João Guimarães Rosa: differenze tra le versioni

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→‎Sagarana: corretto traduttore. Non Bizzarri ma La Regina. Ho in mano il libro.
aggiunti incipit di Miguilim e Una storia d'amore
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Questa è la storia. Andava un bambino, con gli Zii, a passare dei giorni nel luogo in cui si costruiva la grande città. Era un viaggio inventato nel felice; per lui, si svolgeva in circostanza di sogno. Uscivano ancora col buio, l'aria fine di odori sconosciuti. La Madre e il Padre lo accompagnavano all'aeroporto. La Zia e lo Zio lo prendevano in consegna, convenientemente. Ci si sorrideva, ci si salutava, tutti si ascoltavano e parlavano. L'aereo era della Compagnia, speciale, a quattro posti. Gli rispondevano a tutte le domande, perfino il pilota chiacchierò con lui. Il volo sarebbe durato poco più di due ore. Il bambino fremeva dall'eccitazione, contento da ridersela tra sé, languidamente, con un'aria di foglia che cade. La vita poteva a volte risplendere in una verità straordinaria.
 
===''Miguilim''===
Un certo Miguilim viveva con la madre, il padre e i fratelli, lontano, assai lontano di qui, molto più in là della Vereda-della-Gallinella-d'Acqua, e di altre ''veredas'' senza nome o poco conosciute, in un punto remoto, nel Mutùm. In mezzo ai Campos Gerais, ma in un avvallamento in zona di foreste, terra nera, alle falde delle montagne. Miguilim aveva otto anni. Quando ne aveva compiuti sette, si era allontanato di lì per la prima volta: lo zio Terêz l'aveva portato a cavallo, sul davanti della sella, perché fosse cresimato a Sucurijù, dove passava il vescovo. Del viaggio, che durò vari giorni, <miguilim aveva conservato intontiti ricordi, che si confondevano nella sua testolina. Di una cosa, non poteva dimenticarsi: qualcuno, che era stato nel Mutùm, aveva detto: "È un bel posto, tra i monti, con molte petraie e molta foresta, fuori di mano; e ci piove sempre..."
===''Mio zio il giaguaro''===
«Uhm? Eh-eh... sì. Gnorsì. An-han, volete entrare, potete entrare... Uhm, uhm. Voi sapevate che abito qui? Com'è che lo sapevate? Uhm-uhm... Eh. Gnornò, tst... Il cavallo vostro è solo questo? Hi! Il cavallo è zoppo, stremato. Vale più nulla. Puh... va bene. Uhm, uhm. Avete intravisto questo mio fuocherello da lontano? Sì. Ecco. Entrate, potete stare qui. <br />
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{{NDR|João Guimarães Rosa, ''Sagarana'', a cura di Luciana Stegagno Picchio, traduzione di Silvia La Regina, Feltrinelli, Milano.}}
 
===''Una storia d'amore''===
Ci sarebbe stata la festa. In quel luogo - neppure una fazenda, poco più di un centro di raccolta di bestiame, un gruppo di stabbi, povero e nuovo lì tra il Fiume e la Serra dei Gerais, dove l'odore dei buoi appena cominciava a correggere l'aria aspra delle erbe e degli alberi della macchia, e, nei boschi, le grandi scimmie roncavano come molazze di legno quando macinano. Ma, per i pochi abitanti, e così per la gente dei dintorni, che viveva nelle ''veredas'' e nei pianori, sarebbe stata proprio una festa. Nella Samarra.
 
==Bibliografia==