Anna Karenina: differenze tra le versioni

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Tutto era sossopra in casa degli Oblònskije. La moglie era venuta a sapere che il marito aveva avuto un legame con una governante francese ch'era stata in casa loro, e aveva dichiarato al marito che non poteva vivere con lui nella stessa casa. Questa situazione durava già da tre giorni ed era sentita tormentosamente e dagli stessi coniugi, e da tutti i membri della famiglia, e dai familiari. Tutti i membri della famiglia e i familiari sentivano che la loro coabitazione non aveva senso e che le persone incontratesi per caso in una locanda erano più unite fra loro che non essi, membri della famiglia e familiari degli Oblònskije. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito non era in casa da tre giorni; i bimbi correvano per tutta la casa come sperduti; la signorina inglese s'era bisticciata con la dispensiera e aveva scritto un biglietto a una amica, chiedendole di cercarle un nuovo posto; il cuoco se n'era andato via già il giorno prima durante il pranzo; la cuoca della servitù e il cocchiere s'erano licenziati.
 
{{NDR|Lev Tolstoj, ''Anna Karenina'', traduzione di Leone Ginzburg, Einaudi, 1993. ISBN 88-06-13273-3}}
 
===Maria Bianca Luporini===
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*Un [[desiderio]] di desideri: la [[malinconia]]. (V, VIII; 1960)
*Come a ricompensa di tutto questo, lui ora si ritrovava solo, svergognato, deriso, a nessuno necessario e disprezzato da tutti. Sentiva che non poteva allontanare da sé il disprezzo della gente perché quel disprezzo non derivava dal fatto che egli fosse cattivo, in questo caso avrebbe potuto sforzarsi di essere migliore, ma dal fatto che lui ere infelice in modo vergognoso e ripugnante. Sapeva che per questo, per il fatto stesso che il suo cuore era dilaniato, loro sarebbero stati spietati nei suoi confronti. Sentiva che la gente lo avrebbe annientato come i cani dilaniano un cane ferito che guaisce dal dolore. Sapeva che l'unica salvezza dalla gente stava nel nascondere le sue [[ferita|ferite]]. (V, XXI; 1960)
*«Dove sono? che faccio? perché?» Voleva sollevarsi, piegarsi indietro, ma qualcosa di enorme, d'inesorabile le dette una spinta nel capo e la trascinò per la schiena. «Signore, perdonami tutto!» ella [[Ultime parole di personaggi immaginari|proferì]], sentendo l'impossibilità della lotta. (VII, XXXI; 1993)
 
==[[Explicit]]==
M'arrabbierò egualmente contro il cocchiere Ivàn, egualmente discuterò, esprimerò a sproposito i miei pensieri, ci sarà il medesimo muro fra il santo dei santi dell'anima mia e gli altri, e perfino mia moglie, l'accuserò egualmente del mio spavento e ne sentirò rimorso, egualmente non capirò con la ragione perché prego, e pregherò, ma la mia vita adesso, tutta la mia vita, indipendentemente da tutto quel che mi può accadere, ogni suo momento non solo non è senza senso, com'era prima, ma ha un indubitabile senso di bene, che ho il potere di immettere in essa!
 
{{NDR|Lev Tolstoj, ''Anna Karenina'', traduzione di Leone Ginzburg, Einaudi, 1993. ISBN 88-06-13273-3}}
 
==Citazioni su ''Anna Karenina''==