Anna Karenina: differenze tra le versioni

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*Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della [[vita]] è composta d'ombra e di luce. (I, XI; 1993)
*Egli si trovava ovunque potesse incontrare la Karenina e, quando le circostanze glielo permettevano, le parlava del proprio amore. Ella non l'incoraggiava; ma nel suo spirito, ogni volta che lo vedeva, divampava quello stesso senso di animazione che l'aveva invasa fin dal primo giorno in cui l'aveva incontrato in treno; ed essa stessa si rendeva conto di come, appena lo scorgeva, la gioia le si accendesse negli occhi e affiorasse nel suo sorriso, senza tuttavia essere in grado di smorzare l'espressione di quella gioia.<br />Nei primi tempi dopo il ritorno, era sincera nel credere d'essere scontenta dell'insistenza di Vronski; ma una volta, non avendolo incontrato a un ricevimento dove contava vederlo, capì chiaramente, dalla tristezza che le invase l'anima, di aver ingannato se stessa; l'insistenza di quell'uomo non solo non le era fastidiosa, ma costituiva per lei tutto l'interesse della vita. (II, IV; 1960)
*– [[Beatitudini dai libri|Beati]] i pacificatori, essi si salveranno – disse Betsy, ricordando qualcosa di simile, sentito dire da qualcuno.<ref>Cfr. [[Discorso della Montagna|Gesù, Discorso della Montagna]]: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».</ref> (II, IV; 1967)
*Io penso, disse Anna sfilandosi un guanto, che se ci sono tanti ingegni quante teste, ci sono tanti generi d'amore quanti cuori. (II, VII; 1960)
*Tu dici: [[Aristocrazia|aristocraticismo]]. Ma permetti di domandarti in che cosa consiste questo aristocraticismo, perché mi si possa disdegnare. [...]. No, scusami, ma io considero aristocratico me stesso e le persone simili a me, che nel passato possono indicare tre-quattro generazioni di famiglie che si trovavano al sommo grado dell'istruzione (il talento e l'ingegno sono un altro affare), che non si sono mai abbassate dinanzi a nessuno, non hanno mai avuto bisogno di nessuno, come hanno vissuto mio padre, mio nonno. E io ne conosco molti così. [...]. Noi siamo aristocratici, e non quelli che possono vivere solo coi doni dei potenti di questo mondo e che si posson comprar per venti copeche. (II, XVII; 1993)
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*Un [[desiderio]] di desideri: la [[malinconia]]. (V, VIII; 1960)
*Come a ricompensa di tutto questo, lui ora si ritrovava solo, svergognato, deriso, a nessuno necessario e disprezzato da tutti. Sentiva che non poteva allontanare da sé il disprezzo della gente perché quel disprezzo non derivava dal fatto che egli fosse cattivo, in questo caso avrebbe potuto sforzarsi di essere migliore, ma dal fatto che lui ere infelice in modo vergognoso e ripugnante. Sapeva che per questo, per il fatto stesso che il suo cuore era dilaniato, loro sarebbero stati spietati nei suoi confronti. Sentiva che la gente lo avrebbe annientato come i cani dilaniano un cane ferito che guaisce dal dolore. Sapeva che l'unica salvezza dalla gente stava nel nascondere le sue [[ferita|ferite]]. (V, XXI; 1960)
* È proprio così, amico mio. Ci vuole una delle due: o confessare che la presente organizzazione della società è giusta, e allora difendere i propri diritti; o confessare che si usufruisce di privilegi ingiusti e, come faccio io, usufruirne con piacere.<br /> No, se questo fosse ingiusto, tu non potresti usufruire con piacere di questi beni, almeno io non potrei. Io, soprattutto, ho bisogno di non sentirmi in colpa. (VI, XI; 1967)
*Si venne a parlare della nuova tendenza dell'arte, della nuova Bibbia illustrata da un pittore francese. Vorkuev accusava il pittore di un realismo spinto fino alla volgarità. Levin disse che i francesi avevano spinto il convenzionale nell'arte come nessun altro popolo e che perciò vedevano un merito particolare nel ritorno al realismo. Nel fatto di non mentire più, vedevano la poesia. (VII, X; 1967)
* Io, ecco, stavo dicendo ad Anna Arkad'evna disse Vorkuev che, qualora dedicasse sia pure una centesima parte dell'energia, che adopera per questa inglese, alla causa comune dell'educazione dei bambini russi, Anna Arkad'evna compirebbe un'opera grande e utile.<br /> Sì, ecco, che volete, non potevo. [...] Voi dite: energia. L'energia è fondata sull'amore. E donde prenderlo l'amore? non si può comandarlo. Ecco, ho preso a voler bene a questa bambina, io stessa non so perché. (VII, X; 1967)
*Non ci son condizioni tali a cui l'uomo non possa [[abitudine|abituarsi]], in particolar modo se vede che tutti quelli che lo circondano vivono nello stesso modo. (VII, XIII; 1993)
*Bisogna soltanto non chiudere gli occhi, per non rimaner privi della luce. (VII, XXI; 1993)
*«Dove sono? che faccio? perché?» Voleva sollevarsi, piegarsi indietro, ma qualcosa di enorme, d'inesorabile le dette una spinta nel capo e la trascinò per la schiena. «Signore, perdonami tutto!»<ref>Cfr. [[Preghiere dai libri]] e [[Ultime parole di personaggi immaginari]].</ref> ella proferì, sentendo l'impossibilità della lotta. (VII, XXXI; 1993)
 
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===Maria Bianca Luporini===
Mi arrabbierò sempre alla stessa maniera contro Ivan il cocchiere, sempre alla stessa maniera discuterò, esprimerò a sproposito le mie idee, ci sarà lo stesso muro fra il tempio dell’animadell'anima mia e quello degli altri, e perfino mia moglie accuserò sempre alla stessa maniera del mio spavento e ne proverò rimorso; sempre alla stessa maniera, non capirò con la ragione perché prego e intanto pregherò, ma la mia vita adesso, tutta la mia vita, indipendentemente da tutto quello che mi può accadere, ogni suo attimo, non solo non è più senza senso, come prima, ma ha un indubitabile senso di bene, che io ho il potere di trasfondere in essa!
 
{{NDR|Lev Tolstoj, ''[http://www.liberliber.it/mediateca/libri/t/tolstoj/anna_karenina/pdf/anna_k_p.pdf Anna Karenina]'', traduzione di Maria Bianca Luporini, in Tolstoj, ''Tutti i romanzi'', Sansoni, 1967.}}