Vittorio Pozzo: differenze tra le versioni

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*Se ripenso ai raduni di quella nazionale nella mia città, a Cuneo, faccio fatica a credere in tanta modestia. La imponeva Vittorio Pozzo, un tipo di alpino e salesiano arrivato chissà come alla guida degli azzurri senza essere né un allenatore di professione né un burocrate dello sport ma semplicemente un piemontese risorgimentale ciecamente convinto delle virtù piemontesi. Uno di quelli per cui la parola sacra è “ël travai”. ([[Giorgio Bocca]]. «Pozzo, Meazza e Piola. L'Italia a misura d'uomo», da ''[[la Repubblica]]'', 7 luglio 2006)
*Vittorio Pozzo era riuscito a gestire la nazionale, che pure il regime voleva usare come strumento di propaganda, tenendola abbastanza lontano dalle pressioni e dalle tresche dei gerarchi. [...] Pozzo non fu antifascista, né mai pretese di esserlo, ma non fu nemmeno banditore troppo strumentalizzato da parte del potere. [...] Forse quello fu l'unico modo per evitare che la sua squadra diventasse la Nazionale di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. ([[Gianpaolo Ormezzano]]. «Il calcio: una storia mondiale»)
*Il commissario unico era un ufficiale degli alpini e un fascista di regime. Vale a dire uno che apprezzava i treni in orario ma non sopportava gli squadrismi, che rendeva omaggio al monumento degli alpini ma non ai sacrari fascisti. ([[Giorgio Bocca]]. «Pozzo, Meazza e Piola. L'Italia a misura d'uomo», da ''[[la Repubblica]]'', 7 luglio 2006)