranza di convalescenza. È una morte alacre.
*I fuochi fatui della nostra putredine, sono almeno luci nelle nostre tenebre. (1992, pagp. 204)
*Non subordinarsi a niente, né a un [[uomo]] né a un amore né a un'[[idea]]; avere quell'indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell'utilità della sua conoscenza. [...] Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. [...] No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile. (1992, pagp. 237)
*Non [[amore|amiamo]] mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. È un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. (1992, pagp. 237)
*Vivere è non pensare. (1992, pagp. 238)
*Guardando un cadavere, la [[morte]] mi sembra una partenza. Il cadavere mi dà l'impressione di un vestito smesso. Qualcuno se n'è andato e non ha avuto bisogno di portare con sé quell'unico vestito che indossava. (1992, pagp. 242)
*Ho mal di testa e di universo. (1992, pagp. 243)
*Se un giorno la mia capacità espressiva diventasse così vasta da ospitare tutta l'arte, scriverei un'apoteosi del [[sonno]]. Non conosco maggior piacere del sonno, la cancellazione totale della vita e dell'anima, il commiato dall'essere e dagli uomini, la notte senza memoria e senza illusione, la mancanza di passato e di futuro. (1992, pagp. 142)
 
==''L'educazione dello stoico''==
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====''Pessoa ortonimo''====
=====''Messaggio''=====
* ''Pieno di [[Dio]], non temo quel che verrà: | accada quel che accada, mai sarà | più grande della mia anima''. (da ''Don Fernando, Infante di Portogallo'', pagp. 53)
*''Così ho vissuto, così ho assolto, la vita | calmo sotto muti cieli, | fedele alla parola data e all'idea avuta''. (da ''Don Pedro, Reggente di Portogallo'', pagp. 53)
*''Il [[sogno]] è vedere le forme invisibili | della distanza imprecisa, e, con sensibili | movimenti sulla linea fredda dell'orizzonte | l'albero, la spiaggia, il fiore, l'uccello, la fonte: | i baci meritati della [[Verità]]''. (da ''Orizzonte'', pagp. 57)
*''Nessuno sa cosa vuole. | Nessuno conosce quale anima possiede, | né cosa è male né cosa è bene. | ... Tutto è incerto ed estremo. | Tutto è disperso, nulla è intero. [[Portogallo]], oggi sei foschia...'' (da'' Foschia'', pagp. 59)
=====''Poesie''=====
*''Batte la luce in cima | alla montagna, vedi... | Senza volere, rimugino | ma non so cosa...<br> Non so cosa ho perduto | o cosa non ho trovato...'' (VI pagp. 75)
*''Ah, piove sempre nell'anima mia. | C'è sempre oscurità dentro di me. | Dentro di me, se ascolto, qualcuno ode | la pioggia, come la voce di una fine...'' (VI pagp. 81)
*''Non mi sento nessuno salvo un'[[ombra]] | di figura non vista e che stupisce, | e in nulla esisto come fredda tenebra''. (X pagp. 93)
*''Essere stanca, sentire duole, pensare distrugge. | Aliena a noi, in noi e fuori, | precipita l'ora, e tutto nell'ora precipita. | Inutilmente l'anima piange''. (da ''Abdicazione'', pagp. 109)
*''Vive sepolto chi si consegna ad altri. | E chi all'altro che sepolto ha in sé''. (da ''Abdicazione'', pagp. 113)
*''[[Contemplazione|Contemplo]] ciò che non vedo. ! È sera, è quasi buio, | e ciò che desidero in me | sta fermo davanti al muro''. (da ''Mietitrice'', pagp. 183)
*''Più non cantare! | Voglio il silenzio | per addormire | qualsiasi memoria | della voce udita | incompresa | che andò perduta | perché l'udii...'' (da ''Spiraglio'', pagp. 203)
=====''Quartine di gusto popolare''=====
*''Non dire male di nessuno, | perché è di te che dici male. | Se dici male di qualcuno, | tutto nel mondo resta eguale''. (62 pagp. 223)
*''Mi desti un addio antico, | in modo che io non fossi | più che l'amico dell'amico | che avresti potuto avere''. (317 pagp. 235)
 
====''Gli eteronimi''====
=====Alberto Caeiro: ''Poemi completi''=====
*''Sono un guardiano di greggi. | Il [[gregge]] è i miei pensieri | e i miei pensieri sono tutti sensazioni''. (da ''Il guardiano di greggi'', pagp. 241)
*''Va alta nel cielo la [[luna]] della primavera. | Penso a te e dentro di me sono completo''. (da ''Poemi disgiunti'', pagp. 247)
*''Quando l'[[erba]] crescerà al di sopra della mia sepoltura, | sia quello il segnale per dimenticarmi del tutto''. (da ''Poemi disgiunti'', pagp. 249)
