Ignazio Silone: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Vino e pane: ampliamento e piccoli fix
- doppione; aggiunte
Riga 7:
*L'operaio di una città [[modernità|moderna]] usufruisce, oggi, di un benessere materiale superiore a quello di un nobile dei secoli scorsi. (da ''Uscita di sicurezza'', Vallecchi)
*Qualcosa di esso {{NDR|il partito [[comunista]]}} rimane e lascia la sua impronta sul carattere, che uno si porta dietro per tutta la vita. È interessante notare come gli ex comunisti siano facilmente riconoscibili. Formano una categoria a sé, come un tempo i [[prete|preti]] e gli ufficiali dopo aver lasciato i loro ruoli.<ref>Citato in [[Ralf Dahrendorf]], ''Erasmiani'', traduzione di M. Sampaolo, Laterza, p. 31.</ref>
*Un asino di solito lavora fino a ventiquattro anni, un cavallo fino a quindici. Ma l'uomo disgraziato lavora fino a settanta e più. Perché Dio ha avuto pietà degli animali e non dell'uomo? D'altronde, Lui ha il diritto di fare quello che gli pare. (da ''Il pane di casa'', p. 46)
 
==''Fontamara''==
Line 38 ⟶ 37:
 
===Citazioni===
*«La sicurezza è sempre relativa; anche la Pubblica Sicurezza non farebbe male a chiamarsi Pubblico Pericolo» disse don Benedetto. (cap. I)
*Ah, com'è miserabile un'intelligenza che non serve che a fabbricare alibi per far tacere la coscienza. (cap. III)
*«Si vive nel provvisorio» disse. «Si pensa che per ora la [[vita]] va male, per ora bisogna arrangiarsi, per ora bisogna anche umiliarsi, ma che tutto ciò è provvisorio. La vera vita comincerà un giorno. Ci prepariamo a morire col rimpianto di non aver vissuto. A volte quest'idea mi ossessiona: si vive una sola volta e quest'unica volta si vive nel provvisorio, nella vana attesa del giorno in cui dovrebbe cominciare la vera vita. Così passa l'esistenza. (cap. III, p. 66)
*«La [[libertà]] non è una cosa che si possa ricevere in regalo» disse Pietro. «Si può vivere anche in paese di [[dittatura]] ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero. L'uomo che [[lotta]] per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l'assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può.» (cap. III, p. 67)
*«L'[[asino]] è ancora fortunato» disse Magascià. «Un asino di solito lavora fino a ventiquattro anni, un mulo fino a ventidue, un cavallo fino a quindici. Ma l'uomo disgraziato lavora fino a settanta e più. Perché Dio ha avuto pietà degli [[animale|animali]] e non dell'uomo? D'altronde, Lui ha il diritto di fare quello che gli pare.» (cap. VI)
*«L'invidia qui è nell'aria» disse Magascià. (cap. VI)
*Abbandonò la [[Chiesa]] non perché si fosse ricreduto sulla validità dei suoi dogmi e l'efficacia dei sacramenti, ma perché gli parve che essa s'identificasse con la società corrotta, meschina e crudele che avrebbe dovuto invece combattere. (cap. IX)
Riga 120:
*Non puoi chiedere al cavallo di volare: se non vola, non gliene puoi far torto. (2006, p. 132)
*La tentazione del [[potere]] è la più diabolica che possa essere tesa all'uomo, se [[diavolo|Satana]] osò proporla perfino a [[Gesù|Cristo]]. Con Lui non ci riuscì, ma riesce con i suoi [[papa|vicari]]. (2006, p. 132)
*Ogni tanto qualcuno lo riscoprirà {{NDR|il [[Vangelo]]}} e accetterà con animo sereno di andare allo sbaraglio. (2006, p. 133)
*Non lasciate avvelenare il vostro cuore dall'odio verso i falsi cristiani che ci perseguitano. Quei disgraziati che fanno commercio di Cristo, meritano soltanto la nostra pietà. Malgrado l'oro che essi ammucchiano, sono dei poveretti da commiserare. Malgrado le armi, la servitù in livrea, le vesti di seta, il cerimoniale faraonico di cui si attorniano, quelli di essi che vi trovano piacere, sono degli incoscienti, gli altri, degli infelici. (2006, p. 134)
*''Luca''. Ma come si può costringere qualcuno a qualcosa contro cui la sua anima si rifiuta?<br/> ''Fra Ludovico''. Santa ingenuità. Tu non sai che la parola anima fa sorridere chi non pensa che al potere. (2006, p. 139)
Riga 149:
*Leggendo i suoi primi romanzi, ''Fontamara'', ''Pane e vino'', ''Il seme sotto la neve'', e pur ammirandoli, ero caduto in abbaglio sull'autore. Lo avevo preso per uno di quegl'industriali dell'antifascismo che, riparati all'estero, avevano trovato nella universale avversione alla dittatura una comoda scorciatoia al successo dei libri di denunzia. Lo consideravo insomma un profittatore del regime a rovescio (come del resto ce ne sono stati). E una conferma mi era parso di vederla nel fatto che finito, col fascismo, l'antifascismo, parve finito anche il narratore Silone.<br />Poi vennero ''Una manciata di more'', ''Il segreto di Luca'', ''La volpe e le camelie''. Ma vennero soprattutto alcuni saggi politici che mi costrinsero a ricredermi. Ed era proprio questo che non riuscivo a perdonargli. Mi era antipatico non per i suoi, ma per i miei errori. Più lo conoscevo attraverso i suoi scritti, e più dovevo constatare che non solo egli non somiglia affatto al personaggio che m'ero immaginato, ma che anzi ne rappresenta la flagrante contraddizione. ([[Indro Montanelli]])
*Nella figura di Celestino, il papa del "gran rifiuto", Silone ha riscatenato e rappresentato, l'eterno dramma del cristiano, che è ''nel'' mondo ma non deve essere ''del'' mondo. ([[Giancarlo Vigorelli]])
*Silone è stato escluso dal Viareggio così come sinora lo abbiamo escluso dalle nostre preoccupazioni e dalle nostre riflessioni quotidiane, un po' perché il suo caso disturba, dà noia, e soprattutto perché affrontarlo richiederebbe un altro impegno e finirebbe per investire tutta la nostra struttura intellettuale e spirituale. ([[Carlo Bo]])
 
==Note==