Nella camera c'era un odore caldo e sgradevole, mi prese subito alla gola: quasi mi pareva d'essere rientrata nella stalla, quando la mucca s'era sentita [[male]]. Mancava il puzzo del letame, ma c'era la stessa aria densa e appiccicaticcia. Marina dormiva. Mi avvicinai lentamente al letto: non era più gialla, era bianca, adesso. Ma aveva il letto, la coperta, sporca di [[sangue]] pareva, c'erano macchie rosse che affioravano spandendosi sulla stoffa, c'era quell'odore caldo, fortissimo qui. Istintivamente le tirai di dosso con [[violenza]] il lenzuolo, per quanto respinta da quell'alito pesante; vidi il sangue, le aveva bagnato la camicia, le mani aderenti ai fianchi, era scuro e quasi aggrumato appena percettibile, subito si rapprendeva. Lei non mi aveva sentito, non aveva avuto un gesto: io invece tremavo assalita da una frenetica ebbrezza di disinganno e di [[angoscia]]. Ma riuscii a gridare ugualmente:<br>Marina! Marina!<br>Entrarono tutti, come se fossero stati dietro l'uscio ad aspettare il mio grido: ma ormai bisognava solo lavarla, e metterle un'altra camicia.