Oliver Stone: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Oliver Stone==
*A [[Hollywood]] bisogna stare molto attenti a non esagerare con la verità. Perché la verità è tanto potente che può spaventare.<ref name=corriere2014>Citato in Matteo Persivale, ''[http://cinema-tv.corriere.it/cinema/14_febbraio_27/stone-voce-critica-dell-america-cosi-mi-hanno-fermato-luther-king-051f7dfa-9fb1-11e3-b156-8d7b053a3bcc.shtml Stone, la voce critica dell'America: «Così mi hanno fermato su Luther King»]'', ''Corriere della sera.it'', 27 febbraio 2014.</ref>
*Dai primi anni '90 in poi, il [[Cinema statunitense|cinema americano]] e la tv hanno un punto in comune, la glorificazione degli Stati Uniti e la presentazione del punto di vista americano come l'unico giusto e l'unico possibile.<ref name=corriere2014/>
*Dovremmo cercare di educare, liberare e ampliare la nostra mente. Ma di guardare oltre i pregiudizi. Per esempio bisognerebbe studiare i finanziamenti del partito [[Nazismo|nazista]]. Capire quante società americane sono state coinvolte, dalla General Motors all'Ibm. Hitler era solo un uomo che avrebbe potuto essere facilmente assassinato.<ref name=repubblica2010>Citato in ''[http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/01/11/news/stone-hitler-1902509/ "Hitler? Un capro espiatorio". La Storia secondo Oliver Stone]'', ''la Repubblica.it'', 11 gennaio 2010.</ref>
*[[Adolf Hitler|Hitler]] è un facile capro espiatorio per la storia ed è stato utilizzato troppo facilmente. Ma in realtà è il prodotto di una serie di azioni. È causa, ma è anche effetto...<ref name=repubblica2010/>
*Ho visto ''[[La dolce vita]]'' a 14 anni, nel 1960, a New York City: un film epico, il miglior film con tematiche d'attualità che abbia mai visto. Mi ha colpito l'uso del bianco e del nero e che fosse girato nell'arco di sette giorni, durante i quali un giornalista vaga senza meta nell'Inferno di Dante. L'ho trovato molto profondo e anche assai realistico: parlava di una persona che avevo l'impressione di poter incontrare dovunque, anche a New York.<ref name=vis>Citato in Federico Fellini, Goffredo Fofi, Gianni Volpi, ''L'arte della visione'', Donzelli Editore, 2009, [https://books.google.it/books?id=tlIvTsjVfcoC&pg=PA59 pp. 59-60]. ISBN 886036373X</ref>
*Ormai l'America ha bisogno costante di un nemico di proporzioni hitleriane per tenere la popolazione mobilitata in favore degli interventi militari, e per fare sì che ogni perdita di libertà sia considerata un prezzo giusto da pagare per la propria sicurezza.<ref name=corriere2014/>
*Poi vidi ''[[8½]]'', il culmine della sua carriera. Sembrava a quel tempo così strano per la fine aperta, così misterioso e ambiguo. Nei film americani si ha sempre la necessità di un inizio, una parte centrale e una fine. Fellini ha realizzato una sorta di decostruttivismo della realtà. ''8½'' è un puzzle che induce a porsi delle domande, pratica una sorta di impressionismo, il punto di vista del protagonista e della cinepresa si fondono.<ref name=vis/>
*[[Stalin]], [[Hitler]], [[Mao]], [[McCarthy]]. Queste persone sono state vilipese già abbastanza nel tempo. Stalin ha invece completamente un'altra storia. Non ho intenzione di dipingerlo come un eroe ma vorrei raccontarlo basandomi sui fatti. Lui ha combattuto la macchina da guerra tedesca più di ogni singola persona. Non possiamo giudicare la gente considerandola solo "buona" o "cattiva".<ref name=repubblica2010/>
*Un film come ''8½'', a differenza di ''La dolce vita'', che è un film positivamente datato, nel senso che si riferisce a un particolare momento e luogo come se fosse una capsula del tempo, è un film universale perché potrebbe essere in un posto qualsiasi e in un momento qualsiasi.<ref name=vis/>
 
==Note==