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*Noi moderni, che non abbiamo sistemi di [[memoria]], possiamo, come quel professore, adottare di volta in volta [[mnemotecniche]] personali, non di vitale importanza per noi nella vita e nella nostra professione. Ma nel mondo antico, privo della stampa, senza la possibilità di disporre di carta per prendere appunti o per battere a macchina le conferenze, una memoria educata era di importanza vitale. E la memoria degli antichi veniva appunto educata da un'arte che rifletteva l'arte e l'architettura del mondo antico e che doveva dipendere da facoltà di intensa memorizzazione visiva, da noi perdute. (p. 6)
*Giulio Camillo o [[Giulio Camillo Delminio]], per dargli il suo nome completo, fu uno degli uomini più famosi del secolo XVI. Era uno di quegli uomini che i contemporanei guardano con timore riverenziale, perché attribuiscono loro immensi poteri. (p. 121)
*[[Pico della Mirandola]] fu il primo – per quel che mi risulta – che formulò esplicitamente un accostamento del genere. Discutendo della [[Cabala]], nelle sue ''Conclusiones'' e nell<nowiki>'</nowiki>''Apologia'', Pico sostiene che un tipo di Cabala è un<nowiki>'</nowiki>''ars combinandi'', fatta con alfabeti ruotanti, e afferma più oltre che quest'arte è come «quella che si chiama, fra noi, l'''ars Raymundi''», vale a dire l'arte di [[Raimondo Lullo]]. A torto o a ragione, Pico pensava quindi che l'arte cabalistica di combinare le lettere fosse come il lullismo. (p. 174)
*{{NDR|Su ''[[De umbris idearum]]''}} Quest'opera straordinaria, la prima opera di [[Giordano Bruno|Bruno]], è, io penso, una "Grande Chiave" di tutta la sua filosofia e del suo modo di vedere, che avrebbe espresso ben presto nei dialoghi italiani pubblicati in Inghilterra. (p. 210)