Odissea: differenze tra le versioni

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Ho aggiunto l'ultima traduzione dell'Odissea ad opera del Premio Unesco per la Poesia Ettore Capuano. PIl valore scientifico dell'opera è costituito dal fatto che l'esametro greco é stato tradotto in esame dattilico italiano rispettando la versione ori
Riga 86:
Parlami, o Musa, dell'uomo versatile e scaltro che andò vagando tanto a lungo, dopo che ebbe distrutto la sacra roccaforte di Troia. Egli vide le città di molti uomini e ne conobbe i costumi: soffrì molte traversie in mare cercando di salvar la sua vita e il ritorno dei compagni. Ma neppure così i compagni li salvò, sebbene lo desiderasse e volesse. Morirono per le loro colpe e follie, quegli insensati: ché mangiavano i buoi del Sole Iperione. E il dio gli tolse il ritorno. Tali vicende dille anche a noi, o dea figlia di Zeus, partendo da un punto qualunque della narrazione.<br />
{{NDR|Omero, ''Odissea'', traduzione di Giuseppe Tonna, Garzanti, 1974}}
 
===Ettore Capuano e Carlo G. Alvano===
<poem>L'uomo ricordami o Musa, astuto, che molti mali
sofferse poi ch'ebbe distrutto la sacra rocca di Troia;
di molti uomini vide città e conobbe il pensiero,
molti dolori soffrì nel cuore andando sul mare
lottando per la sua anima e per il ritorno dei suoi;
ma non riuscì a salvarli sebbene lo volesse:
chè per la loro infamia si perdettero folli
cibandosi coi buoi d'Iperione Elios
che portò via il giorno del ritorno loro:
di questi fatti, o Dea, figlia di Dio ora narraci.<br />{{NDR|Omero, ''Odissea'', traduzione originale in eametri epici di Ettore Capuano a cura di Carlo G. Alvano, ABA Napoli, 2014,}}
 
 
 
==Citazioni==
Line 92 ⟶ 106:
*''Ma Palla''<ref>Appellativo di Atena.</ref>'', occhio azzurrino, alla prudente | Figlia d'Icario entro lo spirto mise | Di propor l'arco ai proci e i ferrei anelli, | Nella casa d'Ulisse: acerbo gioco, | E di strage principio e di vendetta.'' (Libro XXI: 1961, vv. 1-5)
*''La buona vecchia ''{{NDR|Euriclèa}}'' gongolando ascese | Nelle stanze superne, alla padrona | Per nunzïar, ch'era il marito in casa''. (Libro XXIII: 1961, vv. 1-3)
*''Quando generata dalla Luce, venne Eos, dita di rose| salta dal letto il caro figlio di Odisseo| indossa gli abiti e sospende la spada all'omero'' (Telemaco: Libro Beta, L'assemblea degli Itacesi: 2014, vv. 1-3)
 
 
===Libro I===
Line 98 ⟶ 114:
*''Ma [[Poseidone|Nettun]] freme d'implacabil ira | Contra l'eroe, che l'occhio unico estinse | Al divo Polifemo, il più gagliardo | D'infra i Ciclopi tutti. Al Dio la Ninfa | Toósa il partorì, figlia di Forco, | Re dello steril mar, ché lei Nettuno | Comprimea ne' segreti antri marini. | Da indi in qua, non ei percosse a morte | Il divo Ulisse, ma dal patrio lido | Errar lungi lo sforza. Or via, noi tutti | Consultiamo del modo ond'ei ritorni. | L'ira Nettuno deporrà, ché a fronte | Star non potrà di tutti i Numi ei solo.'' (Zeus ad Atena: 2004, vv. 89-101)
*Torna ora nelle tue stanze, bada alle tue cose, al fuso e al telaio, e ordina alle ancelle di pensare al lavoro. Agli uomini sono riservati i discorsi, a tutti, ma a me soprattutto che in questa casa regno e comando. (Telemaco a Penelope: 2000, p. 13)
*Gli rispose, quindi, la dea Glaucopide Atena:|Ora non trattenerm: troppo mi urge d'andare,! il dono che mi offri, spinto da cuore amico,|lo prenderò al ritorno per portarlo a casa.! Sceglilo molto bello ché tu ne avrai uno pari.| (Atena a Telemaco: Capuano-Alvano 2014, p. 11)
 
===Libro II===
*''Come la figlia del mattin, la bella | Dalle dita di rose Aurora surse, | Surse di letto anche il figliuol d'Ulisse, | I suoi panni vestì, sospese il brando | Per lo pendaglio all'omero, i leggiadri | Calzari strinse sotto i molli piedi | E della stanza uscì rapidamente, | Simile ad un degli Immortali in volto.'' (1961, vv. 1-8)
*«Tra voi, principi insolenti, io non posso mangiare tranquillo ed essere sereno. Non vi basta, Proci, aver già divorato tante e preziose ricchezze mie, quando ero ancora ragazzo? Ora poiché sono adulto e comprendo quanto dicono gli altri, poiché il coraggio cresce nel mio cuore, cercherò di scagliare su di voi un destino amaro, sia che vada a Pilo sia che qui rimanga». (Telemaco ai Proci: 2000, p. 26)
*Così parlo Telemaco;due aquile Zeus tonante| mandò a volo dall'alto di una vetta montana.| Esse volarono sempre con il soffio del vento| l'una accanto all'altra con le ali aperte| ma quando giunsero sopra l'assemblea vociante| voltandosi agitarono velocemente le ali| planando sulle teste di tutti con sguardo di morte;| poi lacerati con furia d'artigli collo e capo| scomparvero a destra volando per la città sulle case.|(Il presagio di Zeus: Capuano-Alvano, 2014, p.21)
 
===Libro III===