Ingarrichiana: differenze tra le versioni

tipologia di composizione poetica introdotta nel 1834 da Ferdinando Ingarrica, giudice della Napoli borbonica e poeta dilettante, divenuto un genere letterario nonsense
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Ingarrichiana (o anacreontica ingarrichiana), forma poetica introdotta nel 1834, con fini didascalici, da Ferdinando Ingarrica, giudice della Napoli borbonica e poeta dilettante, confluita in un vero e proprio genere letterario il cui successo ha attraversato Ottocento e Novecento.

Ferdinando Ingarrica

  • Stronomia è scienza | che l'uom porta a misurare | Stelle, Sol e 'l Glob Lunare, | e a veder che vi è là sù.
Quivi giunto tu scandagli | ben le fiaccole del Mondo. | L'armonia di questo tondo | riserbata a Dio sol'è.
  • Ecclissi è quando si incontra | fra il Sol la Luna sovente | o fra la Lun la Ter movente | e scuror ne vien quaggiù.
Questo fatto sì innocente | una volta fe' timore, | si credeea che Dio in livore | stasse colla Umanità.
  • L'Ubriaco è l'uom schifoso | che avvilisce la natura; | tutto dì la sepoltura | per lui aperta se ne sta.
Il far' uso del liquore | con dovuta temperanza | l'Estro sveglia, e con possanza | spinge l'Uomo a poetar.
  • Ti saluto, o Gentiluomo, | per averti rincontrato; | il tuo piè sia salvato | dall'intrigo ingannator.

Ingarrichiane di Carlo Emery, alias Cocò (il Pappagallo)

  • [Sulla facilità mnemonica dei suoi componimenti] Ad imparar son facili, si possono cantare | sull'inno turatiano, quel dei lavorator!.
  • D'otto gambe provveduti, | hanno gli Acari tondetti | apparenza di ragnetti; | neonati, hanno sei piè. | È la Zecca ben vorace, | ma sa a lungo digiunare; | può taluna inoculare | la malaria dei bovin. | Ed il psòrico Sacòptide | quale esperto minator, | scava sotto l'epidermide | cagionando gran prudor.

Bibliografia

  • Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1989.
  • Cocò (il Pappagallo), Zoologia popolare, ovvero la Bestiale Commedia: nuove dispense di zoologia per le sessioni straordinarie d'esami disposte in 100 strofe facili e amene. Precedute da una lettera di Carlo Emery all'autore, pp. 114, Nicola Zanichelli editore, 1905.

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