Vincenzo Cuoco: differenze tra le versioni

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*''[[Nicola Carlomagno|Carlomagno]]'' montato già sulla scala del patibolo, si rivolse al popolo e gli disse: ''popolo stupido tu godi adesso della mia morte. Verrà un giorno, e tu mi piangerai; il mìo sangue già si rovescia sul vostro capo, e (se voi avrete la fortuna di non esser vivi) sul capo de' vostri figli''. (p. 116)
*''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo Francesco]]''. Era senza contraddizione-uno de'primi genj che avesse l'[[Europa]]. La nazione lo stimava; il re lo amava; ma che poteva il re? Egli fu invidiato da ''[[John Francis Edward Acton|Acton]]'', odiato dalla regina e perciò sempre perseguitato. Non vi fu alcuna specie di mortificazione a cui alcun non lo volesse assoggettato; si vide ogni giorno posposto. (p. 118)
*''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo]]'' era uno di quei pochi che al più gran genio riuniva la più pura virtù. Chi più di lui amava la patria? CbeChe non avrebbe fatto per lei? Diceva che la [[Nazione napolitana|Nazione Napolitana]] era fatta dalla natura per avere una gran marina, e che questa si avrebbe potuto far sorgere in pochissimo tempo: avea in grandissima stima i nostri marinari. Egli morì vittima dell'antica gelosia di ''Thura'', e della viltà di ''[[Horatio Nelson|Nelson]]''. . . (p. 118)
*Si vide ''[[Francesco Caracciolo|Caracciolo]]'' sospeso come un infame all'antenna della fregata ''Minerva''; il suo cadavere fu gittato in mare. Il re era ad ''[[Ischia]]'', e venne nel giorno susseguente, stabilendo la sua dimora nel vascello dell'ammiraglio ''[[Horatio Nelson|Nelson]]''. Dopo due giorni il cadavere di ''Caracciolo'' apparve sotto il vascello, sotto gli occhi del re, .... fu raccolto dai marinari che fatilo l'amavano, e gli furono resi gli ultimi officj nella chiesa di ''s. Lucia'' che era prossima alla sua abitazione, offici tanto più pomposi quanto che senza fasto veruno ; e quasi a dispetto di chi ora poteva tutto, furono accompagnati dalle lagrime sincere di tutt'i poveri abitanti di quel quartiere che lo riguardavano come il loro amico ed il loro padre. (pp. 118-119)
*''[[Domenico Cirillo|Cirillo]]'' è uno di quei pochi, pochi sempre, pochi in ogni luogo, che in mezzo ad una rivoluzione non amano che il bene pubblico. Non è questo il più sublime elogio che si possa formare di un cittadino e di un uomo? Io era secolui nelle carceri Hamilton e lo stesso ''[[Horatio Nelson|Nelson]]'', a' quali avea più volte prestato i soccorsi della sua scienza voleano salvarlo. Egli ricusò una grazia che gli sarebbe costato una viltà. (p. 119)