Dino Buzzati: differenze tra le versioni

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*Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita.
*Eppure il tempo soffiava; senza curarsi degli uomini passava su e giù per il mondo mortificando le cose belle; e nessuno riusciva a sfuggirgli, nemmeno i bambini appena nati, ancora sprovvisti di nome. (p. 204)
*Proprio in quel [[tempo]] Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il [[dolore]] è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono [[male]], anche se l'[[amore]] è grande, e questo provoca la [[solitudine]] della vita.
*Nel [[sogno]] c'è sempre qualcosa di assurdo e confuso, non ci si libera mai della vaga sensazione ch'è tutto falso, che un bel momento ci si dovrà svegliare.
 
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==''Cronache nere''==
* Una specie di demonio si aggira dunque per la città, invisibile, e sta forse preparandosi a nuovo sangue.
* La gente comincia ad avere paura. Non è più una faccenda altrui, buona per quattro chiacchiere fra comari, e dopo dieci minuti non ci si pensa più; nessuno può dirsene estraneo, l'ombra del [[male]] scivola intorno a ciascuno di noi e ci potrebbe toccare.
* E voi parlatene pure, se vi interessa tanto, leggete i resoconti, contemplate le fotografie, andate pure, se non potete farne a meno, alla Corte d'Assise, discutetene alla sera. Però vi resti fitto nel cuore il ricordo di quei tre bimbi selvaggiamente uccisi, di quei tre faccini rimasti là, immobili per sempre, con l'espressione stupefatta, di quel seggiolone da lattante da cui colò ilo tenero sangue. Le anime dei tre innocenti sovrastano, con pallida e dolorosa luce, la folla riunita al tribunale; e può darsi che vi guardino.
* Dalla portina, alle 9.30, una donna entra nella gabbia. Ha un paltò nero, un poco infagottato. Una sciarpa di lana giallo chiaro, gettata sulla spalla, le copre metà faccia. Tiene la testa china e si nasconde gli occhi con le mani, nere anch'esse per i guanti di filo. Pure i capelli, spartiti lateralmente con cura e raccolti sulla nuca, sono neri. Sembra una di quelle penitenti che si vedono inginocchiate nell'angolo più buio della chiesa dalle cinque del mattino. Invece è Rina Fort, la "belva".
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==Altri progetti==
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===Opere===
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{{Pedia|Un amore (romanzo)|''Un amore''}}
 
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[[Categoria:Giornalisti italiani|Buzzati, Dino]]
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