Massimo Fini: differenze tra le versioni

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*Eppure la [[guerra]] ha avuto un ruolo determinante nella storia dell'uomo. Sia dal punto di vista politico e sociale che, e forse soprattutto, esistenziale. Soddisfa pulsioni e bisogni profondi, in genere sacrificati nei periodi di pace. La guerra consente di liberare, legittimamente, l'aggressività naturale, e vitale, che è in ciascuno di noi. È evasione dal frustrante tran tran quotidiano, dalla noia, dal senso di inutilità e di vuoto che, soprattutto nelle società opulente, ci prende alla gola. È avventura. La guerra evoca e rafforza la solidarietà di gruppo e di squadra. Ci si sente, e si è, meno soli, in guerra. La guerra attenua le differenze di classe, di ceto, di status economico che perdono importanza. Si è tutti un po' più uguali, in guerra. La guerra, come il servizio militare, l'università, il gioco regolato, ha la qualità del tempo d'attesa, del tempo sospeso, la cui fine non dipende da noi, al quale ci si consegna totalmente e che ci libera da ogni responsabilità personale. La guerra riconduce tutto, a cominciare dai sentimenti, all'essenziale. Ci libera dall'orpello, dal superfluo, dall'inutile. Ci rende tutti, in ogni senso, più magri. La guerra conferisce un enorme valore alla vita. Per la semplice ragione che è la morte a dare valore alla vita. Il rischio concreto, vicino, incombente, della morte rende ogni istante della nostra esistenza, anche il più banale, di un'intensità senza pari. Anche se è doloroso dirlo la guerra è un'occasione irripetibile e inestimabile per imparare ad amare ed apprezzare la vita.<ref>Da ''Elogio della guerra'', Marsilio, 1999.</ref>
*{{NDR|Su [[Giuliano Ferrara]]}} Evidentemente Manzoni quando disegnava l'immortale figura dell'Azzeccagarbugli conosceva già il ciccione.<ref>Citato in [http://www.massimofini.it/articoli/cancellare-la-concussione-il-premier-monti-non-avalli-questa-porcata MassimoFini.it] Da ''Il Fatto Quotidiano'', 20 marzo 2012.</ref>
*Fra cinquant'anni libri come "[[Oriana Fallaci#La forza della ragione|La forza della ragione]]" verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il "[[Mein Kampf]]" e ci si chiederà come sia stato possibile. <ref>Da ''La missione di Oriana: americanizzare tutti'', ''Il Gazzettino'', 9 aprile 2004. <!-- la fonte indiretta era http://www.kelebekler.com/occ/fallaci02.htm --></ref>
*Gli [[Ebreo|ebrei]] quando sostengono di essere il popolo eletto da Dio creano in realtà il razzismo di cui saranno poi tragicamente vittime, perché se il mio popolo è eletto da Dio è chiaro che tutti gli altri sono popoli di serie B.<ref>Dallo spezzone di una conferenza, [http://www.youtube.com/watch?v=6F1SytC367k visibile] su YouTube dal min. 3:46; filmato caricato il 19 ottobre 2011.</ref>
*I teologi, cristiani e musulmani, soprattutto medievali, sono sempre rimasti impressionati dalla capacità di possessione del [[denaro]] e dalle devastazioni che può compiere nell'animo umano. Più laicamente i marxisti ortodossi l'hanno dannato perché sarebbe lo "strumento per appropriarsi del denaro altrui". Gli psicoanalisti lo apparentano allo sterco, per il piacere che se ne trae sia nell'espellerlo che nel ritenerlo.<ref>Da ''Il denaro sterco del demonio'', Marsilio, 1998.</ref>
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*[[Milena Gabanelli]] sostiene che "la gente comune non ha necessità di più di una cinquantina di euro alla settimana". Ma dove vive, in un monastero? Una buona bottiglia di vino e un pacchetto di sigarette fan già 15 euro al giorno. Il moralismo della sinistra è insopportabile. E ora capisco perché tanti, senza per questo essere dei lestofanti, votavano Berlusconi. Perché Berlusconi difendendo la sua libertà criminaloide difendeva anche, per estensione, la libertà di tutti dallo strapotere dello Stato. Aridatece subito il Cainano.<ref>Da ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/26/la-tracciabilit-del-moralismo/173243/ La tracciabilità del moralismo]'', ''Il Fatto Quotidiano'', 26 novembre 2011.</ref>
*[[Aldo Moro|Moro]] non è il santino immaginario della interessata iconografia ufficiale. [...] Moro è quello che vien fuori dalle sue lettere, quelle lettere che scrisse quando era prigioniero delle Br e che sono quanto di più penoso ed umiliante sia mai uscito da una prigione. Lo «statista insigne» che, al momento del dunque, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato ed i suoi organismi come un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito ed i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto. L'uomo che chiede pietà per sé ma, in novanta lettere, non ha una parola per gli uomini della sua scorta, morti ammazzati per lui e, anzi, l'unico accenno che ne fa è gelidamente burocratico per definirli «amministrativamente non all'altezza». Il politico che conferma la tradizione della classe dirigente italiana pronta a chiedere tutto, anche la vita, agli umili, ma mai disposta, le poche volte che capita, a pagare di persona (si pensi a [[Benito Mussolini|Mussolini]] in fuga sotto un pastrano tedesco, al modo con cui il re e [[Pietro Badoglio|Badoglio]] abbandonano Roma). Dire queste cose d'un uomo che è morto come è morto Moro può apparire, anzi è, crudele. Ma è la verità. E poiché ho scritto queste cose quando Moro era ancora vivo («Statista insigne o pover'uomo?». Il Lavoro 4 aprile 1978) non ho alcuna remora a ripeterle ora che è morto e che altri tasselli vengono a completarne la figura.<ref>Da ''[http://www.massimofini.it/1986/blog/pagina-2 E questo era lo «statista insigne»?]'', ''Massimofini.it'', archivio 1986.</ref>
