Simonetta Agnello Hornby: differenze tra le versioni

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*L’integrazione c’è sempre stata, soprattutto in Sicilia. Noi siamo un popolo fatto da gente diversa. Adesso abbiamo un’emigrazione di massa drammatica, con gente che muore in mare, a cui siamo poco preparati.<ref>Citato in ''[http://www.si24.it/2014/06/07/mi-sento-come-una-torta-a-tre-strati-video-simonetta-agnello-hornby-e-la-mia-londra/55231/]'', 7 giugno 2014.</ref>
 
*Mamma proveniva da una famiglia nobiliare di Agrigento. Era una donna colta e bilingue, parlava francese e italiano. Papà, il Barone Francesco Agnello, era di origine pisana. Un suo avo, Giovanni Dell’Agnello, era stato doge di Pisa e di Lucca e fu esiliato in Sicilia nel Trecento. Papà era consapevole delle sue radici toscane ma ci teneva molto alla mia identità siciliana.<ref>Citato in ''[http://www.marinagersony.com/2012/01/simonetta-agnello-hornby-ritratto-di-una-grande-donna/]'', 11 gennaio 2012.</ref>
 
*Non credo all'espressione fuga dei cervelli per me è un eufemismo che usa chi non trova lavoro. Oggi gli italiani vengono a Londra per due motivi: perché in Italia non trovano lavoro mentre qui sì; altri perché non vogliono più vivere in Italia. Londra è generosa, accogliente, profondamente tollerante e democratica, offre a gente di tutte le etnie la possibilità di lavorare. Gli stranieri sono tutti ben accetti. Purché lavorino e si facciano accettare.<ref>Citato in ''[http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2014/22-maggio-2014/itinerari-musei-ristoranti-sesso-londra-simonetta-agnello-hornby-223264088511.shtml]'', 22 maggio 2014.</ref>
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*Siamo una famiglia felice e normale. Solo, abbiamo più soldi di quella gentaglia dell'asilo. Ha capito? Felice e normale. (da ''Vento scomposto'')
 
*Sono nata a Palermo e ho vissuto con la mia famiglia ad Agrigento fino al 1958. Non sono andata a scuola fino alle medie, sono stata educata privatamente a casa. Al contrario di mia sorella Chiara, non avevo amici. Ho avuto un’infanzia solitaria ma non infelice. C’era l’affetto della mamma, quello del papà a intermittenza e poi c’erano i cugini. Direi che è stata un’infanzia “feudale”. Frequentavamo la nobiltà palermitana e la buona società girgentana. Avevamo una bambinaia ungherese, c’era la servitù, i contadini, era una vita scandita da ritmi precisi: l’inverno ad Agrigento e poi le lunghe estati a “Mosè”, la campagna poco distante acquistata nei primi dell’Ottocento dal mio bisnonno per costruirvi una casa di villeggiatura accanto alla originaria fattoria. È una casa che ha resistito alle guerre ed a pochi passi dai templi dorici di Akragas. Ci trasferivamo lì, con tutta la servitù, da giugno a ottobre.<ref>Citato in ''[http://www.marinagersony.com/2012/01/simonetta-agnello-hornby-ritratto-di-una-grande-donna/]'', 11 gennaio 2012.</ref>
 
==''La zia marchesa''==