John Keats: differenze tra le versioni

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*Al di là del piacere che sempre danno le lodi – piacere malefico cui è difficile sfuggire – io ho sempre avuto un grande rispetto per l'entusiasmo: c'è qualcosa di glorioso in esso. Ma non posso far finta che il mondo non sia maligno abbastanza da non deridere la più degna semplicità. (da ''Lettera a Benjamin Bailey, 13 agosto 1819)
*So con certezza che, se volessi, potrei diventare uno scrittore di successo. Per mia scelta, tuttavia, non lo sarò mai. (da ''Lettera a John Taylor'', 23 agosto 1819)
*Amico mio, sarebbe inutile che io cercassi di scrivere cose più ragionevoli. Non ho altro di cui parlare se non di me stesso. E di cosa potrei parlare se non di ciò che sento? Se per qualche ragione questo mio stato di [[eccitazione]] dovesse dispiacerti, ti prego di ricordare che è questa la condizione che ci vuole per la [[poesia]], e della poesia solo m'importa. La poesia è ciò per cui vivo. (da ''Lettera a John Hamilton Reynolds'', 25 agosto 1819)
*Sono le nostre passioni e i nostri sentimenti violenti a evocare e incoraggiare le sofferenze immaginarie: quelle reali vengono da sé, e la mente può contrastarle concentrandosi e applicandosi con tenacia. Le sofferenze reali si sostituiscono alle passioni; quelle immaginarie inchiodano l'uomo come un disgraziato sulla croce; quelle reali lo spingono all'azione. (da ''Lettera a Charles Brown'', 23 settembre 1819)
*Ora che mi succede di passare notti insonni e ansiose, strani pensieri si infilano nella mia mente. Se morissi ora, dico a me stesso, non lascerei nessuna opera che sia degna di sopravvivermi, niente che possa rendere i miei amici orgogliosi della mia memoria. Eppure ho amato il principio della bellezza in ogni cosa, e se ne avessi avuto il tempo sarei riuscito a farmi ricordare. (da ''Lettera a Fanny Brawne'', febbraio 1820)