Vasco Pratolini: differenze tra le versioni

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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Cronaca familiare''===
Quando la mamma morì tu avevi venticinque giorni, eri ormai lontano da lei, sul colle. I contadini che ti custodivano ti davano il latte di una mucca pezzata; ne ebbi anch'io una volta che venimmo a trovarti con la nonna. Era un latte denso, tiepido, un po' acre, mi disgustò; il disgusto fu tale che lo ributtai sporcandomi il vestito: la nonna mi diede uno schiaffo. A te quel latte piaceva, ne eri ghiotto, ti giovava. Eri un bambino bello grasso, biondo, con due grandi occhi celesti. "Il ritratto della salute" diceva la nonna alle inquiline, si asciugava gli occhi eternamente umidi di pianto.
 
===''Cronache di poveri amanti''===
Ha cantato il gallo di Nesi carbonaio, s'è spenta la lanterna dell'Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere, che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno.<br>
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===''Le ragazze di Sanfrediano''===
Il rione di Sanfrediano è "di là d'Arno", è quel grosso mucchio di case tra la riva sinistra del fiume, la Chiesa del Carmine e le pendici di Bellosguardo; dall'alto, simili a contrafforti, lo circondano Palazzo Pitti e i bastioni medicei; l'Arno vi scorre nel suo letto più disteso, vi trova la cura dolce, ampia e meravigliosa che lambisce le Cascine. Quanto v'è di perfetto, in una [[civiltà]] diventata essa stessa [[natura]], l'immobilità terribile e affascinante del sorriso di Dio, avvolge Sanfrediano, e lo esalta. Ma non tutto è [[oro]] quel che riluce. Sanfrediano, per contrasto, è il quartiere più malsano della città; nel cuore delle sue strade, popolate come formicai, si trovano il Deposito Centrale delle Immondizie, Il Dormitorio Pubblico, le Caserme. Gran parte dei suoi fondaci ospitano i raccoglitori di stracci, e coloro che cuociono le interiora dei bovini per farne commercio, assieme al brodo che ne ricavano. E che è gustoso, tuttavia, i sanfredianini lo disprezzano ma se ne nutrano, lo acquitanoacquistano a fiaschi.
 
===''Un eroe del nostro tempo''===
Nella terrazza le donne avevano steso delle corde per appendere la biancheria. Accosto al muricciolo v'era il pollaio di Virginia, col tetto di lamiera e il graticcio di rete; sul parapetto la cassetta di terra ove Faliero coltivava i pomodori. La cucina era grande abbastanza perché le donne potessero avere ciascuna il suo fornello, e un tavolo sul quale appoggiare gli utensili, la spesa. Era gente a cui la guerra aveva tolto la propria casa, o che una casa propria non aveva mai avuto. Tre famiglie in uno stesso appartamento, a un ultimo piano che il vicinato gli invidiava, per la terrazza soprattutto, e perché vi stavano agiati, a due a due com'erano.
 
==Bibliografia==