*Nel 1964 {{NDR|[[Alan Poton]]}} aveva testimoniato a favore di [[Nelson Mandela]] nel processo che doveva poi condannare all'ergastolo il leader dell'African national congress. Nonostante ciò nessuna organizzazione radicale sudafricana, nè l'Anc né l'Udf, e nessun leader, né il reverendissimo Desmond Tutu, né Allen Boesak, ha ritenuto di dovere onorare la memoria di Ala F. Paton. Perché? Perchè Paton era portatore di un virus che per l'intellighenzia sudafricana (e non solo sudafricana), nera e bianca, è peggiore dell'Aids: era contrario alla violenza. Peggio: sosteneva che la grande maggioranza dei neri sudafricani non è violenta ed è fortemente contraria all'uso della violenza per dare uno sbocco alla complessa situazione politica del Sud Africa. [...] Paton aveva molto in sospetto questo genere di progressisti che sono soliti far gli eroi sulla pelle degli altri. Di Edward Kennedy, che era stato in Sud Africa qualche anno prima, mi disse: «È venuto solo per farsi propaganda; dei neri, in verità, non gliene importa niente. Se gliene importasse dovrebbe andare ad Harlem prima che a Soweto». Questi sono i motivi per cui nessun fiore progressista è stato posato sulla tomba di Alan F. Paton. Così a quest'uomo, che ha dedicato l'intera sua vita e le sue opere alla battaglia antirazzista, è toccato il paradosso di ricevere, in morte, un solo telegramma di condoglianze: quello del presidente sudafricano Botha.<ref>Da ''Sud Africa, pace e astratti furori'', ''L'Europeo'', 29 aprile 1988.</ref>
*Nel settembre del 1997 [[Emma Bonino]], commissario dell'Unione Europea chiese di visitare l'Afghanistan. I Talebani non avevano alcun obbligo di farla entrare poiché la Ue non riconosceva il loro governo. Tuttavia le diedero il visto e la trattarono con gentilezza e cortesìa come han sempre fatto con gli ospiti, anche durante il periodo drammatico dell'aggressione Usa dell'ottobre 2001, e com'è nella tradizione afgana. Emma poté visitare l'Afghanistan e vedere tutto quello che voleva. Il 28 settembre, seguita da un codazzo di 19 persone, fra delegati Ue, giornalisti, fotografi e cameramen, entrò in un ospedale di Kabul e si diresse dritta e di filato nel reparto femminile dove i fotografi cominciarono a fare i loro scatti e i cameramen a filmare. Un atteggiamento estremamente sciocco perché nella cultura islamica la riproduzione della figura umana è, in linea di massima, vietata. Basta guardare un tappeto persiano; è ornato con elementi vegetali, con animali, con pesci, ma non ci sono figure umane. E questo valeva tanto di più nell'Afghanistan talebano. Del resto anche da noi non si possono fotografare o filmare i degenti senza il loro consenso o l'autorizzazione dei dirigenti dell'ospedale. Arrivò il "Corpo per la promozione della virtù e la punizione del vizio", acchiappò la Bonino e gli altri e li portò al primo posto di polizia. Per un reato del genere era prevista la fustigazione con "le verghe sacre". Alla Bonino fu spiegato come andavano le cose da quelle parti e poco dopo fu rilasciata dai funzionari, perplessi e un poco disgustati. Avrebbero fatto meglio a fustigarla. Con le "verghe sacre", naturalmente. Forse avrebbe capito ciò che, da buona radicale occidentale, non ha mai capito: che anche la sensibilità e i costumi degli altri meritano rispetto. Lei invece ne volle fare un caso internazionale e, tornata a Bruxelles, ottenne che la Ue tagliasse i fondi umanitari per l'Afghanistan.<ref>Da ''Il Mullah Omar'', Marsilio Editori, aprile 2011, p. 32.</ref>
*Non è la guerra che gli uomini odiano, ma la guerra atomica. Del resto, in definitiva, che scandalo c'è nella guerra? «Forse il fatto» come scrive [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] «che in essa muoiano degli uomini comunque destinati a morire, perché quelli che vivranno siano sottomessi e dominati dalla pace?» No, non è la morte in sé lo scandalo della guerra. Morire in guerra non è peggio che morire in un incidente automobilistico o per aver sbattuto la testa contro uno spigolo o consumati da una malattia o dalla vecchiaia. Lo scandalo della guerrra è il morirvi quando essa non ha più un senso condiviso e riconosciuto, quando non è più accettata.<ref>Da ''Elogio della guerra'', Marsilio, 1999, p. 137.</ref>