*''Il ricordo è un tradimento della Natura, | Poiché la Natura di ieri non è Natura.| Ciò che fu non è nulla, e ricordare non è vedere.| Passa, uccello, passa, e insegnami a passare!''. (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 211)
*''Il mistero delle cose, dove sta? | Dove sta che non appare | Per lo meno a mostrarci che è mistero? (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 210)
*''Perché l'unico senso occulto delle cose | E'È che esse non hanno alcun senso occulto, | E' più strano di tutte le stranezze | E dei sogni di tutti i poeti | E dei pensieri di tutti i filosofi, | Che le cose siano realmente ciò che appaiono essere | E non ci sia nulla da comprendere.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 210)
*''Tutto il male del mondo viene dal fatto che ci interessiamo gli uni agli altri, | sia per fare del [[bene e male|bene]], sia per fare del [[bene e male|male]]. | La nostra anima e il cielo e la terra ci bastano. | Voler di più è perdere questo, ed essere infelici. '' (Dada ''Fantasie di interludio'', pagp. 208)
*''Lodato sia Dio perché non sono buono, | E ho l'egoismo naturale dei fiori | E dei fiumi che seguono il loro cammino | Preoccupati senza saperlo | Solo di fiorire e di scorrere. | E'È questa l'unica missione del mondo, | Questa - esistere chiaramente | E saper farlo senza pensarci. (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 209)
*''La bellezza è il nome di una cosa qualunque che non esiste | Che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 206)
*''Che difficile essere se stessi e non vedere se non il visibile!'' (da "''Fantasie di interludio'', pagp. 206)
*''Che cosa so io di più di Dio che Dio stesso?'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 201)
*''Le bolle di sapone che questo bambino | Si diverte a soffiar via da una cannuccia | Sono translucidamente tutta una filosofia. | Chiare, inutili e passeggere come la Natura, | Amiche degli occhi come le cose, | Sono quello che sono | Con una precisione ben rotonda e aerea, | E nessuno, neppure il bambino che le soffia via, | Pretende che esse siano più di quello che appaiono essere. | Alcune appena si vedono nell'aria lucida. | Sono come la brezza che passa e appena tocca i fiori | E che soltanto sappiamo che passa | Perché qualunque cosa si alleggerisce in noi | E accoglie tutto più nitidamente.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 205)
*''Ma la mia tristezza è quiete | Perché è naturale e giusta | Ed è ciò che deve esserci nell'anima | Quando già pensa di esistere | E le mani colgono fiori senza che essa se ne accorga. | Come un rumore di sonagli | Oltre la curva della strada | I miei pensieri sono contenti. | Mi spiace solo di sapere che sono contenti | Perché se non lo sapessi, | Invece di essere contenti e tristi, | Sarebbero allegri e contenti. | Pensare disturba come camminare sotto la pioggia | Quando il vento cresce e sembra che piova di più.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 197)
*''L'unico significato intimo delle cose | E' che non hanno significato intimo alcuno.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 200)
*''<<«Ehi, custode dei greggi, | Là a bordo della strada, | Che ti dice il vento che passa?>>». | <<«Che è vento, e che passa, | E che già passò prima, | E che passerà dopo. | E a te cosa dice?>>». | <<«Molte cose più di quello, | Mi parla di molte altre cose. | Di memorie e di nostalgie | E di cose che mai furono>>». | <<«Non hai mai sentito passare il vento. | Il vento solo parla del vento. | Ciò che hai sentito da lui era menzogna, | E la menzogna sta in te>>».'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 202)
*''Tristi anime umane, che mettono tutto in ordine, | Che tracciano linee da cosa a cosa, | Che mettono etichette con nomi sugli alberi assolutamente reali, | E disegnano paralleli di latitudine e longitudine | Sopra la stessa terra innocente più verde e fiorita di tutto questo!'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 212)
