Vincenzo Cardarelli: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Vincenzo Cardarelli==
*''Così la fanciullezza | fa ruzzolare il mondo | e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto.'' (da ''Adolescente'' nelle ''Poesie'')
*Io nacqui forestiero in [[Maremma]], di padre marchigiano, e crebbi come un esiliato, assaporando con commozione precoci [[tristezza|tristezze]] e indefinibili [[nostalgia|nostalgie]]. Non mi ricordo la mia [[famiglia]], né la [[casa]] dove son nato, esposta a [[mare]], nel punto più alto del paese, buttata giù in una notte come dall'urto di un ciclone, quando io avevo due anni appena. (da ''Memorie della mia infanzia'',; in ''Opere'', Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1981)
*''Dovevamo saperlo che l'amore | brucia la vita e fa volare il tempo.'' (da ''Passato'' nelle ''Poesie'')
*''La vita io l'ho castigata vivendola.'' (da ''Alla deriva'' nelle ''Poesie'')
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*[[Poesia]] potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi. (da ''Viaggi nel tempo'', Vallecchi, 1920)
*Fin dove il cuore mi resse arditamente mi spinsi. (da "Alla Deriva" nelle "Poesie")
*Un popolo che si getta nell'avvenire, trascurando, disconoscendo le sue tradizioni, è paragonabile ad un esercito che fa un'avanzata tagliandosi le retrovie<ref>. (da ''Parole all'orecchio'', in ''Appendice di prose'', (frammento III, 5)''; in Vincenzo Cardarelli, ''Opere'', Mondadori, Milano 1981, p. 934</ref>. (da ''Parole all'orecchio'')
*Dal gesuita vien fuori il giacobino, non nascerà mai il nuovo italiano. Ben altro è il [[cattolicesimo]] che piace a noi, e che sentiamo: più antico, robusto, ingenuo. Non è né europeo, né spagnuolo, ma romano. Risale ai tempi giuridici e ferrei d'Ildebrando, al paternostro, a quel glorioso registro nel quale i parroci cominciarono a tener conto dei nostri nomi, ai secoli d'oro della Chiesa romana<ref>. (da ''Parliamo dell'Italia'', in ''Appendice di prose''; in Vincenzo Cardarelli, ''Opere'', Mondadori, Milano 1981, p. 983</ref>. (da ''Parliamo dell'Italia'')
 
==''Villa Tarantola''==
===[[Incipit]]===
Fin da ragazzo ho amato le distanze e la [[solitudine]]. Uscire dalle porte del mio [[paese]] e guardarlo dal di fuori, come qualche cosa di perduto, era uno dei miei più abituali diletti. [[Piacere]] e [[terrore]] mi portavano in certi luoghi romiti, sacri alla [[morte]], a cui però non pensavo se non per quel tanto che m'impediva d'inoltrarmi troppo in un così pauroso reame. Uscito da Porta Clementina, dove comincia la [[via]] del cimitero e delle tombe etrusche, la mia evasione, di solito, s'arrestava pochi passi più in là. Di rado mi spingevo fino a quella strana, disabitatissima villa, chiamata Villa Tarantola, che vede già il camposanto ed era allora per me un sito misterioso, enigmatico, evocante, nel suo nome, i velenosi ragni che danno il ballo di [[San Vito]].
 
===Citazioni===
*Chiunque è nato in [[Maremma]] conosce vita, morte e miracoli della tarantola, ragno elegiaco e erraiolo, molto meno pericoloso di quel che la fantasia popolare farebbe credere. (p. 5)
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==Bibliografia==
*Vincenzo Cardarelli, ''Opere'', Mondadori, Milano, 1981.
*Vincenzo Cardarelli, ''Villa Tarantola'', I Premi Strega, CDE, Milano, 1977.
 
==Altri progetti==
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