*''Cerco di spogliarmi di ciò che ho imparato, | Cerco di dimenticare il modo di ricordare che mi hanno insegnato, | E raschiare la tinta con cui mi hanno dipinto i sensi, | Disimballare le mie vere emozioni, | Sbrogliarmi ed essere io, non Alberto Caeiro, | Ma un animale umano che la Natura ha prodotto. | E così scrivo, desiderando sentire la Natura, non come un uomo, | Ma come chi sente la Natura, e nient'altro.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 213)
*''Passo e resto, come l'universo.'' (da ''Fantasie di interludio'', pagp. 215)
 
=====Ricardo Reis: ''Odi''=====
*''Non canto la notte perché nel mio canto | il sole che canto finirà in notte. | Non ignoro quel che dimentico. | Canto per dimenticarlo''. (pagp. 259)
=====Alvaro de Campos:'' Poesie''=====
*''Nulla mi lega a nulla. | Voglio cinquanta cose nel medesimo tempo. | Anelo con un'angoscia di fame di carne | quel che non so che sia: | definitivamente per l'indefinito... | Dormo irrequieto, e vivo in un sognare irrequieto | di chi dorme irrequieto, mezzo sognando''. (da ''Lisbon revisited (1926)'', pagp. 287)
*''Un'altra volta ti rivedo, | città della mia infanzia paurosamente perduta... | città triste e lieta, un'altra volta sogno qui... | Io? Ma sono lo stesso che qui ha vissuto, e qui è tornato, | e qui è tornato a tornare, e a ritornare. | E qui di nuovo sono tornato a tornare? | O siamo tutti gli Io che sono stato qui o sono stati, | una serie di chicchi-enti legati da un filo-memoria, | una serie di sogni di me, di qualcuno fuori di me?''. (da ''Lisbon revisited (1926)'', pagp. 289)
*''Vado a passare la notte a Sintra per non poterla passare a | [[Lisbona]], | ma, quando arriverò a Sintra, mi spiacerà di non essere | rimasto a Lisbona. | Sempre quest'inquietudine senza scopo, senza nesso, senza | effetto, | sempre, sempre, sempre, | quest'angoscia eccessiva dello spirito per niente, | sulla strada di Sintra, o sulla strada del sogno o sulla strada | della vita...'' (da''Demogorgone'', pagp. 291)
*''Voglio finire tra le [[Rosa (fiore)|rose]], perché le ho amate nell'infanzia. | I crisantemi, li ho sfogliati a freddo. | Parlino poco, lentamente. | Che io non oda, soprattutto col pensiero. | Cosa volli? Ho le mani vuote, | contratte flebilmente sulla coltre lontana. | Cosa pensai? Ho la bocca secca, astratta. | Cosa vissi? Era così bello dormire!''. (da ''Magnificat'', pagp. 303)
*''[[Partire]]! | Non tornerò mai, | non tornerò mai perché mai si torna. | Il luogo ove si torna è sempre un altro, | la stazione a cui si torna è diversa. | Non c'è più la stessa gente, né la stessa luce, né la stessa | filosofia.''. (da ''Là-bas, je ne sais où...'', pagp. 309)
*''Non sono niente. | Non sarò mai niente. | Non posso voler essere niente. | A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo.'' (da ''Fantasie di interludio, pagp. 167)
 
==''Una sola moltitudine''==
*C'è, tra me e il mondo, una nebbia che mi impedisce di vedere le cose come sono veramente – come sono per gli altri. Lo sento. (1987, pagp. 68)
*Vivere è appartenere a un altro. Morire è appartenere a un altro. [[Vita e morte|Vivere e morire]] sono la medesima cosa. Ma vivere è appartenere a un altro ''dal di fuori'', e morire è appartenere a un altro ''dal di dentro''. Le due cose si assomigliano, ma la vita è il lato di fuori della morte. Perciò la vita è la vita, e la morte la morte, perché il lato di fuori è sempre più vero del lato di dentro, tanto che è il lato di fuori che si vede. (1987, vol. I, pagp. 88)
*Ogni vera emozione è una menzogna dell'intelligenza, perché non si realizza in questa. Ogni vera emozione ha pertanto una espressione falsa. Esprimersi è dire ciò che non si sente. (1987, vol I, pagp. 88)
*Conformarsi è sottomettersi e vincere è conformarsi, essere vinto. Per questo ogni vittoria è una grossolanità. I vincitori perdono sempre tutte le qualità di insoddisfazione verso il presente che li hanno portati alla lotta che ha dato loro la vittoria. Sono soddisfatti, e soddisfatto può essere solo colui che si conforma, che non ha la mentalità del vincitore. Vince solo chi non riesce mai. È forte solo chi desiste sempre. La cosa migliore, la più regale, è abdicare (1987, vol. I, pagp. 78)
*''La [[morte]] è la curva della strada | morire è solo non essere visto. | Se ascolto, sento i tuoi passi | esistere come io esisto.'' (23.5.1932) (1987, vol.I, p. 161)